La compagnia di telecomunicazione svedese Ericsson ha trattato con l’Isis per poter lavorare in un’area sotto il suo controllo e ha pagato il gruppo terroristico per contrabbandare attrezzature su una rotta chiamata Speedway. A rivelarlo un rapporto interno della società, ottenuto dall’International consortium of investigative journalists, il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi e spiegato in un’inchiesta su cui hanno lavorato una trentina di media in 22 paesi. 

  • Secondo il rapporto, che copre il periodo dal 2011 al 2019, la società avrebbe effettuato pagamenti sospetti per decine di milioni di euro per sostenere i suoi affari in Iraq, finanziando attività illecite e pagamenti tramite intermediari.
  • Il modello di concussione e corruzione, rilevato dall’indagine interna, è molto diffuso e il monitoraggio della società è risultato assente, tale da rendere impossibile contabilizzare milioni di dollari di pagamenti. Ericsson il 15 febbraio scorso ha rilasciato una dichiarazione pubblica in cui ha riconosciuto una «cattiva condotta legata alla corruzione» in Iraq e non ha escluso la possibilità di aver finanziato il terrorismo attraverso i suoi sub-appaltatori.
  • Oltre all’Iraq, la società ha individuato possibili attività corruttive anche in altri paesi, come Libano, Spagna, Portogallo, Egitto. Così facendo, Ericsson ha messo a rischio i contractor, i terzisti che operano sul campo, che hanno continuato a lavorare nei territori controllati dallo Stato islamico. Il rapporto denuncia anche il rapimento di alcuni di loro.

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