Le nuove restrizioni annunciate per il Regno Unito non si limiteranno ai giorni delle feste natalizie. Il ministro della sanità, Matt Hancock, in un’intervista a Sky, parla «di un paio di mesi». Si cerca così di limitare la diffusione della nuova variante di coronavirus, di cui ha parlato ieri Boris Johnson: un virus probabilmente più contagioso e forse pure resistente agli attuali vaccini (anche se su questo punto mancano ancora studi specifici e per ora rimane un’eventualità). Intanto l’organizzazione mondiale della sanità ha detto di essere in stretto contatto con le autorità del Regno Unito: «Continueremo a condividere informazioni e risultati delle loro analisi e degli studi in corso», hanno scritto su Twitter. 

Secondo De Telegraaf, almeno un caso di contagio dalla nuova variante è già stato individuato in Olanda. Secondo fonti dell’Oms, citate da Bbc e Telegraph, la variante sarebbe già stata individuata anche in Danimarca e in Australia. Nella serata di domenica, il ministero della salute ha confermato che un paziente con la nuova variante è stato individuato anche in Italia. È ricoverato, in isolamento, all’ospedale militare del Celio a Roma.

Nell’intervista a Sky, il ministro della Sanità britannico non ha usato parole incoraggianti: «La diffusione della nuova variante è già fuori controllo». Per questo il governo ha dovuto agire «rapidamente e con decisione», imponendo un nuovo lockdown per Natale.

Cosa c’è di nuovo

Non è di per sé anomalo che un virus possa avere delle varianti (una diversa è già stata individuata in Sud Africa). Ciò che preoccupa in questo caso è la possibilità che possa avere una maggiore resistenza agli anticorpi sviluppati da chi già è stato malato di Covid-19, da chi si sta curando con il plasma o da chi si è vaccinato: in sostanza, usando termini non proprio precisi, come se si trattasse di un virus nuovo. Con un indice maggiore di trasmissibilità, anche del 70 per cento.

Il neurobiologo dell’Imperial college Giorgio Gilestro lo ha spiegato in maniera più accurata su Twitter, citando uno studio ancora in fase di “preprint”: «Più che una variante, si tratta di una famiglia di varianti con una cosa in comune: una delezione di due aminoacidi in posizione 69/70 e una serie di polimorfismi nella Rbd. Tutte le mutazioni riguardano la regione esposta della proteina spike, cioè le parti riconosciute dagli anticorpi».

Cosa significa? Lo spiega ancora Gilestro: «Sono probabilmente tentativi riusciti del ceppo virale di scappare dagli anticorpi di chi ha sviluppato un’immunità. Sono ceppi che si sono sviluppati per pressione evolutiva: vuol dire che appena un numero sufficiente di persone inizia ad avere anticorpi contro il virus, per immunità acquisita direttamente o per via vaccinale, nuovi ceppi emergono».

Il (possibile) problema con i vaccini

Significa dunque, sempre utilizzando una terminologia imprecisa, che i nuovi vaccini proteggeranno dal “vecchio” Covid-19 e non dal “nuovo”? È un’eventualità, che sta in effetti preoccupando molto in queste ore, ma per la quale al momento non si ha ancora alcuna certezza scientifica.

La buona notizia è che anche i vaccini possono essere adattati, per rispondere ad eventuali nuove varianti. La brutta notizia è che questo potrebbe costringere a nuova campagne di vaccinazione o a richiami puntuali (come succede per l’influenza). Con un possibile allontanamento del ritorno alla normalità.

(AP)

Fermare la diffusione

Fra le cose che abbiamo imparato nella prima ondata di questa pandemia è la necessità appunto di essere cauti, quando ancora non conosciamo la portata delle notizie. Lo ha detto ad esempio il responsabile delle Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, in un’intervista a Mediaset: «Bisogna stare particolarmente attenti a non creare confusione e panico: non è detto che siamo già nei guai con il vaccino». 

Altra cosa è però il tentativo di limitare, se ancora possibile, la diffusione della variante del virus. «Bisogna verificare se questa variante si trova già in Italia e quindi dare risorse ai laboratori per fare i sequenziamenti. Più si diffonde, più causa malattie e morti, è evidente», ha detto all’AdnKronos il microbiologo Andrea Crisanti.

E fermare i voli

Si può dunque ancora intervenire per fermare la diffusione della variante inglese del virus? Anche questo è presto per dirlo, ma un primo intervento possibile è il blocco dei voli provenienti dal Regno Unito. Dopo l’Olanda e il Belgio, lo stesso provvedimento sarà adottato anche dall’Italia, come ha confermato il ministro Roberto Speranza.

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