Un articolo del New York Times spiega come la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, abbia chiuso un accordo considerevole per la fornitura di vaccini prodotti dalla Pfizer/Biontech.

È avvenuto a febbraio, mentre l’Europa affrontava la crisi di forniture del farmaco contro il Covid-19 dovuti ai tagli annunciati da AstraZeneca, il principale fornitore dell’Unione europea. In quel periodo la pandemia continuava ad avanzare e molti paesi stavano entrando nella terza ondata. La leadership della von der Leyen era in discussione e per cercare di rimediare la presidente della Commissione ha attuato una strategia. «Per un mese Ursula von der Leyen ha scambiato messaggi e chiamate con Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer – scrive il New York Times – e mentre parlavano, due cose sono diventate chiare: Pfizer potrebbe avere più dosi da offrire all’Unione, molte di più. E l’Unione Europea sarebbe entusiasta di averle».

Si è giunti così alla firma di un nuovo contratto che sarà ufficializzato in settimana. Prevede 900 milioni di dosi fino al 2023 e un’opzione di acquisto per altre 900 milioni. L’Unione europea diventerà il più grande cliente del colosso farmaceutico, finora gli Stati Uniti era stato il maggiore acquirente con 300 milioni di dosi comprate. «Il nuovo contratto permetterà all’Unione di rivendere o donare i vaccini ai partner, permettendole di condurre la diplomazia dei vaccini e sostenere gli sforzi per immunizzare le persone nei paesi più poveri» si legge nell’articolo.

I primi contatti tra Ursula von der Leyen e l’ad Bourla sono iniziati a gennaio quando dall’azienda hanno dovusto giustificare il taglio temporaneo delle consegne. Infatti, a novembre l’Unione ha firmato un accordo iniziale con l’azienda per 200 milioni di dosi con l’opzione di aggiungere altre 100 milioni.

Bourla ha detto di aver costruito un legame con la presidente della Commissione. «Diversi leader del mondo si rivolgevano a me, da presidenti o primi ministri e re, e segretari generali di organizzazioni», ha spiegato. Ma con il leader europeo si è «sviluppata una profonda fiducia, perché abbiamo avuto profonde discussioni» lei «conosceva i dettagli delle varianti, conosceva i dettagli di tutto. Così questo ha reso la discussione, molto più impegnata».

Gli stati membri hanno vaccinato in tutto il 22 per cento della popolazione, troppo poca rispetto alla metà dei britannici, al 42 per cento degli americani e al 62 per cento degli israeliani. L’immunizzazione prevista per luglio sembra un miraggio attualmente e le nuove stime la danno per settembre.

Il Nyt ha avuto anche la possibilità di leggere in anteprima una bozza di valutazione su quante dosi effettivamente serviranno all’Unione europea. Secondo i funzionari di Bruxelles circa 510 milioni di dosi di richiamo nel 2022 e 2023.

Tuttavia alcuni stati ed esperti hanno paura che l’Unione europea sia dipendente da Pfizer e in caso di blocco o sospensione della produzione ci sarà un rallentamento delle consegne come con AstraZeneca. Dall’Europa però sembrano aver imparato la lezione e si sta seguendo lo sviluppo di vaccini come Novavax, Sanofi e Curevac.

Per quanto riguarda il prezzo del vaccino, i dettagli finanziari del nuovo contratto non sono ancora stati divulgati ma nel precedente accordo ogni dose è stata valutata 15,5 euro.

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