Addio ai contratti fiume che legano gli utenti e super sanzioni per gli operatori che violano le regole.

Ci sono queste tra le novità del Codice comunicazioni elettroniche appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale e con validità dal 24 dicembre. Un evento epocale: il precedente Codice – sempre derivante da una direttiva europea – era del 2003. Quando internet era fenomeno di nicchia; prima di Facebook e molto prima del calcio in tv o della didattica a distanza.

Forti interessi in gioco

Il Codice è insomma la nuova cornice regolamentare, armonizzata con l’Europa, dove gli operatori e i consumatori dovranno muoversi nei prossimi anni. Ben 98 articoli, in un testo approvato l’8 novembre e solo ora uscito in Gazzetta Ufficiale: una lunga attesa da parte di utenti e operatori.

Sono molti gli interessi in gioco. Il testo impone che ogni contratto, comprese le rate di apparati, dovrà durare massimo 24 mesi; con in più l’obbligo di prevedere tra le offerte commerciali almeno un’offerta con «una durata massima iniziale di 12 mesi». Basta insomma contratti con rate di quattro anni, com’è stato finora, che legavano gli utenti e ingessavano il mercato: un problema su cui l’Antitrust si è espresso più volte.

L’attuale testo è in realtà un compromesso, ottenuto dopo il passaggio parlamentare del decreto, che prima prevedeva massimo dodici mensilità. Gli operatori avevano protestato: dodici mesi sono troppo pochi, dicevano; le singole rate – per un router, uno smartphone – sarebbero state troppo care e così ne sarebbe stato disincentivato il passaggio a nuove tecnologie: come il 5G e la fibra ottica nelle case che richiedono apparati ad hoc.

Sola eccezione al limite dei 24 mesi, nel nuovo codice, «se il consumatore ha convenuto in un contratto separato di rateizzare i pagamenti esclusivamente per l’installazione di una connessione fisica, in particolare a reti ad altissima capacità». Tuttavia, «un contratto a rate per l’installazione di una connessione fisica non include l’apparecchiatura terminale, a esempio router o modem, e non impedisce ai consumatori di esercitare i loro diritti in virtu’ del presente articolo».

Modem libero

I diritti sono un punto chiave: in Italia vige la normativa del “modem libero”, che consente agli utenti di rifiutare il modem proposto dall’operatore e usarne uno a propria scelta.

Come nota l’associazione Free modem alliance, gli operatori hanno cercato in vari modi di aggirare questa regola (rendendo ad esempio più difficile l’attivazione di offerte senza modem). Inoltre vige anche una deroga stabilita anni fa dall’Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, che consente agli operatori di non dare libertà di modem sulle connessioni fibra ottica nelle case. Bisognerà vedere ora se la deroga è compatibile con il nuovo codice, in una fase per altro in cui queste connessioni diventano sempre più diffuse, anche grazie ai nuovi fondi pubblici del Piano nazionale ripresa e resilienza.

Super sanzioni

Foto Claudio Furlan/LaPresse 28-02-2019 Milano, Italia cronaca Nuova sede Fastweb Symbiosis in Piazza Olivetti

Un altro punto molto contestato dagli operatori, e che è rimasto nell’attuale testo del codice, è il nuovo potere sanzionatorio di Agcom: in particolare, oltre alle solite sanzioni ordinarie fino a un milione di euro, se un operatore viola i suoi ordini o diffide può ricevere una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 240mila a 5 milioni, più il “rimborso delle eventuali somme ingiustificatamente addebitate agli utenti”. In più, se si tratta di una “violazione delle disposizioni relative a imprese aventi significativo potere di mercato” si arriva a una super sanzione tra il 2 e il 5 per cento del fatturato.

Eventualità abbastanza comune, se si pensa che gli operatori per anni hanno disubbidito ad Agcom sulla querelle delle tariffe a 28 giorni, chinando il capo solo dopo un intervento legislativo. Con le nuove sanzioni non potranno più farlo.

Edifici con bollino banda ultra larga e nuovi prezzi

Un’altra novità significativa è che da gennaio 2022 i nuovi edifici o quelli che subiscono interventi dovranno avere un attestato di compatibilità “digitale”, per la banda ultra larga, rilasciato da un tecnico.

Cambiano anche i prezzi che gli operatori devono pagare per le frequenze. Scompaiono gli sconti a volume, un punto che ha già suscitato forti proteste da parte dei grandi operatori. Di contro «i prezzi ora sono più equi, perché sono più graduati in base all'effettivo utilizzo; chi usa poco le frequenze – segnatamente piccoli operatori in zone svantaggiate – pagherà di meno rispetto a quanto fatto finora», dice Fulvio Sarzana, avvocato specializzato in diritto delle telecomunicazioni. «E questo sarà un vantaggio sia per la concorrenza sia per la copertura di zone in digital divide con connessioni banda ultra larga wireless», aggiunge.

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