Nata per mettere alla prova i limiti della resistenza umana, la Lapland Arctic Ultra si corre a marzo in completa autosufficienza, su distanze che possono arrivare a oltre 185 km, in mezzo a paesaggi incontaminati, neve perenne e temperature sotto zero, con gli sci, una fat bike o a piedi. Il 35enne di Aprilia, che non è un professionista e ha avviato un crowdfunding per la gara, sarà tra i quattro italiani ai blocchi di partenza e racconta a Domani come si sta preparando e il senso di questa impresa
- Tutti i contenuti di Domani al 50% di sconto con la promo Black Friday. Abbonati ora a soli 60 euro all’anno, prezzo bloccato per sempre
Si scrive Lapponia e tanti di noi leggono “casa di Babbo Natale”, specialmente in questo periodo dell’anno. Per gli amanti del trekking e del survival trekking si legge invece Lapland Arctic Ultra, cioè un’ultramaratona che con un percorso ad anello - intervallato da tre checkpoint con medico e ristoro caldo - cinge buona parte della Lapponia svedese.
Quella che viene considerata una delle gare più estreme d’Europa ha preso ispirazione dalla Yukon Arctic Ultra, storica corsa canadese nel Grande Nord. Nata per mettere alla prova i limiti della resistenza umana in condizioni estreme, la Lapland Arctic Ultra si corre in completa autosufficienza, lungo distanze che superano ampiamente i 42 chilometri canonici della maratona, fino ad arrivare in alcune edizioni a 185 km e oltre, in mezzo a paesaggi incontaminati, neve perenne e temperature sotto lo zero.
Da Aprilia alla Lapponia
Tra gli atleti e survivalisti pronti a cimentarsi in questa impresa, prevista per il mese di marzo del prossimo anno, ci sarà Giulio Pacchioni, che a oggi è il quarto italiano pronto a partecipare alla Lapland Arctic Ultra, gara internazionale che vede in prevalenza la partecipazione di atleti russi o nordeuropei.
Pacchioni, 35 anni e originario di Aprilia - in pieno Agro Pontino - ha lanciato di recente un appello sui social dichiarandosi pronto a partecipare e aprendo una raccolta fondi per mettere insieme l’attrezzatura adatta e parte dei fondi necessari per poter sostenere questa avventura.
Una sfida straordinaria pronta per essere affrontata da una persona ordinaria, o almeno così si definisce lui: «Partecipando a questa sfida - racconta - voglio dimostrare che con l’impegno e la determinazione si possono fare grandi cose, anche quello che può sembrare davvero difficile e insormontabile».
Alle spalle di Pacchioni non c’è una carriera da atleta professionista, ma un percorso decennale costruito con passione, resilienza e progressivo avvicinamento al mondo del trekking estremo. Dopo aver praticato per anni escursionismo e cammini in solitaria, ha cominciato ad affrontare sfide via via più impegnative, fino a decidere di puntare tutto sulla Lapponia. Non si tratta solo di un’avventura, ma di un banco di prova fisico, mentale e simbolico.
Il senso dell’avventura
Sulla pagina della raccolta fondi, Pacchioni racconta che la Lapland Arctic Ultra non è “solo” una corsa: «Si tratta di un viaggio fatto di resistenza, determinazione e sogni». Sogni che intende condividere con i più giovani: «Vorrei riaccendere - spiega - il fuoco della sfida e della passione nei ragazzi di oggi. Inoltre siamo nel contesto ideale per scegliere di riavvicinarsi alla natura e al sano spirito d’avventura. In questo periodo storico è fondamentale, perché è un qualcosa che si sta perdendo sempre di più».
Proprio questa spinta emotiva può essere un fattore determinante se si pensa all’imponente cornice della gara. In Lapponia, nel periodo di marzo, cioè il mese in cui è prevista la Lapland Arctic Ultra, le temperature esterne oscillano tra le diurne con -10° e le notturne tra -20° e -30°. Anche queste ultime, infatti, vanno considerate nel contesto della preparazione, in quanto nella quattro giorni il pernotto sarà lungo il percorso all’interno di tende artiche.
Come ci si prepara però a una sfida così imponente in un territorio così lontano in termini climatici? «Va studiato un approccio specifico - spiega Pacchioni - perché le regole della gara impongono una strategia ben precisa». La Lapland Arctic Ultra può essere affrontata con gli sci, con una fat bike o a piedi, con un ritmo che consente solo di poter marciare.
Come prepararsi
L’equipaggiamento gioca un ruolo fondamentale. Gli atleti trainano una pulka, ovvero una slitta, carica di tutto il necessario per sopravvivere in autonomia per diversi giorni. Al suo interno ci sono generi alimentari liofilizzati, fornello, carburante, sacco a pelo adatto a temperature polari, tenda da neve, abiti tecnici, ricambi, materiale di primo soccorso e strumenti di emergenza. Il peso può superare i 30 chili, e la sua gestione diventa parte integrante della fatica quotidiana.
Prepararsi in Italia per questo tipo di gare può sembrare difficile, ma non del tutto impossibile, al netto del fatto che probabilmente nel suo vocabolario questa parola non trova decisamente spazio. Pacchioni ha scelto di approcciare questa gara passando per l’Abruzzo, completando in questi giorni il Cammino del Gran Sasso in endurance, cioè affrontando circa 62 km inclusi 2.400 metri di salite e 3.000 di discese, tutti in una singola tappa che sfiora i comuni di Barisciano, Santo Stefano di Sessanio, Calascio, Castel del Monte e L’Aquila.
A rendere più simile l’approccio alla Lapland sono state le temperature, dai 30° gradi percepiti ai 6° con vento freddo nella notte. D’altro canto, il sogno lappone con lui può davvero diventare realtà. Clima incluso.
© Riproduzione riservata


