Presto sarà il primo anniversario dell’identificazione del primo caso di Covid-19. Nuove lezioni e nuove domande emergeranno, in particolare sul ruolo pubblico della scienza, e dei dottori e degli scienziati in risposta alla malattia.

Il Covid-19 è stato in grado di ingigantire i precedenti modelli di risposta alla malattia. Nel 2020 il mondo scientifico è stato in grado di sviluppare tecnologie per identificare, monitorare e prevenire la trasmissione di questo nuovo virus in tempi da record, ma, anche così, gli effetti di questa nuova malattia sono stati devastanti.

Rivediamo la storia recente. Il 3 gennaio 2020 le autorità cinesi hanno segnalato all’Oms la presenza del virus nei pazienti. La seconda settimana di gennaio ricercatori cinesi e australiani hanno annunciato la sequenza del genoma virale del coronavirus.

Per comprendere la velocità delle scoperte scientifiche di questa pandemia è sufficiente ricordare che nell’epidemia di Sars sono serviti circa sei mesi per identificare il virus che l’aveva causata. Lo sviluppo scientifico è stato tale che probabilmente una certa popolazione a rischio potrà essere vaccinata già nelle prossime settimane, con nuovi vaccini che per ora mostrano un’efficacia superiore al 90 per cento.

Nelle recenti epidemie come l’influenza H1n1 (2009), l’Ebola (2014-2016) e Zika (2015-2017), i vaccini non sono stati sviluppati in tempo. In alcuni casi, come per l’influenza H1n1, i vaccini hanno raggiunto la popolazione una volta che l’epidemia aveva raggiunto il suo picco massimo e in altri casi, come Zika o Sars, non si è mai finito di svilupparli.

Il precedente della spagnola

Nel 2020 la scienza dispone di risorse che non aveva in altre pandemie. Nel 1918 era comparsa una malattia letale di nuovo tipo, la cosiddetta “influenza spagnola”. Non c’erano strategie mediche o cure che potessero curare l’influenza o la polmonite. L’unica cosa che potesse salvare i pazienti era di mantenerli in vita con cibo caldo, coperte e aria pulita come mezzo principale di protezione, finché l’influenza non fosse passata.

In America Latina ci furono diverse reazioni, caratterizzate anche da quanto poco si conosceva la malattia. Ad esempio, a Buenos Aires, secondo lo storico Jaime Bortz, alla fine dell’ottobre del 1918, il grande numero di pazienti indusse la Direzione dell’assistenza pubblica a mettere in pratica i consigli degli specialisti che vietavano gli spettacoli pubblici in locali chiusi, gli incontri nei bar dopo determinati orari e la chiusura delle scuole per dieci giorni. La quarantena dei viaggiatori in arrivo dall’Europa era obbligatoria e alla popolazione era richiesto di evitare le folle.

Nonostante queste misure, nell’ottobre del 1918 a Buenos Aires un migliaio di persone morì di influenza. I medici non sapevano come curare la malattia quando i sintomi si manifestavano. In questo senso l’America Latina non era diversa dagli Stati Uniti. In totale 675.000 americani sono morti per il virus. La mancanza di conoscenze su come combattere la malattia non si limitava all’emisfero occidentale.

Lo scrittore Jorge Luis Borges ricordando i suoi anni in Svizzera diceva: «Ricordo gli alberi di eucalipto: ci fu un’epidemia di influenza spagnola dopo la prima guerra; c’erano grandi calderoni in cui si bruciavano le foglie di eucalipto, si diceva che fossero curativi».

La scienza al centro

Con il Covid-19, medici e scienziati hanno prodotto risultati. Malgrado le terribili perdite una cosa è chiara: quando i governi e le persone seguono il consiglio degli esperti, specialmente l’uso delle mascherine e del distanziamento sociale, il virus può essere gestito in maniera più efficiente. Nei paesi in cui il virus si è diffuso maggiormente (Stati Uniti, Brasile, India) è accaduto il contrario.

Quando i politici si sono sostituiti agli esperti, come hanno fatto Donald Trump negli Stati Uniti o Jair Bolsonaro in Brasile, le conseguenze sono state letali per la popolazione. Questa pandemia del 2020 ci insegnerà alcune cose importanti per il nostro futuro. Affermerà la rilevanza della scienza rispetto all’irrazionalità in politica e darà alla conoscenza scientifica, in particolar modo vaccinale, un ruolo più centrale nelle nostre società. 

© Riproduzione riservata