Le tifoserie organizzate si trovano insolitamente unite in una protesta contro il nuovo protocollo sul tifo, in fase di sperimentazione, che prevede restrizioni simili a quelle che già esistono da quasi vent’anni nel calcio. «Queste misure – spiegano – sono una spada di Damocle su un movimento che da sempre fatica a coinvolgere». Il paradosso, sottolineano, è il confronto con le regole nelle partite europee
C’è un silenzio nuovo nei palazzetti del basket italiano. Non è apatia o disaffezione, ma dissenso. Le curve, cuore popolare del gioco, hanno scelto di tacere: niente cori, niente bandiere né striscioni, niente tamburi e coreografie. Uno sciopero del tifo che unisce virtualmente tutto il paese, da Trento a Trapani, per esprimere la contrarietà al nuovo protocollo d’intesa firmato da ministero dell’Interno, Federazione italiana pallacanestro e Lega nazionale pallacanestro.
Le nuove misure, che prevedono regole più stringenti per i tifosi e limitazioni per le trasferte, vengono viste dalle tifoserie come immotivate in un contesto, quello della pallacanestro italiana, in cui sono assai rari episodi di violenza o che possano creare problemi di ordine pubblico.
Il protocollo
Il nuovo protocollo rivoluziona l’accesso ai palazzetti, portando anche il basket verso il modello di controllo già da anni applicato al calcio. Il tema principale attorno a cui ruota il documento è la possibilità di garantire la tracciabilità dei titoli di accesso e prevenire situazioni di rischio attraverso un’identificazione dei tifosi a monte. Così, per la prima volta, i biglietti per l’accesso ai palazzetti diventeranno nominali e su ogni tagliando dovranno essere riportati in maniera completa i dati anagrafici del possessore come già accade, invece, per gli abbonamenti.
Ma la norma più contestata riguarda le trasferte: «La vendita dei tagliandi per i tifosi ospiti – si legge nel documento – dovrà avvenire entro le 19 del giorno antecedente la gara». Il tutto per permettere «la trasmissione dell’elenco degli acquirenti, completo di nominativo e data di nascita, alla questura competente».
Una scelta motivata con la necessità di favorire verifiche preventive sui possessori dei biglietti e di disporre di un elenco completo dei presenti in caso di problemi di ordine pubblico. Prima di ogni gara, infatti, l’elenco sarà inserito nel sistema elettronico della polizia che dovrà confrontare i nominativi con l'elenco dei sottoposti a Daspo o altre restrizioni.
A ciò si aggiunge la presenza di «volontari riconoscibili mediante apposita casacca», gli steward insomma, nei settori ospiti e la possibilità per il questore di disporre «specifiche misure organizzative aggiuntive»: dalla vendita contingentata dei biglietti al divieto di trasferta, fino alla disputa a porte chiuse.
Il paradosso europeo
Un protocollo rigido e che contiene al suo interno un paradosso: non si applicherà a tutte le competizioni ma solo a quelle nazionali. Restano quindi escluse le gare europee, Eurolega, Eurocup e Champions League, che seguono regolamenti propri stabiliti da Fiba ed Euroleague. In quelle competizioni, l’ingresso resta libero da vincoli.
Se, per esempio, Olimpia Milano e Virtus Bologna si affrontano in Eurolega, i tifosi possono comprare il biglietto fino a poche ore prima, anche al botteghino, e accedere senza controlli preventivi. Ma se la stessa sfida si gioca in campionato, valgono regole opposte: biglietto nominale obbligatorio, acquisto entro le 19 del giorno precedente e verifica dei dati. Lo stesso pubblico, lo stesso palazzetto, ma regole opposte.
La protesta
Regole che secondo i gruppi organizzati sarebbero «inutili e ingiustificate» e metterebbero a rischio la crescita dell’intero movimento. «In un contesto come il tifo al seguito della pallacanestro – si legge nel comunicato congiunto diffuso dalle tifoserie – queste misure restrittive sarebbero una spada di Damocle su un movimento che da sempre fatica a coinvolgere».
Con un’insolita coesione tra tutte le tifoserie, in grado di superare anche le rivalità più sentite, i gruppi organizzati hanno così scelto di esprimere il proprio dissenso con una protesta collettiva. Nel weekend di Supercoppa tutte le tifoserie si sono ritrovate a Milano per una manifestazione collettiva fuori dal Forum durante lo svolgimento della finale.
Questo fine settimana, alla prima di campionato, le frange più calde del tifo hanno lasciato vuoti i propri settori. In tutti i settori, anche se rimasti vuoti, un solo striscione esposto recitava «no al protocollo».
«Cambiarlo in toto – commentano – sappiamo essere quasi impossibile, ma confidiamo in qualcosa». Il protocollo, infatti, è in fase di sperimentazione fino alla fine di questa stagione, ma dalla prossima verrà introdotta una versione definitiva. Proprio su quella sperano di poter “trattare” gli ultras, magari aprendo un tavolo con le istituzioni in cui far valere le proprie motivazioni e trovare un punto d’incontro.
Lega Basket Serie A ci informa che il “Protocollo di intesa per l’introduzione di misure organizzative relative ai campionati maschili di serie A, A2 e B” sarà applicato anche a tutte le competizioni europee e ai campionati femminili per «un’interpretazione estensiva dello stesso».
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