- Nel 1990 mi era capitato da studente, durante un dibattito alla cappella dell'università romana La Sapienza, di fare all'allora cardinale Ratzinger, una domana sul credo cristiano, per distinguere ciò che è essenziale e richiede unità da quello che invece è contingente e ammette divisioni: ad esempio in politica o nella morale.
- La risposta di Ratzinger, in sintesi, era stata che di essenziale nella fede c'era solo la persona di Cristo tramandata dai Vangeli, che in questi era prevista l'autorità della Chiesa, e che nell'autorità della Chiesa era compresa la sua funzione di guida in morale e politica.
- Oggi sappiamo, grazie alla pubblicazione del testamento di papa Benedetto XVI, che con lucidità cristiana il custode dell'ortodossia divenuto successore dell'apostolo Pietro aveva intuito che non bastava più l'acciaio della tradizione.
«Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene». Sono le parole iniziali del testamento spirituale di Joseph Ratz



