Oltre 28mila morti e almeno 80mila feriti. Il bilancio delle vittime provocate dal terremoto magnitudo 7.8 che ha colpito 150 chilometri di confine tra Turchia e Siria aumenta a dismisura ogni giorno.

Secondo le Nazioni unite siamo solo all’inizio e il numero delle vittime rischia più di raddoppiare, soprattutto nella parte siriana dove i soccorsi sono arrivati con ritardo e dove il rischio di crisi umanitaria è molto più alto.

Gli arresti

Mentre i soccorsi proseguono e gli stati inviano i primi aiuti, i funzionari turchi hanno arrestato o emesso mandati di cattura nei confronti di 130 persone presumibilmente coinvolte nella costruzione degli edifici che sono crollati. Nell’ondata di arresti c’è anche chi cerca di lasciare il paese prima di finire dietro le sbarre, come i due imprenditori sono stati fermati all’aeroporto mentre erano diretti in Georgia. Sono rienuti responsabili della distruzione di diversi edifici ad Adiyaman che sono crollati con la forte scossa di terremoto dello scorso 6 febbraio.

Secondo l’agenzia stampa nazionale Anadolu, altre due persone sono state arrestate nella provincia di Gaziantep, con l’accusa di aver abbattuto delle colonne per fare spazio in un edificio crollato.

Il ministro della Giustizia turco ha promesso di punire tutti i responsabili. I procuratori hanno iniziato a raccogliere prove e campioni di edifici per capire che materiali siano stati utilizzati per la costruzione degli edifici. Per facilitare le indagini sono stati creati anche degli uffici ad hoc. L’obiettivo è anche quello di investigare sugli appaltatori.

Evitare le critiche

Il presidente turco Rece Tayyip Erdogan ha ricevuto un ampio sostegno internazionale fin dalle prime ore del sisma, ma sul fronte interno deve fronteggiare diverse critiche legate ai ritardi nei soccorsi, alle costruzioni non a norma e all’abbandono di alcune aree terremotate.

Per cercare di mettere a tacere le critiche nei giorni scorsi le autorità turche hanno anche censurato Twitter dove circolavano, foto, video e post collegati alla tragedia. Ora Erdogan spera che la rabbia dei famigliari delle vittime venga diretta contro i costruttori e gli appaltatori, più che ai funzionari statali. Le elezioni parlamentari e presidenziali di maggio sono dietro l’angolo.

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