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Il numero di questa settimana saltella tra politica, storia e spettacoli. Giorgia Meloni ha portato a termine il suo primo viaggio a Berlino, dove si è rimangiata di fronte al cancelliere Olaf Scholz la sua dichiarazione di qualche anno fa, quando aveva detto in un'intervista di essere allergica alla Germania.

A mettere invece da parte le antipatie (temporanee) tra Parigi e Berlino sono invece i ministri dell'Economia dei due paesi, in viaggio a Washington per guardare ai potenziali benefici derivanti dall'Inflation reduction plan di Joe Biden. Abbiamo scelto di chiudere in maniera più leggera questa settimana, con uno sguardo al carnevale di Annalena Baerbock e un piccolo approfondimento pop sul "Sanremo" tedesco.

Prove allergiche

Iniziamo la rassegna politica dall'incontro bilaterale Meloni-Scholz di venerdì scorso. La presidente del Consiglio ha fatto a Berlino il suo primo viaggio "europeo" eccezion fatta per gli incontri di Bruxelles e quelli con il presidente di turno del Consiglio europeo, il premier svedese.

L'incontro ha permesso a entrambi di mettere a segno un punto: Scholz ha potuto portare a casa un ammorbidimento della posizione italiana sulla battaglia tedesca contro i vincoli agli aiuti di stato, utile per tener testa alle sovvenzioni green degli Stati Uniti, mentre Meloni può vantare un nuovo alleato per quanto riguarda il dossier migranti, che sarà discusso nel prossimo Consiglio straordinario in programma tra pochi giorni. Vi lasciamo qui il nostro resoconto, in cui raccontiamo anche come invece un altro tema cruciale, il trattato tra i due paesi denominato Piano d'azione, è passato sottotraccia, e perché questo fatto è importante.

Missione americana

Ma sulla questione degli aiuti di stato (non è un tecnicismo: paesi come l'Italia temono di essere danneggiati in maniera permanente se il piano di Scholz dovesse andare in porto a causa delle maggiori risorse a disposizione di Germania e altri per sostenere le aziende) la Germania gioca su più tavoli. Mentre in Europa spinge per sovvenzionare i propri campioni industriali senza i limiti imposti dall'Unione, il governo ha già inviato il ministro dell'Economia Robert Habeck a Washington. Il vicencancelliere viaggia insieme al collega francese Bruno Le Maire: i due partner storici hanno messo da parte le divergenze degli ultimi tempi per lavorare insieme per attutire gli effetti dal pacchetto di incentivi green che porta la firma di Joe Biden, l'Inflation reduction act.

Le buone ragioni con cui Habeck può provare a convincere la controparte a collaborare sono tre, secondo la Zeit: primo, il fatto che una fuga solitaria in tema green rischia di danneggiare anche gli stessi Stati Uniti. Il rischio di una guerra commerciale che nessuna delle due sponde dell'Atlantico può gestire in questa situazione geopolitica. In secondo luogo, Washington teme l'aumento dell'influenza cinese e ha tutti gli interessi del caso a mantenere un rapporto stretto con l'Europa. Terzo, Stati Uniti ed Europa sanno che una collaborazione tra paesi governati democraticamente va a proprio vantaggio.

Berlino spera anche di poter con questo viaggio addolcire la posizione di Parigi, dove la discussione intorno a un Buy European Act è molto più seria e rischia, dal punto di vista tedesco, di innescare un'escalation di cui nessuno può prevedere le conseguenze. Germania e Francia sperano comunque di poter ottenere qualche vantaggio (o per lo meno, rimuovere eventuali penalizzazioni) per le aziende nazionali ed europee, in primis l'automotive, per cui già a inizio anno sono state ottenute concessioni sugli incentivi americani.

Prospettive austriache

Torniamo brevemente in Austria. La settimana scorsa abbiamo analizzato il voto in Bassa Austria e le potenziali (gravi) conseguenze che potrebbe avere sulle elezioni del prossimo anno. A confermare le previsioni preoccupanti vi segnaliamo un'analisi dello Spiegel. Walter Mayer, corrispondente per l'Austria e l'Europa meridionale, nella sua newsletter sull'Austria, si occupa dell'evoluzione storica del partito populista FpÖ, che oggi rischia di diventare uno degli attori centrali della scena politica, ma in passato non ha fatto mancare i segnali necessari a individuare la carica antidemocratica ed estremistica del partito: il volto del partito in Bassa Austria è il trentaseienne Udo Landbauer. Il giurista, attivo politicamente fin dai giorni di scuola nei "giovani patrioti", ha raccolto donazioni per realizzare un canzoniere, tra cui un testo che riguarda "la rivolta dei negri a Cuba". In un'altra raccolta di testi che ha contribuito a pubblicare si trova un verso traducibile pressappoco come "E arrivò al loro centro l'ebreo Ben-Gurion: 'date gas, vecchi germani, riusciamo a raggiungere il settimo milione'".

L’anno che non si dimentica

Quasi alla fine, un consiglio di lettura. Sullo Spiegel, trovate un lungo approfondimento sul 1923, sul perché quell'anno rimane indelebile nella storia tedesca e quali lezioni si possono trarre per affrontare la realtà che viviamo oggi. Gli autori hanno indagato a fondo sugli effetti che rimangono ben ancorati nella società odierna, come la paura dell'inflazione: a luglio 1923 un dollaro valeva 350mila marchi, mentre già a settembre il valore della valuta era sceso a 100 milioni per dollaro. Hanno anche trovato paralleli, come la lotta per le materie prime: quel che a inizio Novecento erano le riserve di carbone della Ruhr, oggi è il gas. In un contesto del genere una dittatura, almeno a tempo, non era più un'idea estranea per militari, politici e imprenditori.

Ai pieni poteri di Adolf Hitler mancavano ancora dieci anni, ma gli storici individuano nella paura generata da instabilità, inflazione e fallimento dello stato l'inizio della fine della democrazia di Weimar. Nell'articolo viene infatti citato lo storico Peter Longerich, che vede la ragione della diffidenza dei tedeschi nella stabilità della democrazia nel "tradimento" dei partiti di centro, che all'epoca, invece di schierarsi contro tutte le forze antidemocratiche, hanno fatto cosa comune con loro.

Carnevale politico

Va dedicato un piccolo spazio alla perfomance carnevalesca della ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Il carnevale in Germania è molto sentito nelle zone a maggioranza cattolica: le città di riferimento sono Colonia e Düsseldorf, ma anche in Baviera è tradizione festeggiare con entusiasmo e senza risparmiarsi sul consumo di alcol. Un aspetto peculiare è la commistione tra festa e politica: è tradizione che i politici locali e spesso anche quelli nazionali partecipino agli eventi principali.

Sono leggendari i travestimenti del governatore della Baviera Markus Söder, che dopo aver nel passato vestito i panni di Shrek, Gandhi e Marylin Monroe, anche quest'anno è già alla ricerca del costume perfetto. Ma il carnevale ha regalato anche immagini discutibili (ma molto memabili) del conservatore Armin Laschet e dell'ex ministra Annegret Kramp-Karrenbauer, che si prestava anche a barzellette e battute. Meno burlona la declinazione di Baerbock, che, ospite ad Aquisgrana, ha ricevuto la "medaglia contro la serietà", l'onoreficenza più alta che conferisce il club del carnevale di Aquisgrana.

La motivazione che l'ha resa "cavaliera moderna nel migliore dei sensi" è il suo humor diplomatico. La prova più tangibile secondo i Narren (giullari, come si chiamano tra di loro i membri dei club) sta nella pungente frecciata che ha lanciato al ministro degli Esteri russo in un'intervista dopo che a gennaio 2022 aveva tentato di metterla in imbarazzo con una sfida alcolica: r«Se bere Vodka al pomeriggio è una prova di durezza, beh, ho partorito due figli». Durante il discorso al pubblico, in cui erano presenti tanti politici di primo piano, Baerbock ha reso onore al suo premio, non risparmiando un passaggio velenoso a Scholz: «Volevo travestirmi da Leopardo, ma poi ho avuto paura che la cancelleria mi vietasse di viaggiare per settimane».

L’altro Sanremo

Chiudiamo con uno sguardo laterale al festival di Sanremo, in programma per questa settimana. In Germania un festival gemello di Sanremo non esiste, e il programma corrispondente non è paragonabile né per durata né per sforzo della rete, nonostante una grossa fetta di programmazione della televisione pubblica (rispetto all'Italia) dedicata esclusivamente agli Schlager, la musica popolare tradizionale tedesca. Il pubblico è però molto appassionato alla competizione dell'Eurovision song contest (nonostante performance quantomeno drammatiche in termine di classifica negli ultimi anni): e così è diventato un "evento" anche quello che fu battezzato in maniera molto essenziale Vorentscheid, semifinale, nel 1960.

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