«Fermare la guerra subito», con «misure economiche», cioè sanzioni, «e aiuti concreti» a chi è rimasto «a difesa della propria terra», cioè aiuti militari. Questo l’impegno dell’Italia nei confronti dell’Ucraina aggredita nelle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che oggi ha partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico all’università di Trieste.

Il discorso

«Stiamo rispondendo con la dovuta solidarietà all’aggressione nei confronti dell’Ucraina – ha detto Mattarella – con l’accoglienza dei profughi, con il sostegno concreto a chi resiste a difesa della propria terra contro un’invasione militare, con misure economiche e finanziarie che indeboliscano chi pretende di imporre con la violenza delle armi le proprie scelte a un altro Paese, per frenare subito, per rendere insostenibile questo ritorno alla prepotenza della guerra che, se non trovasse ostacoli, non si fermerebbe ma produrrebbe una deriva angosciosa di conflitti che potrebbero non trovare limiti».

Anche se il presidente non arriva al punto di nominare esplicitamente l’invio di armi in Ucraina, le sue sono piuttosto nette. Non è la prima volta che il presidente Mattarella interviene in questo modo sul tema dell’invio di armi, che nelle ultime settimane ha diviso e fatto discutere forze politiche, associazoni e commentatori.

I precedenti

Nel messaggio inviato all’Anpi giovedì scorso, ad esempio, Mattarella collegava «l’ingiustificabile aggressione al popolo ucraino» ai valori della resistenza. Il messaggio è stato giudicato una risposta diretta al presidente dell’associazione, Gianfranco Pagliarulo, che si è sempre espresso contro l’invio di armi nel paese, oltre ad aver spesso parlato delle colpe dell’occidente nel provocare l’attuale crisi. Durante il congresso, diversi esponenti dell’Anpi, tra cui Pagliarulo, hanno comunque ribadito la loro contrarietà al paragone tra l’Ucraina e la resistenza italiana e la loro opposizione all’invio di armi e il loro forte atteggiamento critico nei confronti della Nato.

Lo scorso 8 marzo, Mattarella aveva invece parlato dei contraccolpi che le sanzioni alla Russia avrebbero causato alla nostra economia. Anche qui aveva sottolineato la necessità di fare sacrifici in nome di una causa superiore. «Opporsi a questa deriva di scontri e di conflitti comporta dei prezzi; potrebbe provocare dei costi alle economie dei Paesi che vi si oppongono, ma questi sarebbero di gran lunga inferiori a quelli che si pagherebbero se quella deriva non venisse fermata adesso».

Due giorni prima, durante la sua partecipazione a una messa nella chiesa ucraina di Santa Sofia, a Boccea, vicino Roma, Mattarella era stato ancora più netto, sottolineando che l’Italia avrebbe fatto «tutto quello che si può».

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