- Gli ingegneri di OpenAI hanno predisposto un ampio “bugiardino” che mette le mani avanti e invita alla cautela nell’uso di Gpt-4, l’ultima versione delle loro AI. Perché queste creature, come le medicine ammesse in farmacia, devono essere manovrate non tanto da chi l’ha predisposte, ma da terzi
- Siamo ai primi passi di una sorta di “democratizzazione” della potenza elaborativa
- Vedremo se il fallimento delle banche nella Silicon Valley si rivelerà non solo questione di banchieri rapaci e incompetenti, ma anche dell’attesa di una radicale ristrutturazione del mercato
La famiglia delle intelligenze artificiali Gpt è stata realizzata da OpenAI, una start up, va da sé, californiana e dalla direzione molto giovane, che ha potuto “mettere a terra” le sue filosofie grazie a una montagna di microchip e al rifornimento di miliardi assicurato da Microsoft. Da pochi giorni è in campo l’ultimo esemplare, Gpt-4, un ammasso di software con – miliardo più miliardo meno – 200 bilioni di parametri, che ingoia testi e immagini e ne trae i criteri con cui improvvisare risp



