Oltre il danno anche la beffa. La Russia ha espulso un diplomatico italiano dichiarandolo persona non grata. La motivazione della decisione è esplicitata dal ministero degli Esteri del Cremlino e riportata dall’agenzia Interfax: è stata una risposta alle «azioni ostili e ingiustificate delle autorità italiane» contro la Russia per il caso Biot.

Walter Biot è il capitano della Marina militare italiana arrestato mentre è stato colto il flagranza durante la vendita di 181 documenti segreti, alcuni della Nato e altri altamente classificati, a un funzionario russo accreditato presso l’ambasciata di Roma. In seguito all’arresto la Farnesina ha preso immediati provvedimenti espellendo dal territorio italiano il funzionario russo e il suo diretto superiore. Un’azione che ha rischiato di scatenare una crisi diplomatica che non si è spinta oltre a dichiarazioni dure e al vetriolo da parte della Duma. Hanno promesso sanzioni di pari livello e non sono tardate ad arrivare.

In una nota la Farnesina ha così commentato l’espulsione del suo diplomatico: «Abbiamo appreso con profondo rammarico della decisione della Federazione Russa di espellere l’Addetto navale aggiunto dell’Ambasciata d’Italia a Mosca con un preavviso di 24h. Consideriamo la decisione infondata e ingiusta perché in ritorsione a una legittima misura presa dalle Autorità italiane a difesa della propria sicurezza».

Attualmente Biot è in carcere ed è accusato di vari reati di spionaggio. Secondo l’accusa avrebbe ricevuto oltre cinquemila euro per vendere i documenti. Il suo avvocato ha più volte chiesto la scarcerazione e che il suo assistito venga giudicato soltanto da un tribunale, quello militare, mentre sul caso sta indagando anche la Procura di Roma guidata da Prestipino. Walter Biot è stato trasferito dal carcere di Regina Coeli, a Roma, a quello militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e domani Biot sarà sottoposto a un nuovo interrogatorio di garanzia davanti al gip.

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