Un’eventualità che segnerebbe un momento storico per il calcio: i campioni d’Europa in carica potrebbero disertare i Mondiali della prossima estate. Negli scorsi giorni, il governo spagnolo a guida socialista ha preso una nuova posizione molto dura contro Israele per la guerra in corso ormai da quasi due anni in Palestina: se la selezione israeliana dovesse partecipare alla Coppa del Mondo, la Spagna potrebbe disertare la competizione.

Per adesso è solo una proposta, fatta dal portavoce del Psoe Patxi López, ma mette bene in chiaro come oggi il governo di Madrid si stia ponendo come guida di un movimento europeo di boicottaggio verso Israele. La Spagna ha infatti già deciso che non parteciperà all’Eurovision 2026, se ci dovesse essere un rappresentante israeliano, e si prepara dunque a fare lo stesso anche nel calcio. Contemporaneamente, il procuratore generale Álvaro García Ortiz ha autorizzato l’apertura di un’indagine sulle violazioni del diritto internazionale nella Striscia di Gaza.

L’avvertimento di Patxi López va di pari passo anche con le parole del premier Pedro Sánchez, che lunedì 15 settembre ha appoggiato la proposta di esclusione di Israele dalle competizioni sportive internazionali. Il tema è stato sollevato dalle organizzazioni sportive palestinesi già nei primi mesi del 2024, ma finora non ha raccolto molti consensi, e più di recente il direttore esecutivo del Cio, Christophe Dubi, ha confermato la partecipazione degli atleti israeliani ai Giochi invernali di Milano-Cortina.

Ma il movimento pro-Palestina nello sport è in forte crescita, e ha proprio la Spagna come epicentro in Europa. Dopo le numerose proteste della Vuelta, che hanno portato all’interruzione di diverse tappe prima del traguardo prestabilito, il prossimo 15 novembre a Bilbao si disputerà un’amichevole tra la squadra di calcio palestinese e la selezione dei Paesi Baschi. L’eventuale ritiro dai Mondiali del 2026 si inserisce dunque in un contesto più ampio, anche se rischia di trasformarsi in una situazione molto complessa per il governo Sánchez.

I rischi per la Spagna

Una legge del 1982 consente infatti al Consejo Superior de Deportes, che è un organo statale, di autorizzare o meno la partecipazione delle rappresentative spagnole agli eventi internazionali, ma quello che propone López non è mai avvenuto in nessuna disciplina, e potrebbe portare, paradossalmente a una squalifica della stessa Spagna dal calcio internazionale.

Le regole della Fifa sono infatti molto chiare: le interferenze governative negli affari delle federazioni, che sono soggetti indipendenti, sono sanzionabili anche tramite sospensioni. Che colpirebbero sia i club che le selezioni, causando problemi economici e anche la rimozione della Spagna da paese organizzatore (assieme a Portogallo e Marocco) dei Mondiali del 2030. Proprio per questo, per ora si parla solo di “valutare” il ritiro dal torneo della prossima estate.

La posizione del governo di Madrid è prima di tutto simbolica, dato che al momento una qualificazione di Israele è poco probabile: la squadra allenata da Ran Ben-Shimon deve ancora affrontare in trasferta Norvegia e Italia, che la precedono in classifica, e anche se terminasse davanti agli Azzurri dovrebbe poi superare gli spareggi.

Ma che una delle favorite per conquistare la prossima Coppa del Mondo possa considerare di ritirarsi per una protesta politica è un fatto che non può essere sottovalutato. E che potrebbe portare altri paesi critici verso Israele a prendere posizioni simili: pensiamo soprattutto alla Norvegia di Haaland, che ha già deciso di devolvere a Medici Senza Frontiere l’incasso della gara di Oslo contro gli israeliani.

Se più federazioni dovessero minacciare di ritirarsi dai Mondiali, Fifa e Uefa potrebbero trovarsi costrette a sanzionare davvero le squadre di Tel Aviv. La stessa cosa era avvenuta nel 2022 con la Russia, la cui esclusione era stata decisa solo dopo che Inghilterra e Galles avevano minacciato un passo indietro dai Mondiali in Qatar.

Da quasi un anno e mezzo la richiesta palestinese di sospendere Israele è bloccata negli uffici della Fifa, ma in compenso la Uefa ha mostrato di recente alcune timide aperture. Il presidente Aleksander Čeferin non ha escluso sanzioni verso Tel Aviv nel prossimo futuro, e durante la Supercoppa europea dello scorso agosto è stato portato in campo un messaggio che diceva «Basta uccidere bambini, basta uccidere civili».

Anche Glenn Micallef, Commissario europeo per lo sport, si è espresso a favore dell’esclusione di Israele dalle competizioni. La Spagna, adesso, prova ad allargare ulteriormente la protesta.

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