Nella notte di Capodanno, a Rosazza nella valle del Cervo, non si è sfiorata solo una tragedia con lo sparo partito dall’arma del deputato Emanuele Pozzolo, ma si è aperta anche una crepa nel fronte nord del partito di maggioranza che è diventato un gigantesco problema per Fratelli d’Italia e la leader, Giorgia Meloni.

Lo è diventato alla luce degli ultimi risvolti, con Pozzolo, fedelissimo del sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, che è andato in procura a smentire i testimoni della notte col botto, compreso Pablito Morello, il capo della scorta del sottosegretario. Stando alla versione di Pozzolo, ricordano tutti male o, nella peggiore delle ipotesi, hanno mentito davanti ai pubblici ministeri.

Per tutta risposta Morello a Domani in modo stringato ma deciso spiega: «Se mi ha davvero accusato certo che lo denuncio per calunnia! Il minimo, ora aspetto cosa mi dice la procura», prima di aggiungere per dare solennità alla sua ricostruzione: «Quella sera io ero un ufficiale di polizia giudiziaria».

E, secondo Pozzolo, l’arma dalla quale è partito lo sparo che ha ferito Luca Campana, genero di Morello, sarebbe stata proprio nelle mani dell’agente penitenziario. Morello è ancora in servizio, in pensione andrà dal primo agosto, e non sopporta che la sua carriera viva questa parabola finale.

Dalla procura, guidata da Teresa Angela Camelio, nulla filtra, ma le parole di Pozzolo saranno attentamente valutate. Potrebbero portare all’apertura di un fascicolo o, invece, ritenute incompatibili con le ricostruzioni dei testimoni, supportate dalle perizie e dalle verifiche effettuate.

La posizione del partito

Ora, prima di addentrarci nella vicenda giudiziaria, resta quella politica: come può un partito continuare a mantenere una posizione mediana in un caso come questo? O mente il deputato accusando ingiustamente un ufficiale di polizia giudiziaria e ribaltando la ricostruzione di quella serata (alla festa c’erano molti dirigenti del partito, Delmastro compreso) oppure ha ragione Pozzolo e allora si pone il problema della permanenza nel ruolo ricoperto da Morello.

Un eventuale procedimento disciplinare nei confronti dell’agente dovrebbe essere aperto dal ministero della Giustizia, in particolare dal Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al cui funzionamento e controllo è delegato proprio Delmastro. Proprio Delmastro che, da uomo di vertice del partito e vicinissimo a Meloni di cui era anche avvocato, potrebbe prendere pubblicamente le distanze da Pozzolo e promuovere agli organi competenti l’espulsione dal partito. E, invece, silenzio.

Delmastro ha sempre parlato mal volentieri del caso, e ai pubblici ministeri ha offerto una versione, «Ero fuori a fumare», leggermente diversa da quella offerta alla stampa alla quale aveva detto fosse fuori dalla Pro loco per portare pacchi in auto. In tutta questa vicenda Meloni ha parlato una sola volta, a inizio gennaio, quando aveva definito Pozzolo un irresponsabile annunciandone la sospensione.

Ora, però, il deputato ribalta la verità, e dice che Delmastro «ricorda male» a proposito del suo volto catatonico, ricostruisce diversamente quella serata e scarica la colpa su Morello. «A Vercelli, dove il sindaco uscente è Andrea Corsaro, avvocato di Pozzolo, il quadro politico è stato stravolto da questa storia. Il deputato è molto amico di Delmastro, una rottura insanabile non farebbe bene a nessuno», sussurra chi conosce bene la storia.

Pozzolo contro tutti

Prima delle parole di Pozzolo, che a inizio gennaio aveva taciuto davanti ai pm, era toccato agli altri testimoni raccontare quanto accaduto, prima agli ufficiali accorsi nella notte col botto e poi ai magistrati.

«Nel maneggiarla (Pozzolo, ndr) esplodeva un colpo andando a colpire il signor Luca Campana sulla coscia sinistra mentre guardava Emanuele che la maneggiava», diceva Morello intorno alle tre di notte ai carabinieri. «Quando ho intimato Pozzolo a metter via la pistola mi sono reso conto che è partito un colpo, in quanto ho sentito un forte calore vicino la mia mano sinistra. Il colpo era altrettanto forte, in un ambiente chiuso si è sentito notevolmente», ribadiva Morello, il 4 gennaio ai pm.

«Pozzolo continuava a maneggiare la pistola e ad un certo punto mi è sembrato che lui volesse aprire il tamburo ma non riuscendoci, poggiava la pistola sul tavolo, come per fare leva, e proprio in quell’istante ho sentito partire un colpo», ha raccontato il ferito, Luca Campana.

«Campana e la moglie, vedendolo andar via, gli dicevano (a Pozzolo, ndr) “sei un disgraziato! Incosciente! Hai sparato! Almeno chiedi scusa!”. È stato in quel momento che ho capito che il colpo fosse stato sparato da Pozzolo, tuttavia non l’ho mai visto né estrarre né mostrare la pistola, tantomeno l’ho visto sparare», ha raccontato l’assessore, Davide Zappalà.

Alle testimonianze si aggiunge anche lo stub, con esito positivo, effettuato su Pozzolo e il deposito di una perizia balistica, contestata dalla difesa e sulla quale si è aperto uno scontro tra periti. Il team che difende il deputato contesta la perizia, la mancata rilevazione di tracce di polvere da sparo sugli altri presenti e l’individuazione di tre dna, come emerge dalla relazione dei Ris dei carabinieri, sulla pistola.

A questa ricostruzione differente si aggiungono ora anche le parole di Pozzolo, a vederlo sparare ci sono solo i familiari del ferito. Come finirà la saga del Capodanno made in Fratelli d’Italia? Da un punto di vista giudiziario si aspetta ora il determinarsi delle decisioni della procura, che potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per Pozzolo, indagato per lesioni personali e, tra l’altro, per porto abusivo d’arma da fuoco. È l’unica cosa certa di quella notte col botto che apre un’altra crepa nel cerchio magico della premier.

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