L’impopolarità del presidente americano Joe Biden abbinata all’inflazione e al crescente costo della benzina sembrava fino a un paio di mesi fa la ricetta perfetta per una vittoria schiacciante dei repubblicani nelle elezioni di metà mandato di novembre.

Poi lo scorso giugno è arrivata la sentenza della Corte Suprema che ha cancellato il diritto federale all’aborto, annullando il precedente della Roe v. Wade del 1972 e ridando la parola ai singoli stati. Alcuni strateghi democratici comunque invitavano a non farsi illusioni: gli americani votano con il portafoglio e l’assenza di manifestazioni di massa diffuse in tutto il paese faceva pensare che il tema non fosse un game changer, ma la solita questione cara alle élite colte e urbanizzate.

Invece no. Lo scorso 2 agosto in Kansas, stato che vota sempre presidenti repubblicani dal 1968 e con vaste aree rurali, con un referendum si è deciso di mantenere la protezione costituzionale a difesa dell’aborto. Anche due elezioni suppletive nello stato di New York e in Alaska hanno premiato i democratici.

Non può essere un caso. Non più. Così gli strateghi repubblicani sono corsi ai ripari. L’abolizione della Roe v. Wade, celebrata sugli account social del partito con un roboante “life wins” è diventata un punto debole in un particolare segmento dell’elettorato repubblicano: le donne bianche che vivono nei sobborghi residenziali fuori dai grandi centri urbani.

Non si tratta di una categoria qualunque. Secondo la storica Lisa McGirr, autrice del libro Suburban Warriors, nel corso degli anni ’60, in California e nel resto del paese, le donne medio borghesi hanno giocato un ruolo fondamentale nella diffusione delle idee conservatrici, soprattutto attraverso le occasioni di incontro sociale nei fine settimana.

Ai vertici delle loro preoccupazioni c’era anche la crescente libertà sessuale dei figli. E quindi anche l’aborto. Immagine di questa campagna è diventata nel decennio successivo l’attivista Phyllis Schlafly, perfetta icona di questo mondo segreto che ora usciva allo scoperto per dire che le donne non erano tutte come le femministe che all’epoca riempivano quelle piazze.

I tempi sono cambiati

La sconfitta in Alaska di Sarah Palin, che spesso si era atteggiata a discendente ideologica di Schlafly nel Ventunesimo secolo senza averne né la verve polemica né la cultura, ha mostrato che i tempi sono cambiati. Adesso quelle donne di mezza età sono molto diverse dalle loro madri: secondo un sondaggio del Wall Street Journal, il 52 per cento delle donne suburbane sceglierà un candidato democratico a novembre, con l’aborto come prima questione, più della stessa inflazione che pure ha un impatto non trascurabile sui bilanci familiari. E anche più dell’istruzione, che lo scorso novembre 2021 ha fatto sì che in Virginia vincesse il conservatore moderato Glenn Youngkin.

Ergo gli strateghi repubblicani hanno consigliato di correre ai ripari: l’esempio di Blake Master, candidato al Senato in Arizona, è significativo. Prima delle primarie di agosto, sul suo sito si poteva leggere che era al «100 per cento pro life» e che tra i suoi obiettivi c’era anche il divieto federale di abortire.

Ora invece si legge che punta soltanto a un divieto su quelli successivi al terzo trimestre. Non solo: ha anche cambiato linea di comunicazione. In agosto ha lanciato un video dove parla sua moglie Catherine, dove parla seduta nel salotto di casa, mentre in sottofondo passano le foto del marito che gioca con i loro tre figli, dicendo che «Blake vuole che gli americani siano prosperi e che non si può più andare avanti così». Linea seguita anche da altri candidati al Senato molto radicali come J.D. Vance: sua moglie Usha ha parlato della sua infanzia difficile, descritta nel suo best seller Elegia americana, e di come ciò lo abbia reso un uomo migliore.

Stessa retorica scelta da un altro figlio di una mamma single come Adam Laxalt, che corre in Nevada per il Senato: mentre sua moglie Jaime descrive la sua difficile infanzia, viene mostrata una foto vecchia di lui bambino. Come a dire che anche i repubblicani capiscono che esistono altri modelli di famiglie oltre a quella tradizionale che possono rendere le persone “buone”.

In Colorado, infine, il candidato Joe O’ Dea, in forte difficoltà contro il senatore uscente dem Michael Bennett, ha scelto di mostrare una discussione con la sua figlia maggiore dove spiega il proprio sostegno ai «diritti abortivi», alla contraccezione e al matrimonio egualitario.

"Ultra Maga”

Un ammorbidimento generale che stride molto con la linea trumpiana chiamata “Ultra Maga” e che invece punta a una mobilitazione dei militanti grazie agli scontri ideologici. Questo spiega anche lo scontro che sta avvenendo ai vertici del gruppo repubblicano al Senato: il leader Mitch McConnell non nasconde la sua delusione per alcuni candidati, avendo preferito maggiormente dei moderati che potessero attaccare l’amministrazione Biden sull’economia, mentre il responsabile della campagna elettorale Rick Scott sposa la linea dello scontro che in passato aveva pagato molto.

Stavolta però potrebbe non bastare. Non era previsto che molti delusi da Joe Biden avessero così a cuore i diritti abortivi che il partito repubblicano ha disprezzato pubblicamente per mesi. Quelle stesse madri che qualche decennio fa spingevano la rivoluzione conservatrice oggi potrebbero semplicemente dire che forse anche il deludente e anziano Joe Biden non è poi così male, specie se l’inflazione rallenta e il costo della benzina si riduce.

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