La Cina aderirà ufficialmente alla Convenzione sul lavoro forzato e obbligatorio del 1930 e a quella sull’abolizione del lavoro forzato del 1957. Lo ha annunciato l’agenzia di stampa Xinhua, aggiungendo che la ratifica da parte di Pechino delle due convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) avverrà durante la prossima riunione del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (18-20 aprile).

  • Perché è importante

I governi occidentali hanno accusato Pechino di utilizzare massicciamente il lavoro forzato nel Xinjiang (come raccontato in questo articolo di Domani), la grande regione del nord-ovest a maggioranza musulmana. Gli Stati Uniti hanno varato lo “Uygur Forced Labour Prevention Act”, che entrerà in vigore il 21 giugno prossimo, vietando l’importazione negli Usa negli di tutti i beni (fatta eccezione per quelli in cui venga certificata l’assenza di lavoro forzato) prodotti, anche parzialmente, nel Xinjiang.

La norma mira a colpire soprattutto l’industria del cotone, della lavorazione del pomodoro e del polisilicio utilizzato nei pannelli solari. Diversi chinawatchers sottolineano che il controllo che il partito comunista esercita attraverso la sua struttura capillare e il monopolio dell’informazione su quella che è denominata ufficialmente Regione autonoma uigura del Xinjiang (Xuar), non permetterà di eliminare l’impiego del lavoro forzato. Tuttavia l’adesione alle due convenzioni dell’Ilo vincolerà giuridicamente la Cina al rispetto di accordi internazionali in materia e questo rappresenta senza dubbio un passo in avanti.

  • Il contesto

Il mese prossimo è attesa in Cina (e nel Xinjiang) l’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani Michelle Bachelet. Il suo ufficio ha iniziato a raccogliere tre anni e mezzo fa documentazione per un rapporto sulla violazione dei diritti umani nella Xuar (dove, secondo informazioni giudicate credibili dalle Nazioni unite, Pechino ha internato in campi di rieducazione politica circa 1 milione di musulmani, la maggior parte dei quali di etnia uigura) che non ha ancora visto la luce e sul quale evidentemente è in atto una complessa “negoziazione” politica. Per questo ritardo Bachelet ha attirato su di sé le critiche delle maggiori organizzazioni per la difesa dei diritti umani.

In vista della missione di Bachelet, la ratifica delle due convenzioni rappresenta una delle mosse della leadership cinese per far dimenticare la questione dei, così chiamati da Pechino, “centri di avviamento professionale”, ovvero campi rieducazione (politica) mediante il lavoro (forzato).

In secondo luogo Pechino prova a far compiere un passo avanti al Comprehensive Agreement on Investment (Cai) siglato con l’Unione europea – che in una clausola prevede l’adesione della Cina alle principali convenzioni dell’Ilo contro il lavoro forzato –, che però è stato fermato dal parlamento Ue dopo che, in risposta a sanzioni europee contro funzionari del partito comunista per la repressione in Xinjiang e a Hong Kong, Pechino aveva sanzionato un gruppo di parlamentari e think tank europei. Per sbloccare il Cai, l’Ue pretende anzitutto che Pechino cancelli le sue sanzioni.

Proteste online, salta lo show per celebrare la strategia “contagi-zero”

È stato cancellato all’ultimo minuto l’ennesimo show televisivo che, mercoledì 14 aprile, avrebbe dovuto celebrare la strategia “contagi-zero” del partito comunista. Dragon tv, una emittente locale, avrebbe dovuto mandare in onda uno spettacolo con alcune tra le maggiori star del mondo dello spettacolo: l’attore hongkonghese Andy Lau, il cantante taiwanese Alan Tam, l’idolo delle teenager Wang Yibo e tanti altri personaggi che, in uno delle migliaia di eventi che negli ultimi due anni sono stati supervisionati dal dipartimento di propaganda del partito (ne abbiamo parlato in questo articolo), avrebbero lodato l’attenzione del governo per il benessere del popolo e invitato la popolazione a rimanere unita in un momento così difficile. Ma le proteste online hanno indotto gli organizzatori a cancellare all’ultimo momento la trasmissione.

  • Perché è importante

«Questa è la cosa più ridicola che ho sentito quest’anno. Dragon tv ha invitato un gruppo di persone, il cui stipendio annuo richiederebbe alla maggior parte delle persone dai 200 ai 1.000 anni per guadagnare, per incoraggiare coloro che hanno perso il loro reddito e sono affamati da settimane a resistere. Siamo commossi!», ha protestato un utente su Weibo, il Twitter cinese. Dragon tv ha replicato così alla web indignazione: «Accogliamo con favore i tuoi preziosi consigli sul nostro lavoro». Mentre (come documentato da questo disperato appello telefonico) una parte della popolazione di Shanghai è costretta a un rigido lockdown, in molti hanno difficoltà a reperire generi di prima necessità e in decine di migliaia sono rinchiusi in strutture di quarantena, ancora una volta il potere si è adattato all’umore della piazza, per non provocare ulteriori tensioni.

  • Il contesto

Ma la Cina nei prossimi mesi con ogni probabilità dovrà sopportare altre chiusure e misure draconiane: secondo la leadership il prezzo sarà inferiore a quello che si pagherebbe in caso di allentamento delle restrizioni, in un paese dove c’è ancora un’alta percentuale della popolazione anziana non vaccinata, con l’efficacia dei vaccini “made in China” di gran lunga inferiore a quella dei paesi avanzati e con posti letto e strutture sanitarie totalmente inadeguati a fronteggiare un’esplosione del virus.

«Il lavoro di prevenzione e controllo non può essere allentato», ha affermato il 13 aprile il presidente Xi durante la sua visita all’isola di Hainan nel sud della Cina, riaffermando l’approccio “contagi-zero” del governo. «Le misure di controllo dei virus devono essere rigorosamente attuate. Vinceremo la battaglia contro il virus se riusciremo a tenere il passo», ha aggiunto Xi.

YUAN, di Lorenzo Riccardi

Cina e Asia orientale, ora la crescita rallenta

In aprile sono stati pubblicati diversi rapporti sulle stime relative al commercio e alla crescita economica globale: dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) alla Banca mondiale tutti prevedono un rallentamento causato dal conflitto in Europa e dalle misure di contenimento pandemico.

Le dogane cinesi hanno confermato il 13 aprile i dati del commercio internazionale di Pechino a marzo 2022, con una riduzione della crescita dell’export al 14,5 per cento rispetto ai primi due mesi, che hanno avuto una crescita aggregata del 16,3 per cento e importazioni in contrazione (-0,1 per cento rispetto al +15,5 per cento dei primi due mesi). Questo conferma l’impatto del blocco di Shanghai; la capitale commerciale del paese non rappresenta solo lo sviluppo economico della Cina ma del mondo intero; il lockdown della municipalità congela anche il suo porto, con il più grande volume di scambi a livello globale.

La Banca asiatica di sviluppo (Adb) ha aggiornato le proprie stime ad aprile prevedendo una crescita per l’Asia del 5,3 per cento nel 2022 (al ribasso rispetto al 6,9 per cento del 2021) e del 5,3 per cento stimato nel 2023: è quanto emerge dall’ultimo rapporto della Adb, che prevede un impatto negativo derivante dalla guerra in Ucraina, dall’incremento dei prezzi delle commodity, dalle varianti Covid-19 che sono diffuse nella regione e dall’aumento di tassi di interesse americani.

Asian development bank prospetta che la Cina, la più grande economia della regione, crescerà del 5 per cento nel 2022 e del 4,8 per cento nel 2023, mentre per l’India si prevede una crescita del 7,5 per cento nel 2022.

Il rapporto prevede performance diverse nelle aree sub-regionali, con la maggior crescita per l’Asia meridionale (con il 7 per cento), seguita dal Sud-est asiatico (con il 4,9 per cento) e dall’Asia orientale con il 4,7 per cento.

La Banca mondiale nel suo outlook di aprile prevede la crescita 2022 per l’Asia orientale e il Pacifico, inclusa la Cina, al 5 per cento nello scenario base, ma considera possibile un rallentamento al 4 per cento se le condizioni si indebolissero ulteriormente. Nel Sud-est asiatico, i paesi della regione che vedranno la crescita maggiore nel 2022 sono Filippine, Malesia, Vietnam e Indonesia.

Articolo Domani: “L’Onu non si lasci mettere da parte e indichi la via alle parti in guerra”, di Mario Giro

L’allarme del premier Li: fare di tutto per sostenere la crescita

Lunedì 11 aprile il premier cinese, Li Keqiang, ha tenuto un vertice con i funzionari della provincia del Jiangxi, al quale hanno partecipato in videoconferenza anche quelli delle maggiori economie provinciali: Guangdong, Zhejiang, Sichuan e Liaoning.

Lunedì 18 aprile saranno pubblicati i dati dell’economia cinese relativi al I trimestre 2022, che si annunciano ben al di sotto delle aspettative: si parla di +4 per cento, ma circolano altre stime decisamente più pessimistiche. Ad ogni modo la leadership del partito (all’interno della quale Li è responsabile per gli affari economici) ha spiegato alle autorità locali quella che il premier ha definito «l’urgenza» delle misure da applicare per fronteggiare «cambiamenti inaspettati» sia all’interno del paese che nel contesto internazionale.

  • Perché è importante

Il crollo della domanda interna causate dai lockdown a Shanghai e in altre città cinesi, assieme all’aumento dei costi delle materie sui mercati internazionali e alle tensioni geopolitiche (a partire dalla guerra in Ucraina) stanno danneggiando pesantemente l’economia cinese. Il continuo rallentamento della crescita cinese avviene proprio mentre aumenta il numero di giovani in cerca di lavoro: quest’anno i neolaureati raggiungeranno la cifra record di 10,76 milioni. Nell’attesa di un piano di stimolo organico, che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, Li ha esortato i leader provinciali a ridurre le tasse ed emettere bond locali, per finanziare le opere infrastrutturali.

  • Il contesto

Il Consiglio di stato (il governo, presieduto da Li) ha vietato alle autorità provinciali di bloccare o chiudere strade, porti e aeroporti senza autorizzazione da parte di Pechino. Uno dei problemi principali è quello della congestione degli scali merci cinesi e del caos nella logistica conseguenti allo stop del porto di Shanghai. «Il governo centrale sta cercando di migliorare il problema, ma il contenimento del Covid rimane la priorità numero uno. Ciò significa che un certo livello di interruzione persisterà fino a quando questo focolaio non sarà sotto controllo», hanno scritto in una nota gli analisti di Trivium China.

Consigli di lettura della settimana:

Per questa settimana è tutto. Per osservazioni, critiche e suggerimenti potete scrivermi a: exdir@cscc.it

Weilai vi augura buone festività pasquali e vi dà appuntamento a giovedì prossimo.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

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