Non è un’emergenza sanitaria né un disastro naturale a giustificare l’assenza dalla messa. Ma la paura. Paura di essere fermati o trattenuti dalle autorità migratorie mentre si entra in chiesa. È questo lo scenario che ha spinto il vescovo di San Bernardino, Alberto Rojas, a firmare un decreto che dispensa i cattolici della sua diocesi dall’obbligo di partecipare alla messa domenicale «in caso di autentico timore per azioni di controllo da parte delle autorità sull’immigrazione».

Il decreto, firmato e diffuso l’8 luglio, si applica a tutti coloro che, per timore di raid dell’Ice, l’agenzia federale che si occupa di immigrazione, evitano le celebrazioni religiose. «Riconoscendo che il timore di essere arrestati può costituire un grave impedimento al bene spirituale dei fedeli, concedo questa dispensa fino a quando non verrà revocata o modificata», si legge nel documento ufficiale diffuso dalla diocesi.

In epoca recente, solo crisi eccezionali come la pandemia di Covid-19 avevano giustificato dispense generalizzate. 

La chiesa tra paura e diritti

San Bernardino è una diocesi che si estende su due contee della California meridionale e serve oltre 1,6 milioni di cattolici, molti dei quali appartenenti a comunità ispaniche, spesso esposte a difficoltà legate allo status migratorio. Per questo, l’esenzione concessa da Rojas non è solo pastorale ma si inserisce in un contesto in cui la dimensione spirituale e quella politica sono sempre più intrecciate.

«Sono guidato dalla missione della chiesa di prendersi cura del benessere spirituale di tutti, in particolare di chi vive nella paura o nella difficoltà», ha dichiarato il vescovo. Nel decreto si invita anche a praticare forme alternative di spiritualità, come il rosario, la coroncina alla divina misericordia o le messe online, e si chiede ai parroci di garantire assistenza e accoglienza a chi si sente minacciato.

Una decisione simile è stata presa a maggio dalla diocesi di Nashville, in Tennessee, dove si era registrato un forte calo di presenze alle messe in lingua spagnola a seguito di controlli Ice nella zona. Anche in quel caso, la diocesi aveva sottolineato che «nessun cattolico è obbligato a partecipare alla messa domenicale se questo comporta rischi per la propria sicurezza».

Le reazioni non si sono fatte attendere. Il gesuita James Martin, voce autorevole nel dibattito pubblico cattolico statunitense, ha definito il decreto «una decisione saggia» e ha sottolineato che si tratta di un segnale drammatico: «Nemmeno le chiese cattoliche sono più considerate luoghi sicuri. Dove sono ora le voci a difesa della libertà religiosa?».

Il contesto non è irrilevante. Durante l’amministrazione Donald Trump è stato modificato l’orientamento che scoraggiava le irruzioni dell’Ice in luoghi sensibili come scuole, ospedali e chiese. Le comunità cattoliche di origine latina, già vulnerabili, hanno visto aumentare i controlli e le deportazioni, generando una diffusa insicurezza anche in ambito ecclesiale.

Una frattura interna

La decisione di Rojas riapre una frattura interna al cattolicesimo americano. Circa il 20 per cento degli adulti negli Stati Uniti si dichiara cattolico, secondo il Pew Research Center. Al suo interno, tuttavia, convivono sensibilità diverse: i fedeli bianchi, spesso più conservatori e vicini al Partito Repubblicano, e i cattolici latinoamericani, più esposti agli effetti delle politiche migratorie e generalmente più attenti ai temi dell’inclusione.

Su queste questioni, la Conferenza dei vescovi cattolici ha assunto posizioni nette, chiedendo riforme e tutela per le famiglie migranti. Ma le diocesi si muovono anche in modo autonomo. Quella di San Bernardino, con la sua dispensa, ha riconosciuto che, per alcuni fedeli, andare a messa può significare esporsi al rischio di essere fermati.

Un portavoce della Conferenza episcopale ha confermato che «i vescovi hanno l’autorità di emanare dispense per le loro diocesi», e ha ricordato che «la dignità data da Dio a ogni persona deve essere sempre rispettata, così come il diritto a emigrare per cercare una vita migliore».

A colpire, però, è il contesto. Non c’è una pandemia, né una guerra. Eppure c’è chi ha paura di recarsi a messa: l’obbligo religioso cede di fronte alla paura di essere identificati o espulsi.

© Riproduzione riservata