- Lo scenario bosniaco è più frammentato che mai, tra rivendicazioni nazionali croate e spinte centrifughe serbe.
- In questo clima da tempesta perfetta, l’Unione europea non è per il momento riuscita a dar vita a un processo di de-escalation in Bosnia, anche a causa dell’ostruzione dell’Ungheria. Budapest sta assumendo una posizione sempre più assertiva nell’area balcanica, sfruttando la generale instabilità: la vicinanza tra Dodik e Viktor Orbán è nota.
- In attesa delle elezioni nazionali del prossimo ottobre, la situazione a Sarajevo dovrà continuare a essere monitorata. Il testo fa parte del numero di Scenari “Le terre di mezzo”: in edicola e in digitale dal 15 luglio.
Il 23 giugno 2022, prima del Consiglio europeo, si è svolto un incontro tra i vertici dell’Ue e dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del nord, Montenegro e Serbia, ognuno rappresentato da un politico di primo piano). Oggetto della discussione sono stati il processo di allargamento dell’Unione alla luce dell’aggressione russa ai danni dell’Ucraina. Tra i partecipanti, le reazioni all’“operazione militare speciale” sono state assai differenti: si va dalla conda



