Un adolescente nell’ambra

Antonio Delfini ha impresso nei Diari la sua grandezza

Tullio Pericoli,\\u00A0Lettere, 2005, © Tullio Pericoli
Tullio Pericoli, Lettere, 2005, © Tullio Pericoli
  • È maestro vero, Delfini, con una punta di bravura fino eccessiva, di timidezze e di pigrizie, di inconcludenze e di malinconie, lo è stato dagli anni Venti agli anni Quaranta, le decadi dei Diari e del suo apprendistato, e lo sarà sempre, pure se i suoi libri sono abitualmente sull’orlo triste del fuori catalogo.
  • I Diari sono forse il frutto più formidabile, in tutta la loro pregevole inconcludenza, della penna di questo dilettante. Perché sono struggenti e intimi, onesti e brutali.
  • “Per molto tempo, sono andato a letto presto la sera” scrive Marcel Proust nella prima frase de Alla ricerca del tempo perduto: Delfini avrebbe potuto replicare con grande nonchalance che per molto tempo, almeno per buona parte degli anni in cui tenne questi diari, si è svegliato parecchio tardi la mattina.

Cosa rende un libro indimenticabile, cosa fa sì che quel libro continui a essere letto, o comunque a esistere, volteggiando sopra la testa dei lettori addirittura quando è fuori catalogo da tempo? Quando persino è irrecuperabile, introvabile da anni? I Diari di Antonio Delfini sono un’opera prodigiosa perché fino ad ora, ora che Einaudi ha deciso di ripubblicarla, era pressoché scomparsa, eppure non era mai svanita, né nonostante le brezze e le bufere del secolo è mai volata troppo lontano dall

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