Elon Musk, il miliardario proprietario di Twitter e Tesla, ha preso posizione nell’elezione del nuovo speaker della Camera degli Stati Uniti, in stallo da due giorni. Musk ha scritto in un tweet che «Kevin McCarthy dovrebbe diventare speaker». 

Si tratta della prima indicazione esplicita su una persona in particolare che l’imprenditore dà in ambito politico, anche se alcune delle sue scelte da amministratore delegato di Twitter potevano già essere lette come posizionamenti politici.

Prima delle elezioni di midterm, poi, Musk aveva raccomandato ai suo follower di votare repubblicano per riequilibrare la presidenza democratica: «Mi rivolgo agli elettori indipendenti: il potere condiviso mette un freno ai peggiori eccessi di entrambi i partiti, per questo vi raccomando di votare parlamentari repubblicani, visto che la presidenza è democratica».

E, rispondendo alla domanda precisa di un utente del suo social, ha detto che voterebbe per il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis se dovesse correre per la presidenza nel 2024 per il partito repubblicano.

Nonostante queste prese di posizione, l’imprenditore continua a dichiararsi «né convenzionalmente di destra né convenzionalmente di sinistra».

La vicenda di McCarthy

L’elezione di McCarthy, candidato indicato dal partito repubblicano, è bloccato dall’ala trumpiana del Great old party, che ha fatto mancare in sei votazioni consecutive la maggioranza di 218 voti necessaria a McCarthy per essere eletto.

L’endorsement di Musk non è del tutto inaspettato. Lo scorso novembre, McCarthy e DeSantis avevano difeso Musk dalla possibilità che l’amministrazione Biden e Apple potessero decidere di prendere iniziative contro l’imprenditore. «Credo che dovrebbero smetterla di prendersela con Elon Musk» aveva detto allora il deputato. 

McCarthy aveva anche definito «offensivo» il fatto che la Casa bianca avrebbe preso di mira Musk. «Il governo se la prenderà con chi vuole la libertà di parola? Cosa vogliono da Twitter?» aveva aggiunto. Musk ad agosto scorso aveva anche partecipato a un evento organizzato dal partito in Wyoming. La Space-X, l’azienda che si occupa di esplorazioni spaziali di proprietà di Musk, ha sede nel distretto californiano dove McCarthy è stato eletto, ma l’imprenditore in passato avrebbe fatto donazioni sia al partito repubblicano che ai democratici.

Le mosse di Musk

Dopo aver acquistato Twitter successivamente a una lunga trattativa con i proprietari precedenti, Musk ha imposto fin da subito cambiamenti importanti a livello aziendale, che però secondo gli osservatori sembrano strettamente legati alla sua agenda politica, che si colloca sempre più in ambito repubblicano.

Oltre a licenziare parecchi dipendenti in una maniera considerata almeno discutibile dall’opinione pubblica, l’imprenditore ha riaperto le porte di Twitter a una serie di utenti che erano stati allontanati in maniera permanente dalla piattaforma, come l’influencer misogino – oggi in carcere in Romania – Andrew Tate, Ye, alias Kanye West, poi di nuovo “bannato” dallo stesso Musk dopo alcune sue prese di posizioni antisemite e l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, bandito dopo l’assalto al Campidoglio dei suoi sostenitori il 6 gennaio 2021, che però per il momento continua a preferire la sua piattaforma Truth. 

Va nella stessa direzione anche la decisione di pubblicare i cosiddetti Twitter files – ossia di dare accesso a un gruppo di giornalisti a tutta la documentazione accumulata negli anni dall’azienda – che hanno rivelato che molti opinionisti di destra e no-vax sono stati oscurati, e che Joe Biden è stato favorito rispetto a Donald Trump.

Musk negli ultimi giorni ha anche annunciato di voler rimuovere il divieto di annunci politici sulla piattaforma introdotto nel 2019 negli Stati Uniti per allineare la sua policy sull’argomento a altri media. «Crediamo che gli annunci a sostegno di una causa possano facilitare la creazione di un dibattito pubblico intorno a temi importanti» ha reso noto l’azienda, interpellata dall’agenzia Reuters. 

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