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Non possiamo non dedicare un ampio spazio al difficile periodo che sta affrontando la coalizione semaforo. Da qualche tempo il conflitto tra i due vicecancellieri, Christian Lindner della Fdp e Robert Habeck dei Verdi, non si può più nascondere, ma che i liberali stanno diventando un problema emerge anche dal voto che la settimana scorsa ha costretto l'Unione europea a fare retromarcia sull'addio ai motori a scoppio nel 2035.

Facciamo anche un salto in Carinzia, roccaforte dei socialdemocratici austriaci, che stavolta rischiano, mentre a Berlino la Spd ha intenzione di esplorare da vicino l'opzione di una nuova grande coalizione. Raccontiamo anche il panico che ha creato la proposta del governo di vietare la pubblicità per i dolci e dell'intervista che Giovanni Di Lorenzo della Zeit ha dedicato ai Maneskin.

Tutto quello che non va

Questa settimana vogliamo scendere nel dettaglio dei rapporti tra i partiti della maggioranza. Sembra un esercizio di stile per nerd della politica tedesca, ma in realtà lo squilibrio delle forze nella coalizione semaforo ha ricadute sulle decisioni europee e in parte italiane. Per averne prova basta guardare a cosa è successo la scorsa settimana, quando la minaccia di voto contrario dell'Italia e l'astensione della Germania al Coreper, l'organo che riunisce gli ambasciatori permanenti all'Ue ha costretto la presidenza svedese a rinviare a data da destinarsi la consultazione sullo stop ai motori a scoppio.

A difendere l'industria italiana c'erano Matteo Salvini e Gilberto Pichetto Fratin, per la Germania l'uomo forte dell'automotive è Volker Wissing. Ecco perché il suo partito, la Fdp, sta diventando un problema per Olaf Scholz.

Il nodo ucraino

L'Ucraina resta un tema di primo piano per il governo e il partito più forte della coalizione, la Spd. Del conflitto si è parlato a Washington, dove il cancelliere è volato nel weekend per incontrare Joe Biden. Dopo un'ora di colloquio i due capi di governo hanno rinunciato alla tradizionale conferenza stampa, ma hanno assicurato di essere allineati sul sostegno all'Ucraina. In realtà, come sottolinea la Taz, le differenze ci sono eccome, per esempio per quanto riguarda i rapporti con Pechino.

Mentre gli Stati Uniti si pongono in maniera sempre più aggressiva nei confronti dei cinesi, minacciandoli di isolamento e sanzioni, mentre Berlino cerca di mediare incoraggiando i partner commerciali a usare la loro influenza su Mosca per aprire una trattativa. Nonostante nel comunicato finale della Casa bianca traspaia apprezzamento per la scelta tedesca di prendere finalmente le distanze dal gas russo, a Berlino resta un certo disappunto per la decisione dell'amministrazione Biden di rendere pubblico il fatto che la consegna dei carri armati Abrams sia legata soltanto all'insistenza del governo tedesco di una consegna parallela di tank americani e Leopard.

A peggiorare ulteriormente il quadro ci sono le ultime novità sulle esplosioni che hanno danneggiato i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che legavano Germania e Russia, secondo notizie di stampa riconducibili agli Stati Uniti.

Che tutti i partiti del Bundestag (eccezion fatta per l'AfD) siano al fianco di Kiev non è in dubbio, ma i vertici della Spd hanno voluto fare un passo ulteriore per allontanare anche gli ultimi ricordi della politica filorussa che hanno portato avanti negli ultimi vent'anni con un gesto simbolico. Hanno raggiunto Kiev nelle prime ore del mattino il segretario generale e il capogruppo del partito, Lars Klingbeil e Rolf Mützenich: è il primo viaggio in Ucraina dei rappresentanti socialdemocratici, e la trasferta è importante soprattutto per il presidente dei parlamentari, che da Kiev viene scrutato con sospetto nonostante abbia ammesso i suoi errori del passato e rinnegato le posizioni geopolitiche che ha tenuto in altri periodi.

I due hanno assicurato aiuti economici e umanitari, ma soprattutto militari, finché ce ne sarà bisogno, parole pesanti se si considerano tutte le esitazioni del cancelliere Scholz nel primo anno di guerra. Un "segnale importantissimo", ha concesso il sindaco di Kiev Vitali Klitschko.

Orizzonti berlinesi

Le elezioni di Berlino sembrano aver scritto la parola fine sotto l'esperienza di governo rosso-rosso-verde della città. La sindaca uscente Franziska Giffey (Spd) la scorsa settimana ha spinto sull'acceleratore nelle trattative con il vincitore delle elezioni, Kai Wegner della Cdu. I conservatori hanno valutato per qualche giorno se seguire la strada di un'alleanza con i Verdi oppure tendere verso una grande coalizione con i socialdemocratici come quelle che hanno a lungo governato anche il paese. Chiuse invece le trattative tra Spd, Verdi e Linke: anche la coalizione uscente avrebbe avuto una maggioranza, ma Giffey non ha voluto trovare compromessi con l'impostazione radicale che hanno assunto i Verdi.

Sembra che alla fine si vada in questa direzione: una scelta criticata dall'organizzazione giovanile della Spd e che dai detrattori di Giffey viene descritta come l'ultima manovra utile per conservare in extremis il proprio incarico, nonostante le difficoltà. Come osserva il Tagesspiegel, in realtà Cdu e Spd hanno più cose in comune che divergenze, anche perché l'ultima volta che hanno governato assieme a Berlino è stata appena sei anni fa. Uno dei temi su cui c'è l'armonia più grande è proprio la volontà di non trasformare in realtà il risultato del referendum del 2021, quando i berlinesi avevano scelto di espropriare i due colossi immobiliari che rendono molto difficile la vita degli affittuari nella capitale: i due futuri alleati concordano sull'opportunità di discutere una legge quadro per le comunitarizzazioni, un percorso molto più lungo che esclude definitivamente la possibilità che la volontà degli elettori sia rispettata. Per risolvere il problema dell'emergenza abitativa, invece, Cdu e Spd vogliono provvedere alla costruzione di nuove soluzioni con un fondo apposito.

Sconvolgimenti in Austria

In Carinzia i risultati delle elezioni regionali di domenica hanno aperto dubbi su quale sarà il prossimo governo della regione austriaca. Roccaforte socialdemocratica, la regione ha deciso di cambiare aria. Il risultato è ancora più deludente delle attese per quanto riguarda la SpÖ, che lascia sul campo nove punti percentuali raggiungendo il 38,9 per cento e mette in crisi la segretaria Pamela Rendi-Wagner, già in crisi da qualche mese. Questo ultimo risultato rischia di mettere definitivamente fine alla sua segreteria.

Arriva seconda la FpÖ, il cui leader Jörg Haider era originario della Carinzia. Anche l'impegno in prima persona del leader nazionale Herbert Kickl non ha potuto fare la differenza: il partito di estrema destra ha guadagnato appena l'1,6 per cento, raggiungendo il 25 per cento dei consensi. A pescare nello stesso bacino di FpÖ e Övp c'è anche il Team Kärnten, una formazione regionale della destra populista che ha raggiunto il 10,1 per cento dei consensi. I conservatori che sono al potere a Vienna, invece, da sempre in difficoltà in questa regione, hanno avuto un risultato soddisfacente, arrivando terzi con il 17,1 per cento.

Insieme alla SpÖ formavano la grande coalizione uscente, ma adesso non è chiaro se continuerà tutto alla stessa maniera. Niente da fare invece per i Verdi, che non erano presenti nel parlamento regionale e continueranno a non esserlo: gli ecologisti non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento del 5 per cento. Stesso discorso per i liberali Neos, che hanno il loro elettorato principalmente nelle grandi città: in Carinzia ce ne sono ben poche. Il risultato è un segnale importante per i socialdemocratici, che ora potrebbero anche perdere il governo se i conservatori decidessero di allearsi con la FpÖ e Team Kärnten in una coalizione di destra-centro: un'opzione che la Övp per ora non ha escluso.

Pubblicità a rischio

Uno dei temi più discussi da politica e società civile negli ultimi giorni è stata la proposta del governo di vietare la pubblicità per i dolci. Il testo elaborato dal ministro dell'Agricoltura Cem Özdemir prevede un divieto di pubblicità di prodotti a base di cioccolata, gelati, barrette, creme spalmabili, torte e biscotti tra le 6 e le 23 per proteggere ragazzi e bambini sotto i 14 anni.

Nello specifico, la legge è rivolta a tutti quei prodotti che superano il contenuto di zuccheri e grassi fissato per la categoria in esame dall'Oms, ma Özdemir vorrebbe ridurre anche le pubblicità per gli energy drink. Il divieto varrebbe anche per le trasmissioni radiofoniche, le affissioni nelle vicinanze delle scuole e i contenuti internet dedicate ai minori. Chi ignora le regole rischia una multa fino a 30.000 euro.

La coalizione di governo sostiene l'iniziativa, con l'eccezione dei liberali che vorrebbero vedere un divieto legato maggiormente alla quota di minori effettivamente esposta alla pubblicità in un certo orario, invece che a un periodo prefissato. Il centrodestra è ancora meno disponibile a discutere l'iniziativa, con il capo della Csu bavarese, che ha inserito la sua critica in un discorso più ampio sulle priorità della coalizione di governo: «È assurdo vietare carne e salumi all'asilo e la pubblicità per i dolci, ma contemporaneamente voler legalizzare la cannabis».

L’Italia spiegata all’estero

Segnaliamo il colloquio del direttore della Zeit Giovanni Di Lorenzo ai Maneskin. L'intervista prende presto una strada diversa dai colloqui a cui siamo abituati quando Di Lorenzo, mettendosi in gioco in prima persona come conoscitore dell'Italia in Germania, chiede ai quattro musicisti come spiegare all'estero la scelta degli italiani di un governo estremista e postfascista.

Per Damiano David la risposta sta nella memoria breve del paese, mentre Ethan Torchio chiama in causa la nostalgia per il passato. Victoria De Angelis insiste sull'ignoranza, attribuendo le cause dell'elezione di Meloni al fatto che i partiti scommettono sull'atteggiamento retrogrado degli elettori. La conversazione continua e tocca argomenti come la politica nella musica del gruppo (un argomento che non appare nei testi, secondo David) e l'influenza della chiesa cattolica sul panorama artistico italiano.

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