- A sei anni di distanza dagli attacchi di Parigi in cui morirono 130 persone la lista dei vertici dello stato islamico è sempre più corta. Dopo l’uccisione di Abu Bakr al Baghdadi e l’attacco della coalizione a guida Usa all’Isis non è rimasto un lembo di terra utile. Ma come ha detto in un comunicato stampa il Segretario di stato americano, Antony Blinken, «la missione è ancora lontana dall’essere compiuta».
- Senza un territorio in cui operare i miliziani si sono nascosti nuovamente tra la popolazione e in alcune aree marginali continuano ad attaccare le piccole comunità. Si è tornati alla strategia usata prima del 2014, anno in cui il gruppo ha avuto una drammatica espansione conquistando le più importanti città irachene e siriane prima della proclamazione del califfato.
- Tuttavia, ciò che preoccupa i servizi d’intelligence internazionali è il nuovo fronte dell’Isis che si è spostato verso l’Asia, in Afghanistan, dove è attivo l’Isis Khorasan.
«La morte di un leader non equivale alla morte del jihad» scriveva un utente online come reazione all’uccisione di Abu Musab al-Zarqawi, meglio noto come “il macellaio di Baghdad” e capo di al Qaeda in Iraq. Morto un leader se ne fa un altro e la storia di successione di al Qaeda e dell’Isis lo dimostra. C’è sempre stato un erede pronto a subentrare dopo i vari raid americani. Tuttavia, a sei anni di distanza dagli attacchi di Parigi in cui morirono 130 persone la lista dei vertici dello stato



