Arriva la firma del presidente americano sull’accordo negoziato con Ursula von der Leyen sui dazi reciproci. Confermata l’aliquota per l’Ue, l’entrata in vigore slitta di qualche giorno. Scattano sanzioni record per altri paesi
Confermato l'accordo tra Usa e Unione europea sui dazi raggiunto in Scozia nei giorni scorsi. Nell’ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, l’Ue è inclusa con una tariffa doganale al 15 per cento, in vigore dal 7 agosto. L’intesa si estende anche a Giappone e Corea del Sud, con cui sono stati siglati accordi analoghi. Bruxelles ha evitato l’inasprimento al 20 per cento inizialmente previsto e ha limitato i danni anche nei settori chiave, come farmaci e semiconduttori, inclusi nell’intesa.
I nuovi dazi di Trump
Le nuove tariffe, rinviate di una settimana per consentire alla Dogana americana di aggiornare i sistemi, si inseriscono in un quadro globale ridefinito su base bilaterale. La tariffa “universale” al 10 per cento resterà in vigore solo per i paesi con cui gli Usa registrano un surplus commerciale. Per circa 40 paesi con saldo negativo scatterà invece l’aliquota del 15 per cento. Ma oltre una dozzina di economie vengono colpite da dazi molto più alti, fino al 41 per cento.
Tra i Paesi più penalizzati figurano Siria (41 per cento), Svizzera (39 per cento), Iraq e Serbia (35 per cento). Il Brasile è colpito da un dazio extra del 40 per cento su alcuni beni, deciso in risposta al processo contro l’ex presidente Jair Bolsonaro. In compenso, alcuni Stati del sud est asiatico hanno ottenuto sconti significativi: la Cambogia, che rischiava il 49 per cento, si ferma al 19 per cento, stessa aliquota per la Malesia. Anche Indonesia, Vietnam e Thailandia hanno limitato i danni, attestandosi tra il 19 e il 20 per cento. Le riduzioni sono state possibili grazie a negoziati dell’ultima ora, rivendicati come successi diplomatici da più governi.
Dazi speciali, trasbordi puniti e nuove minacce all’orizzonte
Il Canada è stato colpito duramente: le sue esportazioni non esenti dall’accordo Usmca passeranno da un dazio del 25 per cento al 35 per cento. L’aumento è stato motivato dalla «continua inazione e dalle ritorsioni di Ottawa», anche relative ai flussi di Fentanyl verso gli Usa, secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca. Ma dietro c’è anche un altro motivo: l’apertura del Canada al riconoscimento dello Stato di Palestina.
I dazi trumpiani hanno suscitato forti critiche: il premier dell’Ontario Doug Ford ha chiesto al primo ministro Mark Carney di «non cedere», mentre la Camera di commercio canadese ha parlato di «turbolenza tariffaria senza fondamento». Oltre ai dazi bilaterali, l’ordine introduce una nuova penalità del 40 per cento per tutti i transhipment, ovvero le merci inviate da paesi con dazi elevati verso altri più favorevoli e poi inoltrate negli Usa: una pratica comune nei flussi indiretti dalla Cina. Si tratta di una misura inedita, che mira a rafforzare l’origine controllata delle merci, e sarà attuata dalla U.S. Customs and Border Protection con nuove regole tecniche attese nelle prossime settimane.
Restano attivi i dazi settoriali già annunciati: 50 per cento su acciaio, alluminio e rame (entrati in vigore tra giugno e agosto), 25 per cento su automobili e ricambi, a partire da aprile. In sospeso restano invece le imposte fino al 200 per cento sui prodotti farmaceutici e quelle del 25 per cento sui semiconduttori: entrambe legate a un’indagine aperta ad aprile ai sensi della Section 232 del Trade Expansion Act per motivi di sicurezza nazionale.
Secondo il segretario al Commercio Howard Lutnick, i risultati sulle componenti elettroniche saranno pubblicati entro due settimane. Nonostante il nuovo assetto tariffario, Trump ha ribadito di essere pronto a trattare. In un’intervista alla NBC, ha dichiarato: «Non significa che qualcuno non possa arrivare in quattro settimane e dire che possiamo fare un qualche accordo». Ha poi assicurato che la sua porta è aperta anche al Canada. Quanto alle possibili ricadute sui consumatori americani, ha liquidato la questione con un paradosso: «L’unico prezzo che è aumentato è che arrivano centinaia di miliardi di dollari».
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