Colpo di grazia per la Superlega europea del calcio. Il tanto atteso parere legale firmato dal greco Athanasios Rantos, avvocato generale della Corte di giustizia europea, è stato depositato di buon mattino e ha avuto l’effetto di una tranvata: la posizione dell’Uefa come ente organizzatore delle manifestazioni calcistiche in ambito europeo non va contro le regole comunitarie sulla concorrenza. Così è stato anticipato dal comunicato stampa pubblicato sul sito della Corte, quattro pagine che anticipano la messa a disposizione del parere integrale (una cinquantina di pagine, attese per la giornata di oggi).

Come era stato precisato nei giorni scorsi, il parere dell’avvocato Rantos non è vincolante. Ma eserciterà comunque un peso sulla sentenza che la Corte di giustizia sarà chiamata a emettere nella prossima primavera.

Per questo era così atteso da entrambe le parti in causa: da un lato la A22 Sports Management, la società cui formalmente toccherebbe organizzare la manifestazione calcistica secessionista, dall’altra l’Uefa che nell’ultimo anno e mezzo ha difeso con forza le proprie prerogative. Per i promotori della Superlega l’argomento forte non poteva che essere l’attacco al monopolio Uefa, e dall’aprile 2021 insistono sul tema. Invece, hanno finito per incassare l’ennesima sconfitta. E a questo punto c’è da chiedersi fino a quando vorranno perseverare in una campagna così rovinosa.

Un’ultima annotazione: quando si parla del rapporto fra calcio e regole comunitarie, il 15 dicembre non è una data qualsiasi. Proprio in questo giorno, ventisette anni fa, venne pronunciata la Sentenza Bosman (15 dicembre 1995). Fu l’atto giuridico che scompaginò lo sport professionistico europeo e il suo contenuto andò nella direzione di scardinare il dirigismo Uefa e favorire le libertà del mercato.

Per i promotori superleghisti del giudizio presso la Corte, questa coincidenza temporale era percepita come un ottimo auspicio. E invece le cose sono andate in senso opposto e testimoniano quanto la sensibilità politica delle istituzioni europee, in tema di libertà di mercato e di rapporto fra vecchi e sorgenti monopoli, sia cambiata. I grandi club europei pensino piuttosto a pagare i debiti e a darsi regole gestionali più virtuose, anziché appellarsi al libero mercato soltanto quando conviene loro.

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