La ong Sea Watch ha comunicato su Twitter che «l'udienza sulle misure che impediscono alle navi di #SeaWatch di salvare vite è rinviata al 23 febbraio in attesa di sapere quale procedura verrà adottata dalla Corte di Giustizia europea». Nel frattempo, denuncia Sea Watch «solo la scorsa settimana oltre mille persone si sono trovate in pericolo in mare». La pratica legale parte dai ricorsi presentati da Sea Watch contro i fermi amministrativi che hanno colpito le navi della Ong tedesca, Sea-Watch 3 e Sea-Watch 4.

Il 23 dicembre il Tar di Palermo aveva disposto la rimessione del caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea e aveva stabilito il 26 gennaio come data per dare un parere su quanto avvenuto.

Nel frattempo continuano le morti

La situazione nel Mediterraneo centrale si è confermata drammatica anche in questo inizio del 2021. Sono già due i naufragi avvenuti al largo delle coste libiche e costati la vita rispettivamente a 43 e 17 migranti che tentavano di raggiungere l’Italia. A salvare i naufraghi sono spesso le ong come la Ocean Viking di Sos Mediterranée che è giunta nel porto di Augusta in Sicilia con a bordo 373 migranti, tra cui 120 minori non accompagnati e diversi donne incinte, tutti raccolti mentre si trovavano a bordo di imbarcazioni pericolanti nel canale di Sicilia.

In un’intervista a Domani, il rappresentante dell’Unhcr nel Mediterraneo Centrale, Vincent Cochetel ha chiesto all’Unione europea di essere più presente nelle acque libiche così da evitare il ripetersi di continue stragi. Anche in caso di rimpatrio i migranti non sono al sicuro. Come dimostrato dalle carte di un processo svolto in Italia, una volta tornati in Libia gli stranieri vengono chiusi in centri di detenzione dove spesso sono torturati in diretta video con le famiglie per convincere i loro cari a pagare “il riscatto”.

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