Gli intrighi di palazzo e la necessità di proteggere il regime russo sono arrivati dove i soldati ucraini e le armi Nato avevano fallito. Dopo l’ammutinamento di sabato, il gruppo Wagner, l’unità militare russa che ha mostrato l’efficienza più alta nel corso dell’invasione dell’Ucraina, sarà di fatto cancellato. Il ministero della Difesa russo ha iniziato a riprendere possesso degli armamenti pesanti che aveva affidato al gruppo. Nel frattempo, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha confermato che il vulcanico Evegny Prigožin è arrivato in Bielorussia dove, si presume, condurrà un esilio dorato. Se il brand Wagner sopravviverà, ad esempio come paravento per le numerose avventure russe in Africa, non sarà che l’ombra della forza militare semi-indipendente che cinque giorni fa ha minacciato di marciare sulla capitale con carri armati e missili antiaerei.

La scure (spuntata) di Putin

Non solo Wagner non avrà più armamenti pesanti, ma Putin ha ribadito che ai soldati del gruppo sarà offerta la possibilità di sottoscrivere un contratto con il ministero della Difesa, diventando così volontari come tutti gli altri. Non è chiaro se e a quanti di loro sarà consentito di seguire Prigožin in Bielorussia.

La scure di Putin si è abbattuta sul capo mercenario e sulla sua compagnia, ma avrebbe potuto fare loro molto più male. Secondo il presidente bielorusso Lukashenko, la mattina dell’insurrezione Putin aveva deciso di uccidere Prigožin e solo la sua mediazione avrebbe consentito al leader mercenario di scamparla con una trattativa.

Putin sembra aver deciso di perdonare non solo il leader, ma anche tutto il resto del gruppo. Nonostante le sue promesse di perdonare solo chi non si fosse «sporcato le mani di sangue», ieri l’Fsb ha fatto sapere che le indagini nei confronti degli insorti sono state tutte archiviate. Prigožin, però, farà bene a non dormire sonni troppo tranquilli. La memoria di Putin per i tradimenti e l’impegno che profonde nel punirli, anche a decnni di distanza, è leggendaria. Ieri, il presidente russo ha fatto intravedere cosa potrebbe attendere Prigožin in futuro quando ha ricordato che tra il maggio 2022 e la fine del maggio 2023, il Cremlino ha versato quasi un miliardo di dollari al gruppo. «Spero che nessuno abbia rubato da questi soldi – avrebbe aggiunto Putin – In ogni caso, a suo tempo ci occuperemo di tutto».

Calmare i militari

La clemenza di Putin ha probabilmente contribuito ad evitare una battaglia alla periferia di Mosca, ma rischia di causare altri problemi al presidente russo. Ieri, Putin ha tenuto un insolito discorso pubblico di fronte a 2.500 militari e agenti di polizia riuniti dentro le mura del Cremlino. Un gesto considerato un modo per dimostrarsi vicino all’esercito dopo che la lealtà di soldati e guardia nazionale era stata messa in dubbio dalla mancata reazione all’ammutinamento di Prigožin, quando gli uomini di Wagner hanno occupato basi militari ed aeroporti senza sparare un colpo e senza incontrare resistenza.

«Avete fermato una guerra civile, avete agito correttamente e in maniera coordinata», ha detto loro Putin, che ha parlato per appena tre minuti per poi chiedere un momento di silenzio per i soldati che hanno perso la vita durante l’insurrezione. Sono infatti almeno 13 gli aviatori russi uccisi quando gli ammutinati hanno aperto il fuoco su alcuni elicotteri e un aereo militare. Anche se è la seconda volta in pochi giorni che Putin li ricorda, per ora sembra che nessuno sarà punito per la loro morte. Una decisione che difficilmente piacerà ai soldati e ufficiali che da oltre un anno combattono in Ucraina e il cui morale è già piuttosto basso dopo le sconfitte subite e i numerosi errori commessi dagli alti comandi.

Wagner in Bielorussia

Al culmine della sua forza, lo scorso inverno, Wagner poteva contare su 50mila soldati, carri armati, blindati e appoggio aereo. Poteva reclutare liberalmente in tutte le carcere e le colonie del paese e riceveva dal Cremlino circa un miliardo di euro al mese. Con queste risorse e dopo mesi di accaniti combattimenti, i soldati di Prigožin sono riusciti a strappare la città fortezza di Bakhmut agli ucraini portando a casa l’unica vittoria dell’intera offensiva invernale russa.

Di questa forza imponente ora probabilmente restano forse diecimila veterani, di cui non è chiaro quanto seguiranno Prigožin nel suo esilio. Lukashenko in persona ha smentito la notizia secondo cui il suo governo starebbe allestendo campi per migliaia di miliziani di Wagner. «Ma se dovessero averne bisogno, potremmo offrire loro una delle nostre basi abbandonate – ha detto Lukashenko – Sono i benvenuti se vogliono stare da noi per un certo periodo. A loro spese». Epitaffio finale per i brutali eroi del conflitto ucraino, diventati oggi destinatari dell’elemosina del dittatore bielorusso.

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