«Non ho dubbi sul fatto che Putin abbia ordinato di avvelenarmi», lo ha detto Aleksej Navalnyj, l’oppositore di Vladimir Putin più noto in Occidente, in un’intervista a El Paìs, tre mesi dopo aver lasciato l'ospedale Charité di Berlino dov'è rimasto per più di un mese tra la vita e la morte.

Oggi ringrazia «l'Europa per la solidarietà». Il 20 agosto scorso, durante un volo tra la Siberia e Mosca, questo avvocato di 44 anni si è sentito male per aver ingerito un agente nervino concepito dall'Urss, il Novichok.

Lunedì un'inchiesta ha rivelato che il Servizio di sicurezza federale russo (Fsb, erede del Kgb sovietico) seguiva l'oppositore dal 2017. E che tre agenti dell'Fsb specializzati in sostanze chimiche si erano recati a Tomsk, la città dove questo scomodo attivista si trovava quando è stato avvelenato.

 (Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

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