A sette anni di distanza dall’ultima tornata elettorale nel bel mezzo della guerra civile, la Siria è chiamata a decidere il suo prossimo presidente. Un risultato che appare scontato visto che molto probabilmente Bashar al Assad sarà riconfermato alla guida del paese per la quarta volta consecutiva da quando ha “ereditato” la carica dal padre Hafez nel 2000.

A dieci anni di distanza dal conflitto civile siriano, Bashar al Assad è ancora saldo al potere grazie al sostegno di grandi attori internazionali come Russia e Iran. Negli ultimi mesi ha aumentato le apparizioni in pubblico, visitando il cuore industriale del paese: fabbriche, aziende e lavoratori che sono rimasti indenni dalla distruzione delle bombe e della furia dell’Isis.

Come riporta il Guardian in un articolo, il presidente siriano e sua moglie Asma si sono impossessati del controllo finanziario del paese spodestando le risorse del cugino di primo grado di Bashar al Assad, uno degli uomini più ricchi del paese: Rami Makhlouf. A inizio 2020 Asma al Assad ha rilevato la fondazione di beneficenza che Makhlouf aveva usato per provvedere alle famiglie dei lealisti uccisi nei combattimenti, trovando una buona risorsa finanziaria per un paese in piena crisi economica. Nei mesi successivi Makhlouf è stato spogliato anche delle sue azioni nella rete di telefonia mobile Syriatel, rimanendo di fatto con il portafoglio vuoto.

Il Guardian riporta anche di estorsioni perpetrate dai funzionari siriani a danno dei commercianti, che si sono visti chiedere anche centinaia di migliaia di dollari, con l’obiettivo di recuperare più denaro possibile e rimpolpare le casse statali. 

I candidati

Il presidente siriano corre insieme ad altri due candidati: l’ex ministro e deputato Abdallah Salloum Abdallah, e il leader dell’opposizione Mahmoud Ahmed Marei, il quale ha partecipato ai negoziati condotti dall’Onu a Ginevra per risolvere la questione siriana e dare vita a una nuova costituzione.

Le altre 48 richieste sono state rifiutate dal tribunale del paese per incompatibilità. Infatti, secondo la legge nazionale per candidarsi bisogna essere residenti in maniera continuativa all’interno del territorio siriano negli ultimi dieci anni. Una norma che di fatto impedisce agli oppositori politici scappati in esilio di presentarsi alle liste. Un cugino di primo grado di Assad, Ribal al-Assad, che si trova in esilio da oltre vent’anni, ha detto che la comunità internazionale ha rinunciato alla Siria. «Il mondo gli sta permettendo di tenere queste elezioni», ha detto riferendosi al presidente siriano. «Non c’è stato nulla per cui essere ottimisti negli ultimi 10 anni. Ci sono molti buoni siriani che vivono all’estero, persone intelligenti che hanno guardato l’opposizione e hanno detto che se questi dovrebbero essere i nuovi ragazzi, sono peggio». In totale sono 18 milioni i cittadini che sono chiamati alle urne, alcuni dei quali hanno già votato dall’estero presso le ambasciate siriane. In alcuni paesi non sono mancati neanche gli scontri tra i sostenitori di Assad e i suoi oppositori, come accaduto in Libano.

Elezioni Siria, gruppi di libanesi attaccano siriani sostenitori di Assad che si recano al voto (AP Photo/Hassan Ammar)

Le critiche

Le Nazioni unite hanno fatto sapere che il voto non rispetta le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. I funzionari Onu, infatti, chiedono un processo di transizione politico per porre fine al conflitto, una nuova costituzione e libere elezioni sotto la loro supervisione. La Turchia e la Germania hanno vietato il voto dei cittadini siriani residenti all’estero, con i rispettivi deputati nazionali che hanno descritto lo scrutinio come una «farsa». Anche il Dipartimento di stato americano e il ministero degli Esteri francese hanno sottolineato in una nota che le elezioni presidenziali siriane non saranno «né libere né legittime» e hanno affermato che Assad sta cercando di aggirare la soluzione richiesta dalla comunità internazionale che vuole invece un tavolo di confronto con tutte le realtà politiche siriane a esclusione dei gruppi estremisti.

Le ultime elezioni

L’ultima tornata elettorale ha visto Assad trionfare con quasi il 90 per cento delle preferenze. Sono state elezioni non riconosciute da gran parte della comunità internazionale, visto che tante città e province del paese non hanno avuto accesso al voto per via dell’imperante conflitto civile che ha travolto il paese dal 2011, anno in cui le primavere arabe portarono alla deposizione dei regimi decennali di Ben Ali (in Tunisia) e Moubarak (in Egitto). Dieci anni di guerra hanno provocato quasi 400mila morti riconosciute dalle stime ufficiali e milioni di sfollati. Oggi la Siria si trova ad affrontare una grave crisi economica e sanitaria dovuta anche alla pandemia che, con un sistema di tracciamento falsato, ha comunque segnalato circa 25mila casi.

Dieci anni fa i ribelli siriani chiedevano la fine della dinastia Assad che governa il paese oltre cinquant’anni, oggi ancora una volta la tornata elettorale sembra non girare a loro favore.

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