Standing ovation alla Knesset, poi il tycoon va a Sharm per la firma dell’accordo. I leader plaudono. Meloni: «Sì alla Palestina? Quando ci saranno le condizioni». Il presidente si autocelebra: «L’intesa più importante in 3mila anni»
Trionfalismi, applausi, risate, strette di mano e pacche sulle spalle. L’itinerario della pace di Donald Trump è riassumibile in una grande autocelebrazione senza precedenti, esplicitata in due lunghi discorsi e una serie di interventi davanti le telecamere che lo hanno inseguito per tutta la giornata di lunedì.
Nel giorno dello scambio di ostaggi e prigionieri tra Hamas e Israele, Trump si è preso la scena con facilità. Prima è andato in Israele per parlare alla Knesset, dal 2008 che un presidente Usa non interveniva al parlamento ebraico, e poi è volato in Egitto per la cerimonia dell’accordo di pace.
A Tel Aviv, Trump ha ricevuto gli onori riservati al «più grande amico che lo stato di Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca», come lo ha definito Netanyahu. Lo stadio di Gerusalemme si è illuminato per lui e nella spiaggia di Tel Aviv è apparsa una grande scritta di ringraziamento. E in Egitto è arrivato dal presidente Abdel Fattah al-Sisi come un vero faraone mentre 35 leader internazionali – tra cui anche Giorgia Meloni – lo stavano aspettando per la cerimonia. La strada verso l’hotel di Sharm el Sheikh dove si è tenuto il summit è stata riempita da gigantografie di Trump e al-Sisi e la scritta “Benvenuti nella terra della pace”.
Il grande amico
Alla Knesset Trump è stato accolto da una grande ovazione e da alcuni deputati con cappellini in stile Maga e la scritta “il presidente della pace”. Amir Ohana, il presidente della Knesset, lo ha definito «un gigante della storia ebraica» che sarà ricordato per «migliaia di anni» e ha annunciato di aver candidato al premio Nobel per la pace del 2026, diventato oramai un’ossessione per il presidente. «Rendiamo i nostri più sentiti ringraziamenti al Dio onnipotente di Abramo, Isacco e Giacobbe», ha detto Trump citando la Bibbia in una terra già appesantita da discorsi religiosi. L’accordo non è solo «la fine di una guerra, ma la fine di un’era di terrore e morte», ha detto, «questa è l’alba storica di un nuovo Medio Oriente». In un discorso da toni da campagna elettorale, Trump ha denigrato i suoi predecessori democratici (Joe Biden e Barack Obama) ed elogiato il ruolo avuto nelle trattative dei suoi emissari: Steve Witkoff e il genero Jared Kushner.
«Israele ha vinto tutto ciò che si poteva vincere con la forza delle armi – ha detto – le nazioni produttive e responsabili di questa regione non dovrebbero essere nemiche ma partner e, alla fine, persino amiche. Anche con l'Iran, il cui regime ha inflitto così tante morti in Medio Oriente, la mano dell'amicizia e della cooperazione è sempre aperta». Nei suoi 65 minuti Trump ha trovato il tempo per infrangere i protocolli diplomatici chiedendo al presidente Isaac Herzog di concedere la grazia a Netanyahu, imputato in tre processi. «Bibi mi ha chiesto armi di ogni tipo, anche quelle che non conoscevo», ha detto scambiandosi sorrisi con il suo alleato e innescando le risate dei parlamentari. «Le avete usate molto bene», ha aggiunto nel massimo disprezzo della vita umana che a Gaza conta l’uccisione di quasi 20mila bambini e altri 40mila feriti o con gravi amputazioni.
Poi è stato il turno di Netanyahu. «I nostri nemici ora capiscono quanto sia potente e determinato Israele», ha detto il premier. «Capiscono che attaccare Israele il 7 ottobre è stato un errore catastrofico», ha aggiunto prima di attaccare i paesi che «hanno aderito alla propaganda di Hamas».
Accoglienza faraonica
«Non c'è un altro modo di dirlo, è la pace in Medio Oriente», ha detto Trump ai giornalisti seduto di fianco ad al-Sisi. Dopo i saluti, il presidente Usa si è recato sul palco dove ha stretto le mani a ogni leader venuto a Sharm el Sheikh. Nella passerella finale era presente anche il presidente della Fifa, Gianni Infantino, per motivi non meglio specificati. Assente Netanyahu, dopo che in un primo momento è circolata la notizia che sarebbe volato anche lui nella città costiera egiziana.
Troppo presto, ancora, per averlo a un tavolo insieme ai leader arabi-musulmani. Troppo presto se si considera che fino a qualche mese fa l’Egitto ha sostenuto la causa del Sudafrica contro Israele per genocidio intentata alla Corte penale internazionale. Accuse e indagini che ora rischiano di trovare terra bruciata intorno.
Dopo i sorrisi davanti le telecamere i leader si sono riuniti intorno al tavolo per mostrare l’accordo di pace firmato ai media. Insieme a Trump e al-Sisi anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. «Ci sono voluti tremila anni per arrivare fino a qui», ha detto Trump.
«È un’occasione irripetibile per accantonare faide e odi». Ma il futuro è ancora tutto da vedere. Troppe incognite aleggiano sul piano che è entrato nella fase 2, quella in cui la governance passerà al “Board of peace” in cui Trump vorrebbe anche al-Sisi (perché «è un uomo buono»), e durante la quale dovrà partire il processo di ricostruzione. A tal proposito una conferenza si terrà in Egitto a novembre. L’Idf si ritirerà? Hamas deporrà le armi? Per il momento Trump ha fatto sapere di aver dato l’ok ad Hamas per avere un ruolo di forza di polizia in un breve periodo.
Al centro della scena anche il presidente egiziano. Uno smacco al Qatar che nel giorno più importante è rimasto in disparte, così come bin Salman e bin Zayed, entrambi assenti. «Questa è una storica pietra miliare, tutti siamo testimoni dell'accordo per chiudere la guerra a Gaza, un capitolo straziante della storia dell'umanità», ha detto al-Sisi. La premier Meloni ha detto che l’Italia è pronta a fare la sua parte di aiuti, sanità e sicurezza. «Punto ad avere uno Stato della Palestina», ha detto sottolineando che «se l’Onu lo chiede aumenteremo la presenza militare».
Nessuno ha fatto un cenno alle responsabilità israeliane nel massacro della popolazione civile, né a chi dovrebbe pagare la ricostruzione di una Striscia in macerie. E mentre in Egitto l’élite politica sorride, a Gaza riaffiorano i corpi dalle macerie. Nelle ultime 24ore ne sono giunti negli ospedali altri 60.
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