«C’è un nuovo rischio per il nostro stile di vita, ed è la vulnerabilità dei cavi che attraversano i fondali». Sono parole di sir Stuart Peach, e non sono del secolo scorso. Le ha pronunciate nel 2017 da capo delle forze armate britanniche prima di andare a dirigere il comando militare della Nato. Si spiegano con un dato. Ancora oggi, come nel 1858, anno del primo telegramma intercontinentale della storia, quello che facciamo passa per cavi sott’acqua. Il 97 per cento delle comunicazioni globali viaggia ancora oggi così. Transazioni finanziarie, email, acquisti online.

Per usare le parole dell’ex ammiraglio americano James Stavridis, «non sono i satelliti in cielo, ma i tubi in fondo all’oceano a formare la spina dorsale dell’economia». Più di 1,3 milioni di chilometri di cavi di fibra ottica attraversano i fondali di oceani e mari in tutto il mondo. Sono più di 500 i cavi sottomarini attivi.

I dati di TeleGeography tracciano e mappano tutti i cavi attraverso i quali passa ogni giorno una quantità enorme di dati. Ci sono cavi Google, Vodafone, Telecom. Da questi passano ogni giorno 10mila miliardi di dollari di transazioni, 15 milioni di operazioni finanziarie, gestite da più di 11mila banche e istituti di credito.

«Il rischio che pongono questi cavi della grandezza di un tubo da giardino e che trasportano di tutto, da informazioni militari a dati finanziari globali, è reale e crescente», ha scritto Rishi Sunak in un suo dettagliato report sulla questione, pubblicato nel 2017 prima di avere incarichi di governo e diventare cancelliere dello Scacchiere con Boris Johnson.

Tranciare uno di questi cavi può avere effetti potenzialmente catastrofici, ma «anche un sabotaggio limitato ha il potenziale di causare notevoli disagi economici e danneggiare le comunicazioni militari», continua. In una intervista conferma che «non c’è bisogno di strumenti particolarmente sofisticati per danneggiare i cavi, e questo lo possiamo vedere dal numero di danni accidentali causati ad esempio dai pescherecci».

Responsabilità oscure

Secondo le Nazioni unite, sarebbero circa 150 i cavi danneggiati ogni anno. In alcuni casi si tratta di danni da attività di pesca, in altri terremoti e in altri è stata “colpa” di ancore, squali e pesci. Tuttavia un quinto degli incidenti – il 21,3 per cento – non ha spiegazione, o meglio non ha responsabili. E questo dato apre un’altra questione, quella della difficile attribuzione di responsabilità in caso di attacco o – nello scenario peggiore – di sabotaggio.

Esattamente quello che sta accadendo in questi giorni con il Nord Stream negli abissi del mar Baltico. In più i cavi sono lì da decenni, e le mappe – oggi digitali e accessibili a tutti in ogni momento – forniscono qualsiasi dato utile, in primis per sapere dove sono e quindi evitarli. 28mila chilometri collegano Asia ed Europa grazie al Fea, che parte dal Giappone per arrivare fino al Regno Unito. Passando anche per Palermo.

14mila chilometri di cavo collegano la Germania con la landing station di Brookhaven, negli Stati Uniti. E così via, passando per l’intreccio che collega i paesi baltici con Svezia e Finlandia e i 1.115 chilometri di cavo del Kaliningrad Cable, che unisce la Russia alla sua enclave militare incastonata tra Polonia e Lituania.

Non solo ordini su Amazon e videoconferenze su Skype. Dai cavi passano anche comunicazioni militari. «Quasi tutto il traffico di governo, inclusi ordini militari e dati diplomatici, viaggia in questi cavi per raggiungere gli ufficiali sul campo», si legge in un report della Harvard Kennedy School.

Il 95 per cento delle comunicazioni strategiche militari si appoggia alla rete di cavi di uso commerciale. Nel 2008 la troncatura di tre cavi tra le acque di Italia ed Egitto ha provocato una riduzione del 60 per cento delle comunicazioni militari tra il Pentagono e il Golfo.

E alla base aerea Usa di Balad, in Iraq, si ritrovarono senza banda per far volare i droni Global Hawk. «Quando un cavo in medio oriente è saltato, il numero delle sortite dei droni nella regione è passato da centinaia al giorno a decine al giorno», spiega Sunak.

Atti di guerra

Nel 2013 la Marina egiziana ha arrestato tre sub con l’accusa di aver provato a troncare il SeaMeWe-4, che collega Singapore a Marsiglia e da dove passa un terzo del traffico web tra Europa ed Egitto.

A oggi non ci sono casi confermati di attacchi di questo tipo deliberati da governi o eserciti di una nazione negli ultimi decenni. Ad ogni modo, la Nato ha creato un nuovo comando atlantico in Norvegia – diventato pienamente operativo a luglio dello scorso anno – e tra i dossier che studiano a Norfolk ci sono anche quelli su come proteggere le infrastrutture sott’acqua e su come monitorare le possibili minacce.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in un punto stampa nell’ottobre del 2020 ha detto che è «naturale affrontare l’importanza cruciale dei cavi sottomarini». E ha aggiunto: «È importante capire che la maggior parte di questi cavi è privata ed è noto pubblicamente dove sono. Questo li rende potenzialmente vulnerabili».

Come spiega Sunak nel suo report, grandi potenze come Stati Uniti e Gran Bretagna hanno una diversità di connessioni e di cavi tale da poter assicurare una buona resilienza in caso di danni accidentali, la stessa cosa non può dirsi nella eventualità di un «sabotaggio coordinato su cavi multipli, che ha il potenziale per rappresentare una grave minaccia per il Regno Unito».

In un report del parlamento europeo si evidenzia come a febbraio 2022 la Russia ha condotto una esercitazione navale a sud ovest dell’Irlanda, molto vicina a diversi cavi sottomarini che collegano Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Come si legge nel report, per una fonte militare irlandese «l’intenzione non è quella di tagliare i cavi ma di mandare il messaggio che possono farlo in qualsiasi momento».

Su altri toni si è espresso a gennaio – un mese prima dell’invasione della Russia in Ucraina – l’ammiraglio Tony Radakin, capo del gabinetto della Difesa britannico. «La Russia ha incrementato la capacità di mettere a rischio cavi sottomarini e potenzialmente sfruttarli», ha detto. E ha aggiunto che qualsiasi tentativo di attaccare e danneggiare i cavi sarebbe considerato un atto ostile. Per usare le sue parole, «un atto di guerra».
 

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