A fronte di importanti investimenti dedicati all’ambiente e alla transizione ecologica, non c’è una sola parola nel Pnrr dedicata alla verifica ambientale di questa transizione. Anzi, secondo il presidente di Arpa Lazio, Marco Lupo, «quello che è uscito dall’attuale ministero per la transizione ecologica è un testo che apparentemente non ha avuto confronti né tecnici né normativi né operativi» con gli enti preposti ai controlli ambientali come Ispra e Arpa. I quali si trovano, da un parte, nella scomoda situazione di non avere ispettori ambientali a sufficienza per poter verificare che la tutela dell’ambiente sia rispettata e, dall’altra, di non poterne nominare di nuovi: manca la norma che ne stabilisca qualifiche e requisiti. 

Gli ispettori ambientali nacquero con una norma del 1994, poi rivista con la la legge 132 del 2016 che ha previsto che le Arpa locali possano nominare ispettori ambientali con poteri di ufficiali di polizia giudiziaria. In questo modo, una volta riscontrato un illecito, avrebbero avuto le qualifiche per imporre prescrizioni e sanzioni. La 132 in particolare prevedeva che l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, o Ispra, redigesse un regolamento in base al quale si stabilivano mansioni, requisiti e qualifica degli ispettori. Tuttavia una volta redatto e inviato all’allora ministero dell’ambiente nel 2016, il regolamento non è mai stato approvato. 

Le Arpa locali senza poteri

Al momento, spiega Lupo, «se in sede di controllo le Arpa locali rilevano dei reati ambientali non possono intervenire, perché non hanno personale con qualifica di ispettori». Inoltre gli ispettori che già ci sono, quelli qualificati con il vecchio ordinamento, ovvero la legge del 1994, sono sempre meno perché stanno andando in pensione.

Un solo ispettore per Roma

Nella sola provincia di Roma ad esempio c’è un solo ispettore ambientale. Nel caso in cui gli ispettori ambientali non si trovino, l’ente che ha fatto il controllo deve comunicare la notizia di reato in procura. La procura a sua volta la deve trasmettere ai carabinieri del Noe o alla guardia di finanza o al corpo forestale che hanno gli ufficiali di polizia giudiziaria, che a loro volta devono ripetere nuovamente il controllo per impartire di fatto le prescrizioni. «Si tratta di un perdita di tempo inutile», precisa Lupo. Se per fare i controlli ci vogliono gli ispettori, ma non esiste la norma che stabilisca le caratteristiche dei suddetti, è chiaro che il settore si trova nell’incertezza più assoluta. «limbo, spiega il dirigente Arpa, che «può essere sfruttato dagli avvocati dei soggetti controllati per contestare i gli stessi controlli. Come d’altronde è già successo».

Al ministero da dicembre

Il regolamento depositato presso l’allora ministero dell’ambiente è stato trasmesso al consiglio di stato, perché esprimesse il proprio parere circa la regolarità e la legittimità dell’atto amministrativo. Negli ultimi sei anni sono state chieste diverse integrazioni al regolamento, ritardandone di conseguenza l’approvazione. L’ultima risale all’ottobre scorso quando il consiglio pose una serie di rilievi circa il personale del corpo ispettivo, le competenze di tale personale, i principi e i criteri generali per lo svolgimento dell’attività ispettiva, il codice etico e le modalità di segnalazioni degli illeciti ambientali. Modifiche, precisazioni e integrazioni che Ispra ha confermato di aver apportato al testo, mandando nuovamente il regolamento al Mite a dicembre.

La promessa da mantenere

Il ministero raggiunto per un commento ha subito precisato come queste integrazioni siano state ricevute e come verrà chiesto a breve l’iscrizione del testo all’ordine del giorno del consiglio dei ministri, per poi passare il testo alla firma del capo dello Stato. «Sicuramente un passo avanti», ha replicato Lupo, «aspettiamo solo che questo regolamento venga effettivamente approvato dopo sei anni, speriamo solo che avvenga in fretta e tolga dall’incertezza il settore dei controlli ambientali».

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