Nei giorni in cui l’attenzione è tutta focalizzata sul futuro governo e sulle tensioni nel centrodestra per la rosa dei ministri, le due regioni chiave – Lombardia e Lazio – si avvicinano al voto.

La Lombardia è l’affare più impellente da gestire. Si vota a marzo 2023 e la situazione è quella di uno stallo alla messicana tra la vicepresidente, Letizia Moratti, e il presidente uscente leghista, Attilio Fontana. Entrambi vogliono correre per lo scranno al Pirellone e nessuno è disposto al passo indietro.

Dall’ex sindaca di Milano trapela che non si ragiona sui “se”, ma solo sui “con chi”: se con il centrodestra unito o con un fronte civico d’area centrodestra. Lei si è messa all’opera nella costruzione di un programma e di una rete di movimenti già nel 2021, quando venne chiamata a intervenire nella gestione dell’emergenza covid e ricevette l’assicurazione da Matteo Salvini, con il placet anche di Silvio Berlusconi, di una staffetta con il governatore uscente.

La ricostruzione – confermata da fonti di Forza Italia – è però sempre stata smentita da Fontana, che oggi non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro e sa di avere l’appoggio di Salvini. La Lombardia è la culla della Lega salviniana e va difesa ad ogni costo, in particolare ora che il partito ha dimezzato i consensi rispetto a quelli di Fratelli d’Italia.

La Lombardia

In questo scontro a due, i comprimari non hanno ancora scelto dove collocarsi. Fratelli d’Italia rimane in attesa, pur sapendo che il risultato ottenuto alle elezioni politiche gli consegna il potere di influenzare ogni decisione anche in terra lombarda.

La coordinatrice, Daniela Santanchè, è amica personale di Moratti e dalla sua parte gioca anche il tema economico: «Moratti potrebbe sostenere autonomamente i costi della sua campagna elettorale», ragiona un esponente di Fdi. Tuttavia pubblicamente ogni sua velleità è stata frenata: in questo momento tutta l’attenzione è sul governo nazionale e l’iniziativa dell’ex sindaca è stata vista come un’imprudenza.

28/01/2017 Roma, manifestazione di Fratelli d'Italia 'Italia Sovrana', nella foto Daniela Santanchè, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Giulio Tremonti e Ignazio La Russa

Moratti, dal canto suo, avrebbe scelto di far emergere ora la questione sperando che la Lombardia entri nei giochi per la costituzione del governo e si risolva di conseguenza, magari con un ministero per far traslocare Fontana a Roma.

L’altro fronte è quello dei movimenti civici, che in Lombardia sono una forza capace di influenzare in modo determinante gli esiti elettorali e che che al momento si trovano spaccati in due.

Moratti è appoggiata da una quota di loro, tanto che a Milano già si parla di una sua lista civica guidata dall’ex sindaco Gabriele Albertini e che potrebbe godere dell’appoggio anche di Azione di Carlo Calenda e del sindaco Beppe Sala.

Chi ben conosce questi movimenti e si sta interessando della partita regionale, però, predica cautela: «È tutto molto prematuro e questo scontro sui giornali è disorientante e improvvido». Lavare i panni in pubblico non è mai una buona soluzione, soprattutto quando lo si fa all’interno della stessa area politica.

Anche Fontana, infatti, conosce bene la dimensione civica e gode dell’appoggio di una parte, in particolare del mondo dei liberi professionisti di cui lui stesso fa parte. «Ma siamo in fase di attesa e di ascolto», spiega uno di loro.

Tradotto: il posizionamento avverrà solo dopo che il centrodestra avrà sciolto ogni riserva. Meloni sa che sottrarre a Salvini la sua regione simbolo equivarrebbe a una dichiarazione di guerra e in questo momento non ha alcuna volontà di aprire un altro fronte di scontro con l’alleato.

Tuttavia, la risolutezza di Moratti nel portare avanti quella che lei chiama «disponibilità» ha provocato la minaccia di un ritiro delle sue deleghe e una formale richiesta di Fontana di arrivare a una decisione quanto prima a livello di segreterie nazionali.

Il Lazio

Altro fronte aperto è quello del Lazio, a causa delle impellenti dimissioni del presidente Nicola Zingaretti, dopo la sua elezione in parlamento.

FdI ha riunito i vertici del partito regionale: nella ripartizione interna al centrodestra, la candidatura spetta al partito di Meloni e va scelta quanto prima. Secondo molti il candidato naturale sarebbe il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, cognato di Meloni e suo fedelissimo.

Lui, però, ha detto chiaramente alla leader che intende proseguire il suo lavoro in parlamento e già ha ottenuto la riconferma a capogruppo, almeno per gestire le prime fasi della vita parlamentare. Poi, si vedrà, ma il diretto interessato avrebbe fatto capire di non avere alcuna intenzione di ritornare in Regione dove è stato consigliere e di aspirare a un ministero, magari in una seconda fase della legislatura.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 26-09-2022 Roma (Italia) Politica Elezioni - Conferenza stampa di Fratelli d’Italia Nella foto Francesco Lollobrigida 26-09-2022 Rome (Italy) Politics Political elections - Press conference by Brothers of Italy party In the pic Francesco Lollobrigida

Al suo posto è stato avanzato anche il nome di Maurizio Gasparri, formalmente di Forza Italia ma proveniente dalla storia politica di Alleanza nazionale. Il suo nome viene bollato come «rumore di fondo» da una fonte qualificata tra i dirigenti del Lazio, utile a distrarre per tenere coperto il vero nome.

In ballo, infatti, ci sarebbero anche i profili del coordinatore regionale, Paolo Trancassini, e anche quello di Fabio Rampelli nel caso in cui non venisse collocato in un ministero. L’unica certezza, per ora, è che si spinge per un nome «politico», dopo il fallimento dell’esperimento del candidato civico su Roma, con Enrico Michetti. In ogni caso, Meloni ha fatto capire che ogni decisione è rinviata a dopo la nascita del governo. Riempite le caselle ministeriali, anche le situazioni regionali potrebbero essersi di riflesso evolute o risolte.

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