Ciao!

Questo è il secondo dispaccio speciale e quotidiano di Areale dal Climate Social Camp e dal Meeting europeo di Fridays for future, in corso a Torino da lunedì 25 fino a venerdì 29 luglio (poi vacanza). Parole chiave di oggi: conflitto, alleanze, distanza. Ieri sera il vento ha colpito e rinfrescato il campeggio, il temporale ha girato al largo, poi ha scelto altre zone di Torino. Menù di oggi: fusilli gratinati, un burger vegetale che aveva la texture del terriccio (ma era buono), carote.

Gli ambientalisti e la fabbrica

Nel 2020 Fridays for future Italia elaborava una piattaforma di proposte per la politica italiana, in collaborazione col mondo accademico: si chiamava Ritorno al futuro, era ancora l’inizio o quasi della pandemia (anche se ci sentivamo quasi già alla fine), c’era il governo Conte bis, si tenevano gli stati generali. Un altro mondo. C’era voglia di dialogo e pure una vaga fiducia di ascolto. Nell’album degli incroci tra le istituzioni e i movimenti per il clima in Italia c’è stato anche l’incontro a tre con Mario Draghi in una stanza della questura di Milano, erano i giorni della PreCop e di Youth4Climate. Pochi mesi prima, il neo-presidente del Consiglio aveva ammiccato a loro, nel suo discorso di insediamento al Senato.

Clicca i link seguenti per visualizzare l‘Informativa Privacy e i Termini di Servizio

Nel luglio 2021 cadeva il ventesimo anniversario del G8 di Genova, come tutte le ricorrenze tonde era stata un’occasione per tracciare il solco, dove eravamo e dove siamo, affinità e divergenze tra i ragazzi di ieri e quelli di oggi, cresciuti nel cratere di Piazza Alimonda. Ne avevo scritto qui, un’opinione ricorrente che avevo raccolto, da chi c’era a Genova, era questa: i movimenti di oggi devono ancora accettare la dimensione del conflitto, per essere pronti a giocare il ruolo che dicono di voler giocare. Ecco, sta succedendo. 

A Torino, estate 2022, non è più lo stesso movimento del 2019, o del 2020, perbene, presentabile e innocuo. Perché è cambiato il contesto, si è allargato l’ambientalismo italiano, sono arrivate o sono maturate altre realtà, le membrane si sono permeate tra loro, Extinction Rebellion, Ultima Generazione, Ecologia politica. Nel frattempo la crisi climatica si è aggravata, e la politica istituzionale ha dismesso la sua postura di educato ascolto degli amici di Greta, perché c’erano la crisi energetica e la guerra, fine dei giochi, fine del dialogo. Insomma, conflitto.

Se la domanda è cosa faranno a settembre i Fridays for future e tutte le altre realtà satellite dell’ambientalismo d’Italia, la risposta non sarà tanto nelle urne ma nelle piazze, e pure nelle fabbriche e nei piazzali della logistica. Per Fridays for future, il dialogo con i sindacati invitati a Torino è stato un esercizio di allontanamento da quell’immagine degli inizi. Forse inevitabile, in un’estate così torrida da aver visto i morti di calore nelle fabbriche e i primi scioperi climatici.

E così l’applauso più grande a Torino oggi se lo è preso Dario Salvetti, il portavoce del Collettivo di fabbrica della Gkn. Un applauso di quelli che dettano la linea, cambiano la partita. Non perché Salvetti avesse detto cose particolarmente nuove o radicali ma perché da Gkn arriva una narrazione che risuona forte e bene a un movimento politicamente orfano come quello per il clima: idee contemporanee che parlano di un tempo presente da cambiare con gli strumenti del presente.

Il semiasse per gli autobus elettrici della fabbrica occupata di Campi Bisenzio è un’intera idea di mondo che in Italia nessun altro – tanto meno i partiti – ha saputo offrire ai giovani che da cinque anni protestano per il clima. Tiene dentro un’idea pratica di giusta transizione, di un modello economico, di lavoro e di vita che va al di là della conversione energetica.

L’alleanza tra Gkn e Fridays for future, partita mesi fa, è una delle cose più interessanti viste nell’ambientalismo contemporaneo in Italia. «Ci avevano detto che stavamo perdendo il lavoro per colpa di Greta, hanno strumentalizzato l’ecologia in modo violento contro di noi. Invece noi abbiamo cercato il movimento per spezzare tutto questo, per creare una convergenza di competenze», spiega Salvetti. Il collettivo, grazie al clima, può aggiungere il tassello mancante alle sue battaglie e trovare una rilevanza più ampia della storia di una sola fabbrica. Il movimento per il clima, dal cammino con Gkn, ottiene legittimità politica, credibilità sociale, una delle prime applicazioni concrete italiane di cosa significa giustizia ambientale. I sindacati di base chiedono agli ambientalisti di aiutarli a difendere i diritti del lavoro in modo da metterli in condizione di poter difendere anche l’ambiente. E così i Fridays for future hanno scoperto la via climatica alla democrazia operaia e gli sta piacendo parecchio. 

Il vuoto del dialogo con i partiti e la distanza dalla campagna elettorale vengono così riempiti dal desiderio di un autunno di conflitto. Anche questa, a modo suo, è una scelta politica, figlia della delusione di un anno e mezzo di governo di unità nazionale fondato e partito con una missione ambientalista, che ha perso quella vocazione per strada, facendola smarrire anche ai partiti che lo componevano.

Ora quei partiti hanno un paio di mesi per recuperare la credibilità persa in anni, e sostanzialmente qui nessuno gli crede. Non bastano le interviste sul’ecologia come pilastro del programma e forse nemmeno le alleanze elettorali. A Torino gli ambientalisti riuniti a congresso nel Parco della Colletta credono più al modello Gkn che al piano ambientale di Letta.

Anche per oggi dal Climate Social Camp è tutto, se sei nei paraggi o hai osservazioni, commenti, segnalazioni: scrivimi a ferdinando.cotugno@gmail.com.

A domani!

Ferdinando Cotugno

© Riproduzione riservata