L’esercito israeliano sta portando avanti l’offensiva nel nord della Striscia di Gaza, per colpire «obiettivi terroristici di Hamas», fa sapere l’esercito israeliano. L’agenza di stampa palestinese Wafa riporta intensi bombardamenti nell’area di Jabaliya, i cui abitanti sono stati fatti evacuare nella parte occidentale di Gaza City. Wafa precisa che gli aerei israeliani hanno bombardato nello specifico le zone orientali di Jabaliya, uccidendo e ferendo «diverse persone».

Droni israeliani, prosegue l’agenzia palestinese, hanno colpito nei pressi di una clinica dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel centro di Jabaliya. L’Idf ritiene che Hamas stia «ricostruendo le sue capacità» nel nord della Striscia.   

Secondo quanto riporta Al Jazeera, l’esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti nel campo profughi di Jabaliya, distruggendo case residenziali e attaccando centri di evacuazione. Diverse persone sarebbero state uccise e ferite, ma non è ancora stato riportato il numero esatto delle vittime. Lo riportano Wafa e Al Jazeera, secondo cui carri armati israeliani hanno iniziato a entrare nel campo profughi di Jabaliya, dove sono in corso scontri con i miliziani di Hamas.

La conferma dell’operazione arriva dall’esercito israeliano: «Dopo aver lanciato appelli alla popolazione civile perché lasciasse temporaneamente l’area di Jabaliya per raggiungere i rifugi nella parte occidentale di Gaza City, le truppe dell’Idf hanno lanciato nella notte un’operazione basata su informazioni di intelligence riguardanti i tentativi di Hamas di riorganizzare le sue infrastrutture terroristiche e i suoi agenti nell’area. Prima dell’ingresso delle truppe, aerei da combattimento e altri aerei hanno colpito circa 30 obiettivi terroristici nell'area e hanno eliminato diversi terroristi di Hamas», hanno dichiarato le Forze di difesa israeliane in un comunicato.

Nel sud della Striscia

Nel frattempo continuano le operazioni dell’esercito israeliano a Rafah, la città nel sud della Striscia, al confine con l’Egitto, dove si sono rifugiati più di un milione di sfollati. Si stima che migliaia di famiglie abbiano lasciato Rafah, vista la pressione dell’Idf, scrive il Guardian. Sabato, Israele aveva chiesto ai civili residenti in diversi quartieri della città di spostarsi verso un’area “umanitaria ampliata”, al-Mawasi, una linea sottile di costa. 

Ma le preoccupazioni dell’Onu sono forti: il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha dichiarato che un assalto israeliano su larga scala sulla città di Rafah «non può avere luogo», perché violerebbe il diritto internazionale umanitario. «Non vedo come gli ultimi ordini di evacuazione, tanto meno un assalto completo, in un’area con una presenza estremamente densa di civili, possano essere conciliati con i requisiti vincolanti del diritto internazionale umanitario e con le due serie di misure provvisorie vincolanti ordinate dalla Corte internazionale di giustizia», ha scritto in un comunicato. 

Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha rinnovato la richiesta di un’immediata cessazione della guerra tra Israele e Hamas a Gaza, del ritorno degli ostaggi e di un aumento degli aiuti umanitari alla Striscia. «Ripeto il mio appello, l'appello al mondo, per un immediato cessate il fuoco umanitario, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e un immediato aumento degli aiuti umanitari», ha affermato Guterres in un discorso video a una conferenza internazionale.

«Ma un cessate il fuoco sarà solo l’inizio», ha aggiunto, «sarà una lunga strada per tornare indietro dalla devastazione e dal trauma di questa guerra».

Il bilancio delle vittime

Sono oltre 35mila le vittime palestinesi dall’inizio dell’offensiva israeliana, sette mesi fa. Lo ha dichiarato il ministero della Sanità di Gaza, aggiungendo che 78.755 persone sono state ferite. Nell’arco di 24 ore sono stati registrati almeno 63 decessi. 

A rischio i trattati

Un alto funzionario egiziano, coperto da anonimato, ha dichiarato all’Associated Press che l’Egitto ha avvertito Israele, gli Stati Uniti e i governi europei che l’offensiva a Rafah ha messo ad alto rischio il trattato di pace, una pietra miliare della stabilità regionale. 

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