Nel primo giorno in cui è entrato in vigore il cessate il fuoco mediato dai funzionari egiziani tra Israele e Hamas, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha tenuto una conferenza stampa nel quartier generare militare di Kirya a Tel Avivi.

Dopo undici giorni di escalation Netanyahu ha ringraziato il popolo e l’esercito israeliano per la sua «resilienza» durante il conflitto e ha affermato che gli obiettivi dell’operazione “Guardian of the Wall” sono stati «straordinariamente» raggiunti.

Bibi ha anche detto che l’operazione ha salvaguardato la sicurezza di Israele e che non ha ritenuto opportuno un intervento via terra. «Se l’avessi ritenuto necessario, l’avrei ordinato» ha detto davanti ai giornalisti. «Abbiamo causato il massimo delle perdite ad Hamas minimizzando le perdite israeliane», ha aggiunto esprimendo cordoglio per le dodice vittime israeliane. 

A Hamas è stato inferto un «colpo che non può immaginare» dopo gli oltre 100 chilometri di tunnel distrutti e le postazioni militari. Del parere opposto è invece l’organizzazione islamista che considera il cessate il fuoco come una vittoria. Dal Qatar, il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha detto: «Quello che verrà dopo questa battaglia non è quello che è venuto prima... vedrete ancora molti contatti [diplomatici] e successi». Ha accolto anche con soddisfazione le manifestazioni in Cisgiordanita: «Abbiamo visto come la nostra nazione si è svegliata... per sostenere Gerusalemme, la Palestina e la resistenza». 

Nel complesso l’operazione militare israeliana ha ucciso circa 200 terroristi di cui 25 alti ufficiali. «Quello che era non è quello che sarà» ha sentenziato il primo ministro Bibi. In conferenza stampa è intervenuto anche il ministro della Difesa Benny Gantz che ha invitato Netanyahu a non «trasformare una vittoria militare in un’opportunità diplomatica mancata» e affermando che la questione della Striscia dovrebbe essere affrontata nel lungo termine.

Nella scena politica interna molti sindaci di città israeliane che si trovano vicini al confine con Gaza non hanno accolto con favore la tregua, mentre i partiti d’opposizione chiedono la fine del governo di Netanyahu.

Tensioni a Gerusalemme

Nonostante la tregua a Gaza in Cisgiordania sono continuati gli scontri. Almeno 15 palestinesi sono rimasti feriti dopo che la polizia israeliana ha fatto irruzione nei cortili del complesso della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme dove gli arabi stavano festeggiando quella che considerano come una “vittoria”. Sassi e lacrimogeni sono le armi principali dello scontro, ma non solo, l’agenzia di stampa Wafa racconta anche di proiettili di gomma lanciati contro i palestinesi da parte della polizia.

Nel frattempo, oltre duecento cittadini israeliani e palestinesi hanno partecipato a una manifestazione contro le espulsioni delle famiglie arabe dal quartiere Sheikh Jarrah.

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