La piattaforma ha bloccato i suoi siti per protestare contro le nuove regole di verifica dell’età. E anche da noi sono in arrivo norme simili, tra privacy, libertà e protezione dei minori
E se la nuova rivoluzione francese la facesse un esercito di pornostar? È facile cedere alla tentazione di un’immagine così evocativa, anche se grottesca, ma il tema è in effetti di grande attualità e riguarda anche l’Italia. La casa madre di PornHub, che controlla alcuni dei più importanti siti pornografici al mondo, ha infatti oscurato i propri portali in Francia. E lo ha fatto per protestare contro le nuove regole che impongono limiti più stringenti per verificare l’età di accesso ai siti.
Chi fa questo business teme che così si possa disincentivare il traffico di utenti, e quindi di conseguenza diminuire il giro d’affari. I promotori della nuova normativa intendono invece alzare il più possibile l’età di primo accesso al materiale pornografico. L’obiettivo è nobile: è stato dimostrato che il contatto precoce con la pornografia può avere conseguenze negative sulla sessualità degli adolescenti.
Se non altro, potrebbe far credere che il sesso sia quello performativo che si vede nei video e non quello che si impara a vivere nel contatto con le altre persone. In altre parole, soprattutto nelle personalità più fragili, come possono essere quelle in formazione, potrebbe promuovere un accesso disfunzionale alla propria sessualità.
I problemi
Il punto più controverso è però un altro. Anche il mercato della pornografia sta velocemente evolvendo, scoprendo nuovi sistemi basati sull’intelligenza artificiale o portali più torbidi, dove è più facile trovare video più violenti o persino illegali. Negli infiniti spazi reconditi del web, è difficile che possa esserci un controllo così capillare.
Il punto – secondo i promotori della protesta – è che la nuova legislazione colpirà i grossi portali, lasciando intatti quelli più controversi. Siccome non bastano le regole per frenare il desiderio, le nuove leggi potrebbero diventare un incentivo per colpire solo una parte della pornografia. E se un sito venisse oscurato, un altro potrebbe nascere poco dopo.
Inoltre, c’è un grosso tema di rispetto della privacy. Quando si utilizzano sistemi di verifica dell’età, c’è chi teme possa essere poi identificato come abituale utilizzatore di pornografia. O almeno questa è la percezione che potrebbero avere alcuni utenti, anche maggiorenni.
La legge francese
E così il gruppo Aylo – che oltre a PornHub controlla altri siti molto frequentati, come YouPorn e RedTube – ha deciso di oscurare i propri contenuti agli utenti in Francia, sostituendoli con l’immagine della Marianne, la figura simbolo della repubblica francese. Accompagnata dallo slogan: «La libertà non ha il pulsante off».
Già dal 2020 la legge francese vieta l’esposizione dei minori a materiali pornografici, ma il limite era facilmente aggirabile semplicemente rispondendo alla classica domanda “Hai più di 18 anni?”.
Nel maggio del 2023 il Parlamento francese ha dunque approvato la cosiddetta legge Sren (Sécurisation et Régulation de l’Espace Numérique), per la “messa in sicurezza e regolamentazione dello spazio digitale”. Il testo, fra le altre cose, prevede appunto l’obbligo di avere sistemi rigidi di controllo dell’età.
La legge prevede uno specifico referente tecnico che ha il potere di agire contro i siti che non sono conformi. In un primo momento, questa norma si applicava solo a siti che avevano la sede all’esterno dell’Unione europea. Ora anche a quelli francesi.
Dalla Francia all’Italia
Clara Chappaz, ministra francese per il Digitale, ha criticato duramente l’atteggiamento di Aylo, accusando l’azienda di fare disinformazione – soprattutto quando sottolinea i problemi per la privacy, che sarebbero invece tecnicamente esclusi. Secondo la ministra, il tentativo è di sobillare la protesta, invece che adeguarsi alle nuove norme.
«Gli adulti sono liberi di vedere porno, ma non a scapito della protezione dei minorenni», ha detto. E se il gruppo Aylo volesse lasciare la Francia, ha aggiunto, è libero di farlo.
Ma il tema non è solo francese, visto che rischia di riguardare molto presto l’intera Unione europea. La commissione ha infatti già promosso un’indagine sui grandi portali, compreso PornHub, proprio sul tema della verifica dell’età.
E coinvolge ancora di più l’Italia, visto che il governo Meloni – con il decreto Caivano – ha dato mandato all’Agcom di elaborare nuove disposizioni sul tema. E l’Agcom lo ha fatto: entro sei mesi i vari portali dovranno adeguarsi con sistemi di verifica dell’età, in pratica secondo la stessa filosofia già seguita in Francia.
La rivoluzione francese rischia quindi di estendersi molto presto. Al posto della Marianne, qui apparirà forse l’Italia turrita, a oscurare PornHub e ad estendere anche qui il dibattito. Serve davvero imporre dei limiti, o forse bisognerebbe investire su altro, già nelle scuole: sull’educazione a un’affettività diversa, più autentica, meno virtuale?
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