Chiamato “Great Trust”, il progetto prevede il pagamento di 5mila dollari a ogni palestinese più i sussidi per il pagamento dell’affitto altrove per quattro anni. Il territorio sarà sotto il controllo degli Stati Uniti per almeno dieci anni
La trasformazione della Striscia di Gaza nella nuova Riviera del Medio Oriente non è più un’idea ferma alle parole pronunciate dal presidente degli Stati Uniti lo scorso gennaio, ma un piano reale scritto nero su bianco in un documento pubblicato dal Washington Post. Il piano prevede il trasferimento del controllo del territorio agli Stati Uniti e la creazione di una località turistica lussuosa, e di un polo manifatturiero tecnologico high-tech. L’investimento si aggira sui 100 miliardi di dollari ma in 10 anni renderebbe quattro volte tanto.
Cosa succederà ai palestinesi
Secondo il piano, la Striscia di Gaza sarà sotto amministrazione fiduciaria degli Stati Uniti per almeno 10 anni. La popolazione, composta da due milioni di civili, sarà trasferita temporaneamente attraverso partenze «volontarie» verso altri paesi o altre aree che saranno allestite all’interno dell’enclave durante il lungo processo di ricostruzione. Non è ancora chiaro quali paesi saranno disposti ad accogliere i profughi gazawi, negli ultimi mesi sono state avviate interlocuzioni con Libia e Sud Sudan secondo quanto hanno riportato diversi media statunitensi.
A ogni palestinese verranno dati alcuni incentivi e sussidi per coprire 4 anni di affitto altrove e una somma di 5mila dollari in contanti. Il piano, gettato su 38 pagine di documento, stima che ogni partenza individuale da Gaza consentirebbe al fondo di risparmiare 23mila dollari, rispetto al costo degli alloggi temporanei e di quelli che vengono definiti servizi di «sostegno vitale» nelle aree adibite per coloro che rimangono.
Ai palestinesi che possiedono una proprietà terriera verrà offerto un token digitale in cambio dei diritti di riqualificazione delle loro proprietà. Il token potrà essere utilizzato per finanziare una nuova vita in un nuovo paese o eventualmente potrà essere riscattato per un appartamento in una delle nuove «città intelligenti alimentate dall'intelligenza artificiale» che dovrebbero essere costruite nella Striscia.
Come sarà Gaza
Secondo il piano, il nord di Gaza (attualmente una delle aree più ridotta in macerie dall’esercito israeliano) sarà zona industriale. Sei-otto 8 nuove città «dinamiche e moderne» sorgeranno lungo la costa. Per scendere verso Sud saranno creare strade e autostrade intitolate ai grandi monarchi del Golfo Persico, e nello specifico al principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e all’emiro di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al Nahyan.
Sempre lungo la costa sorgerà la cosiddetta «Trump Riviera», un complesso lussuosissimo di hotel e resort mentre in mare aperto saranno costruite alcune isole artificiali che saranno collegate attraverso canali navigabili con la terra ferma.
Al sud sarà creato un hub idrico regionale e un grande hub logistico, mentre le infrastrutture principali saranno due: un porto e un aeroporto. Quest’ultimo sorgerà vicino al valico di Karem Shalom.
Great Trust
La proposta è stata chiamata Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Trasfromation Trust, o più semplicemente “Great Trust” utilizzando il termine da campagna elettorale tanto caro al presidente Trump (Make America Great Again) e al mondo MAGA. A gettare le basi per il futuro di Gaza sono stati anche alcuni israeliani che hanno ideato il piano fallimentare di distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia che ha causato migliaia di morti e feriti in pochi mesi. La questione finanziaria è invece a capo di un team che lavorava per il noto Boston Consulting Group. Né la Casa Bianca né il Dipartimento di Stato hanno voluto commentare la notizia.
A fine agosto il presidente degli Stati Uniti ha avuto un incontro insieme all’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff, il suo genero Jared Kushner e l’ex premier laburista britannico Tony Blair proprio per discutere del futuro della Striscia.
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