L’Agenzia Mobilità e Territorio (Amat) del Comune ha presentato i risultati nel suo report annuale venerdì 28 novembre, restituendo una fotografia di come è cambiata la mobilità negli anni dopo l’Expo del 2015
Da quando la città di Milano ha istituito le proprie Zone a traffico limitato, i gas inquinanti e pericolosi per la salute sono calati e i veicoli che le attraversano sono più ecologici.
L’Agenzia Mobilità e Territorio (Amat) del Comune di Milano ha presentato questi risultati nel suo report annuale venerdì 28 novembre, restituendo una fotografia di come è cambiata la mobilità negli anni dopo l’Expo del 2015.
«Il rapporto ci dice che le politiche che sono state attuate, in particolare Area B e Area C, hanno prodotto risultati verificabili in un tempo di valutazione più lungo», ha detto l’assessora alla mobilità Arianna Censi alla presentazione.
Riduzione dell’inquinamento
Milano ha istituito la sua prima Ztl per entrare al centro storico nel 2008. Quattro anni più tardi l’ha sostituita con Area C, un sistema di pagamento per accedere alla Cerchia dei Bastioni, con lo scopo di diminuire il traffico e limitare l’accesso ai veicoli più inquinanti.
Nel 2019 è poi arrivata anche Area B, che copre circa il 72% dell’intero territorio comunale ed è la Ztl più grande di tutta l’Italia. A differenza di Area C, il suo obiettivo è di migliorare la qualità dell’aria riducendo la circolazione dei veicoli più inquinanti. E ci sta riuscendo.
Per redigere il report, i tecnici di Amat hanno preso in considerazione le rilevazioni estive delle stazioni di monitoraggio dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, in modo da valutare l’impatto di Area B e C sulla qualità dell’aria, senza tenere conto dell’eventuale inquinamento delle caldaie. Il monitoraggio ha riguardato in particolare le concentrazioni di biossido di azoto (NOx), un prodotto dei processi di combustione che può ledere le vie respiratorie, e le frazioni di particolato (PM10), che possono provocare disturbi all’apparato respiratorio e cardiocircolatorio. Secondo l’Inventario Regionale delle Emissioni Atmosferiche, il traffico stradale è la principale fonte di emissioni sia di NOx che di particolato.
Dai dati risulta che in Area C le concentrazioni di NOx sono calate del 76% dal 2016 al 2024, mentre quelle di particolato atmosferico PM10 sono calate addirittura dell’88%. Fino al 2019 le concentrazioni di NOx in città erano poi sempre superiori rispetto a quelle delle centraline nelle aree esterne. Dall’introduzione di Area B, queste hanno iniziato a diminuire velocemente, fino ad essere negli ultimi due anni inferiori. Nonostante il numero di auto che sono entrate in Area B nel 2024 è invece lievemente aumentato.
È un importante risultato, dato che l’anno scorso, tutte le stazioni di monitoraggio di Milano sono rimaste al di sotto del valore limite per la prima volta. «Si tratta di politiche che hanno bisogno di tempo e costanza per produrre i loro effetti, ora cominciano ad essere visibili», ha fatto sapere Censi a Domani.
In entrambe le Aree si è visto inoltre un miglioramento della qualità dei veicoli complessivi, che sono diventati meno inquinanti. In Area B, in particolare, le auto a diesel sono calate del 10%, mentre le alimentazioni ibride sono passate dal 9 al 20%. Nel centro storico, invece, i diesel si sono ridotti di più di un terzo, mentre le macchine ibride sono raddoppiate. Aumenta poi anche l’elettrico, seppure arrivi ad attestarsi solo al 7,7%. Nel centro, infine, le persone vanno sempre meno in macchina: rispetto al 2019, gli ingressi sono infatti calati del 12%.
Ma bisogna ancora migliorare: secondo il Rapporto sulla qualità dell’aria pubblicato dal Comune, durante l’ultimo mese, la centralina nel trafficato viale Marche ha ancora rivelato uno sforamento del limite di PM10 per 5 giorni.
Le auto da fuori rimangono troppe
Il report di AMAT fornisce poi una fotografia della rete del trasporto pubblico locale milanese. Al momento, Milano garantisce ogni giorno più di 3.000 corse in metropolitana e 21.000 con le proprie linee di superfice, portando in giro 675 milioni di utenti ogni anno. Eppure, i passeggeri sono ancora inferiori del 16% rispetto ai livelli pre-pandemia. Un divario probabilmente legato anche alle diverse abitudini lavorative, che sono cambiate drasticamente con l’introduzione dello smart working, spiega Roberta Righini, Responsabile Pianificazione Mobilità Sostenibile di AMAT.
Ad aumentare sono le linee metropolitane, che trasportano più di 1,2 milioni di passeggeri al giorno. Si è invece contratta l’offerta dei mezzi di superficie, «legate alla necessità di trovare nuovo personale», spiega Righini. L’anno scorso, i sindacati dell’Azienda dei Trasporti Milanesi denunciavano infatti una carenza di 300-400 persone rispetto a qualche anno fa, con una conseguente cancellazione delle corse e aumento dei tempi di attesa.
Per comprendere meglio la domanda di mobilità dei milanesi, AMAT ha poi realizzato un questionario sugli spostamenti, intervistando circa 20.000 persone. Mentre il 35% di chi risiede in città ha dichiarato di muoversi a piedi o in bicicletta, chi invece viene da fuori è ancora strettamente legato al trasporto con l’auto privata (53%).
«Dobbiamo continuare ad avviare politiche per ridurre l’ingresso e la circolazione di auto in città. Per questo, stiamo lavorando per realizzare i prolungamenti delle metropolitane, verso Monza e verso Segrate, e delle metrotranvie verso Limbiate, Seregno e Noverasco», dice l’assessora Censi a Domani.
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