Ma non prova neanche un po' di vergogna l'ex magnifico rettore dell'università di Palermo Roberto Lagalla a farsi sostenere da due personaggi così, candidato sindaco per indicazione comune di Marcello Dell'Utri e Salvatore “Totò” Cuffaro? Non gli passa per la mente nemmeno un solo cattivo pensiero che a piazzarlo lì, se sarà eletto, contribuiranno due uomini politici condannati per reati di mafia?

Della vicenda, noi di Domani, ce ne siamo occupati il 19 marzo scorso ma vogliamo tornarci perché il “caso Palermo” sta facendo affiorare umori e odori che ci trasportano nel passato più buio della città. Anche perché il nuovo sindaco, dopo l'era di Leoluca Orlando, si insedierà a Palazzo delle Aquile proprio a cavallo fra la strage Falcone e la strage Borsellino che verranno ricordate in pompa magna a trent'anni di distanza.
Ora, immaginiamoci questa scena. Sono le 16.59 di martedì 19 luglio 2022 e in via Mariano D'Amelio, luogo del massacro dove hanno fatto saltare in aria il procuratore, cala un minuto di silenzio e sul palco sale, per portare il saluto di Palermo, il primo cittadino Roberto Lagalla fasciato nel tricolore che gli hanno messo addosso anche l'ex governatore condannato per favoreggiamento alla mafia e il senatore condannato per concorso esterno. Come potrebbe reagire il popolo dell'antimafia raccolto in via D'Amelio non lo sappiamo, sappiamo però che è uno spettacolo che non vorremmo mai vedere.
In questo affaire palermitano si è parlato tanto di Cuffaro e di Dell'Utri che si sono rituffati nell'arena politica. E' vero che la Costituzione riconosce a entrambi il diritto di esprimere liberamente le loro idee politiche dopo avere scontato la pena, ma il punto è un altro: e riguarda soprattutto il candidato sindaco. Cuffaro continua a fare Cuffaro e Dell'Utri continua a fare Dell'Utri, l'anomalia vera è rappresentata dall'ex magnifico rettore che finge di ignorare chi gli sta portando aiuto elettorale e consensi. Ed è molto grave per chi si appresta a governare Palermo, La Galla non si libererà facilmente di queste ombre semmai il 13 giugno dovesse davvero diventare sindaco.

E’ tornato il Medioevo o qualcos’altro?

Ma l'ex magnifico sembra vivere in un mondo tutto suo, lontano, inafferrabile. Si chiede: «Perché dovrei scandalizzarmi?». Dice: «Io sto chiedendo agli elettori un voto su di me, sulla mia storia e sulla mia persona. Io sono il candidato di una coalizione larga dove c’è una forza che trova in Totò Cuffaro il suo riferimento e ci sono dei candidati, con le loro storie, legittimamente titolati e in campo. Perché dovrei rifiutarli?». Spiega: «Marcello Dell’Utri ha semplicemente espresso un giudizio positivo su di me. Se qualcuno ritiene davvero che un uomo non sia libero di dire come la pensa, allora stiamo dicendo che è tornato il Medioevo».

Non, non è tornato il Medioevo. E' tornato un antico sistema di potere che vuole riprendersi Palermo. Dopo anni e anni di un faticoso e doloroso percorso che sembrava aver trascinato la città fuori dalla palude, che puntava al cambiamento, strada difficile ma in qualche modo tracciata. E invece rieccoli.

Il candidato Roberto La Galla, laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979, specialista in radiologia diagnostica e radioterapia oncologica dal 1983, ordinario di “diagnostica per immagini e radioterapia” all'università di Palermo, autore di oltre 450 pubblicazioni scientifiche, ha un ambizioso programma per i suoi primi giorni da sindaco. Dieci “rivoluzioni” per Palermo. Rifiuti, mobilità, ambiente, partecipate, coste, inquinamento, grandi eventi. Dovrebbe aggiungere un altro punto che ha dimenticato: mafia. Ma forse non l'ha dimenticato, forse i suoi supporter eccellenti non gradirebbero sconfinamenti in un quel territorio.
Su ciò che sta accadendo a Palermo in questa campagna per il nuovo sindaco già un mese aveva avuto uno sfogo il procuratore generale di Agrigento Luigi Patronaggio, due giorni fa è stato Alfredo Morvillo (il fratello di Francesca, la moglie di Giovanni Falcone) a denunciare coloro che "strizzano l'occhio” ai condannati per mafia e, ieri, l'ex giudice del pool antimafia Giuseppe Di Lello ha aggiunto «che sembra di essere tornati a trent'anni fa come se nulla fosse successo».
Roberto la Galla va dritto per la sua strada: «Non ho niente da nascondere, non c’è niente da nascondere. Il problema non esiste, se non per la macchina del fango che si sta agitando in queste ore». La chiama – prorpio così – macchina del fango. L'ex magnifico rettore sembra già prigioniero prima dello spoglio elettorale.

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