Xi Jinping e Joe Biden si sono parlati l’altro ieri per la prima volta in videoconferenza, un incontro di tre ore e mezza durante il quale i presidenti di Cina e Stati Uniti hanno discusso in maniera franca dei dossier che dividono i due paesi ed esposto alla controparte le rispettive “linee rosse”, riassunte in questa scheda. Del vertice virtuale sono stati pubblicati due comunicati ufficiali, uno dell’agenzia Xinhua e l’altro della Casa bianca.

  • Perché è importante

Nei prossimi mesi l’attività dei due leader si concentrerà sulla politica interna, con Xi che dovrà prepararsi per il XX Congresso del Partito comunista (autunno 2002) e Biden per le elezioni di medio termine (8 novembre 2022). Il faccia a faccia online è stato importante soprattutto per sbloccare il dialogo tra le due diplomazie.

Su Taiwan, la questione più spinosa in agenda, Pechino e Washington restano pericolosamente divise. Xi ha minacciato «azioni drastiche» in caso di ulteriori mosse verso l’indipendenza dell’Isola. Biden si è limitato ad assicurare il rispetto da parte della sua amministrazione del “Taiwan Relations Act”, mentre il rapporto annuale della US-China economic and security review commission pubblicato ieri, in un intero capitolo dedicato a Taiwan, ha raccomandato all’amministrazione Usa un approccio più duro contro Pechino.

L’Unione europea – che negli ultimi mesi aveva assunto una serie di iniziative politiche e commerciali a sostegno dell’Isola – avrebbe congelato il progetto di rafforzamento delle relazioni bilaterali con l’Isola.

Xi ha dato l’ok alla ripresa del dialogo con gli Usa sugli armamenti, uno sviluppo positivo che però può essere letto anche come l’intenzione di mostrare alla controparte che la propria capacità di deterrenza nucleare (come denunciato da Washington) sta crescendo.

  • Il contesto

Quella tra Stati Uniti e Cina è una rivalità strategica multidimensionale (su commercio, tecnologia, armamenti, egemonia nel Pacifico occidentale, competizione tra i rispettivi sistemi politici). Un contrasto che, secondo un saggio appena pubblicato su Foreign Affairs dal professor John Mearsheimer, sfocerà «inevitabilmente» in un conflitto armato.

L’accademico cinese Jia Wenshan ha risposto a Mearsheimer in questo articolo, accusandolo di «legittimare l’attuale stallo strategico tra i due paesi», mentre il collega statunitense Dani Rodrik con questo intervento ha argomentato che «la rivalità tra grandi potenze non implica un mondo in perenne conflitto».

Accusò di stupro un leader del partito, che fine ha fatto la tennista Peng?

Dell’ex campionessa di tennis Peng Shuai non si hanno più notizie da quando, il 2 novembre scorso, aveva denunciato di aver subìto abusi sessuali dall’ex membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico del Partito comunista cinese Zhang Gaoli. Il suo post su Weibo (il Twitter locale) era stato immediatamente rimosso dalla censura.

Ieri, dopo che il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, aveva dichiarato di non essere a conoscenza della questione, la tv di stato CGTN ha trasmesso su Twitter una presunta mail (con il cursore visibile, come se non fosse stata spedita) nella quale Peng assicurerebbe di stare bene e che le sue accuse sarebbero false.

Nel post su Weibo la trentacinquenne Peng aveva scritto: «Come un uovo che colpisce una roccia, o una falena sulla fiamma, corteggiando l’autodistruzione, dirò la verità su di te».

La Women’s tennis association (Wta) con un comunicato ha chiesto un’indagine, mentre in Cina le femministe hanno proiettato sulle facciate di alcuni palazzi la domanda: «Dove è finita Peng Shuai?» e lanciato l’hashtag: #WhereIsPengShuai.

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  • Perché è importante

In Cina è attivo da anni un movimento MeToo che sfida la repressione e la censura statale per difendere i diritti delle donne, formalmente garantiti dalla Costituzione. Nelle posizioni apicali della politica dominano gli uomini: nessuna donna è mai entrata nel Comitato permanente dell’Ufficio politico (la leadership ristretta, attualmente di sette membri, che governa il paese), nell’attuale Comitato centrale le donne sono 30 su 376 componenti, e solo il 28,8 per cento dei 95 milioni di iscritti al Partito comunista è donna.

  • Il contesto

I membri e gli ex membri del Comitato permanente dell’Ufficio politico sono, di fatto, intoccabili. Per proteggere Peng Shuai si stanno mobilitando le star del tennis, da Martina Navratilova a Naomi Osaka, e le femministe in tutto il mondo. Se l’ex numero uno al mondo nel doppio e semi finalista agli US Open nel 2014 fosse stata arrestata o altrimenti privata della libertà, ciò potrebbe creare grande imbarazzo all’amministrazione di Xi Jinping, che sta cercando di disinnescare gli appelli al boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi invernali che si disputeranno a Pechino dal 4 al 20 febbraio 2020 (la questione è stata uno dei punti discussi l’altro ieri con Biden).

YUAN, di Lorenzo Riccardi

Shaanxi, tra Via della Seta, carbone e tombe imperiali

Lo Shaanxi è una provincia situata nel cuore della Cina, confinante con otto province della regione nordoccidentale del paese. Il suo capoluogo, Xi’an, è celebre per essere stata una delle città più importanti della storia millenaria della Cina. Antica capitale imperiale e punto di partenza orientale della Via della Seta, ha 3.100 anni di storia ed è stata per lungo tempo un importante crocevia del commercio tra Cina, Asia centrale e Medio Oriente. Xi’an è stata la capitale di tredici dinastie, incluse la Zhou, la Qin, la Han e la Tang.

La provincia dello Shaanxi ha una popolazione complessiva di quasi quaranta milioni di abitanti e una superficie di oltre 205.800 km2, e i suoi principali centri economici, oltre a Xi’an, sono Yulin, Baoji, Xianyang, e Weinan.

I settori maggiormente sviluppati riguardano l’automotive, l’industria hi-tech, quella energetica e chimica, oltre all’agro-alimentare, il turismo e la logistica.

Il prodotto interno lordo risulta bilanciato tra servizi e industria, che pesano rispettivamente il 48 e il 43 per cento. Nel 2019, periodo pre-pandemia, la provincia ha registrato una crescita del 6 per cento, mentre nel 2020 è stata del 2,2 per cento.

L’estrazione di petrolio, gas naturale e metalli non ferrosi rappresentano una componente di rilievo per l’economia della provincia, che è un’importante base per la produzione energetica regionale, in particolare grazie all’abbondante produzione di carbone.

In linea con gli sforzi a livello nazionale per ridurre le emissioni di CO2, nel 2025 lo Shaanxi dovrebbe raddoppiare la sua capacità di generare energia green.

Lo Shaanxi è una provincia che possiede un grande patrimonio culturale: con numerosi siti e oltre 150 musei ospita una sezione della Grande muraglia, il Mausoleo del primo imperatore Qin con l’esercito di terracotta e il corridoio Chan’an-Tianshan, parte dell’antica Via della Seta e patrimonio dell’umanità Unesco. Nella regione si trovano 72 tombe di imperatori dell’antica Cina.

Le scuole private occidentali rinunciano a investire in Cina

La Westminster school, tra gli istituti privati più prestigiosi del Regno Unito, ha annunciato in una lettera la sua rinuncia a investire a Chengdu (il capoluogo della provincia sudoccidentale del Sichuan), dove aveva in programma di costruire una scuola per 2mila studenti, che – in base a un accordo sottoscritto nel 2017 per entrare nel mercato cinese – avrebbe dovuto essere la prima di sei filiali locali. Il progetto dell’istituto britannico (che dagli allievi percepisce rette annuali di oltre 43mila sterline) è stato cancellato per le restrizioni anti-Covid e i «recenti cambiamenti delle politiche cinesi sull’istruzione», perché «il contesto per sviluppare queste scuole è molto mutato rispetto al 2017».

  • Perché è importante

A causa del fallimento dell’operazione, la sussidiaria locale della Westminster school ha perso 225mila sterline. Secondo quanto riportato dal quindicinale economico Caixin, la Shrewsbury school – tra le più antiche in Inghilterra – ha appena chiuso la sua filiale di Shanghai. Mentre il mese scorso le autorità di Luoyang (nella provincia centrale dello Henan) hanno imposto cambiamenti di nome a cinque scuole internazionali, tra le quali la Luoyang international school, che ora si chiama Luoyang Lisi experimental school. Le nuove norme entrate in vigore a settembre proibiscono agli stranieri di investire o di controllare istituti primari e secondari in Cina, anche attraverso compagnie locali.

  • Il contesto

Attualmente in Cina operano 66 scuole “succursali” di istituzioni britanniche e centinaia di altri paesi. I regolamenti recentemente approvati dovrebbero permettere a quelle già in funzione di continuare a operare.

Le nuove norme hanno un duplice obiettivo: in linea con la politica del “benessere condiviso” di Xi Jinping, attaccano i privilegi delle famiglie che possono pagare rette particolarmente salate per dare ai figli un’istruzione più competitiva anche attraverso le lezioni private; d’altro lato, mirano a stroncare i curriculum “misti” per impartire un’istruzione incentrata sui valori tradizionali e sul “Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova era”, una grande muraglia contro la penetrazione dei valori occidentali e liberali.

Alle scuole e alle università private straniere che negli ultimi anni hanno aperto numerose filiali nelle principali città cinesi si sono rivolte le classi medio-alte, desiderose di acquisire un’istruzione incentrata su programmi cinesi-occidentali e di ottenere titoli di studio in grado di garantire ai figli l’accesso alle università cinesi più prestigiose e un impiego o un’esperienza di lavoro all’estero.

Consigli di lettura della settimana

Per questa settimana è tutto. Per osservazioni, critiche e suggerimenti potete scrivermi a: exdir@cscc.it

Weilai vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani e vi dà appuntamento a giovedì prossimo.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

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