L’agenzia di propaganda del Cremlino la chiama «visita di lavoro». Quel che è certo è che è un tour di propaganda, quello del weekend di Vladimir Putin. Sabato lo abbiamo visto esibire espressioni beate in Crimea, in una data scelta non per caso, e cioè quella dell’anniversario dell’annessione avvenuta ad opera della Russia nel 2014. Poi il presidente russo si è fatto vedere a Mariupol, in Ucraina.

E del resto dopo il recente mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale, non può permettersi molti altri viaggi, il presidente: ovunque, all’estero, rischia di essere acciuffato. Un colpo al regime del Cremlino, e una debolezza che Vladimir Putin prova a riscattare con una muscolare prova propagandistica. 

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Le tappe 

La premessa è che tutto il tour di Putin si spalma su territori che l’Ucraina rivendica come suoi.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato più di una volta – ad esempio quest’estate – che per lui «la guerra in Ucraina è iniziata con la Crimea, e con la liberazione della Crimea deve terminare». 

Quanto a Mariupol, come ha raccontato in un’edizione speciale di European Focus la giornalista ucraina Hanna Prokopenko, che è stata la corrispondente da Mariupol della Hromadske Radio e ora lavora per l’emittente dai territori non occupati, «prima della guerra su vasta scala, la città portuale era una delle città più ricche dell’Ucraina. Le tasse pagate dalle industrie del luogo hanno aiutato a creare un’economia locale prosperosa». Prima dell’aggressione putiniana, Mariupol era insomma un epicentro di prosperità, non solo economica: «Ha ricevuto il titolo di capitale ucraina della cultura nel 2021 grazie alla sua fiorente scena artistica».

La fiction di Putin

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Ma questo è un passato recente che il Cremlino sta tentando di rimuovere. E allora ecco le immagini di Vladimir Putin diffuse su scala globale: c’è il presidente a Sebastopoli, città della Crimea che la comunità internazionale – ma non la Russia – riconosce come ucraina.

E poi ancora, c’è Putin a Mariupol. Con lui, c’è la propaganda russa a cucirgli addosso una versione fittizia e idilliaca della realtà, che in realtà è una lacerante guerra di aggressione della Russia su terra e popolazione ucraine. E allora ecco che Tass ci racconta di come secondo i funzionari «il porto di Mariupol sia in buone condizioni», e poi di come «i residenti di Mariupol che hanno lasciato la città in precedenza a causa dei combattimenti siano tornati attivamente», di come «vengano creati posti di lavoro» a star a sentire il vicepremier russo.

Tutto questo – la narrazione putiniana – è condito da immagini del presidente russo che constata la febbrile costruzione «di nuovi quartieri residenziali» e ascolta sorrridente gli ammirati abitanti locali. 

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Si trovano «in case ben riscaldate», nota il Cremlino, che ha ripetutamente attaccato le infrastrutture energetiche lasciando l’Ucraina al freddo e al buio. Ma nella narrazione propagandistica, non esiste nessuna guerra della Russia: si parla sempre di «operazione militare speciale». 

La contronarrazione

«Il Cremlino afferma anche che Putin ha visitato la restaurata filarmonica di Mariupol, dove la Russia ha pianificato di tenere processi farsa dei prigionieri di guerra ucraini l'anno scorso prima di scambiarli», riporta Max Seddon, che è a capo dell’ufficio moscovita del Financial Times.

Mentre i media di regime russi sottolineano che questa di Mariupol è «la prima visita di Putin in Donbass», per la comunità internazionale si tratta in realtà del «primo viaggio nel territorio ucraino che Mosca ha annesso illegalmente a settembre».

I consiglieri del governo ucraino – come Anton Gerashchenko – scandagliano le foto della visita, alla ricerca delle contraddizioni: «Com’è che Putin si tiene a distanza dal suo Consiglio di sicurezza e sembra avere più paura del suo entourage che dei “residenti” di Mariupol?», ironizza Gerashchenko.

Intanto c’è chi avanza dubbi sulla veridicità del footage ovvero dei filmati fatti circolare dalla Russia: è vero il video?, sono davvero dei residenti quelli?, twittano giornalisti filoucraini.

Nel frattempo Putin si dirige verso la Russia meridionale, a Rostov-on-Don, dove il servizio stampa del Cremlino domenica mattina riferisce che «ha ascoltato i rapporti del capo di stato maggiore nel centro di comando dell'operazione speciale». 

Il presidente russo fa finta di dimenticare che ormai ha ben poco da viaggiare: dopo che la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto contro di lui, ogni suo viaggio all’estero è a rischio, e non solo le spedizioni in stati che riconoscono la Corte, ma ovunque; anche i paesi che non ne hanno ratificato lo statuto infatti – tra i quali figurano gli Usa – possono fornire cooperazione.

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