Mancano le dosi di vaccino anti Covid-19 e la campagna di somministrazione ha rallentato bruscamente. Le regioni hanno praticamente esaurito tutti i vaccini che avevano a disposizione. Alcune, come la Lombardia, hanno già somministrato il 99,9 per cento delle dosi a loro disposizione, mentre nessuna ne ha somministrati meno del 95 per cento.

Il commissario Francesco Figliuolo non ha spiegato le ragioni di quello che sta accadendo e, anzi, sottolinea che le vaccinazioni proseguono senza particolari problemi. Ma se non arriveranno nuove dosi rapidamente, non solo in Italia, ma nel resto d’Europa, la campagna vaccinale potrebbe subire una battuta d'arresto.

Il calo

Il rallentamento nelle vaccinazioni è iniziato circa due settimane fa, quando il numero medio di somministrazioni giornaliere è passato da oltre 550mila di metà luglio alle attuali 460mila.

Ad oggi, le regioni hanno somministrato in totale il 97 per cento dei vaccini ricevuti, mentre le scorte sono ridotte a due milioni di dosi, di cui oltre 700mila sono del vaccino Janssen, prodotto da Johnson & Johnson, utilizzato ormai quasi esclusivamente per persone senza fissa dimora o stranieri in situazione irregolare.

Già a luglio, le regioni avevano avvertito il commissario del calo nelle consegne, ma il generale Figliuolo aveva liquidato i loro timori. «Le dosi sono sufficienti per procedere spediti nella campagna vaccinale», aveva detto in un’intervista al Corriere della Sera lo scorso 21 luglio.

Domenica, il commissario è tornato sull’argomento e ha ripetuto di non essere preoccupato per la situazione, anche perché entro la terza settimana di agosto è atteso un milione di dosi Pfizer aggiuntivo rispetto alle attese.

«La campagna vaccinale procede con continuità», ha ripetuto, sottolineando che la media delle somministrazioni era «superiore alle 500mila» al giorno. Domenica, in realtà, le dosi somministrate sono state poco più di 200mila e la media settimanale è stata di circa 460mila.

Le cause

Il problema principale è la mancanza di dosi che a sua volta deriva dalle mancate consegne delle aziende produttrici. In base ai piani di acquisto della Commissione Europea, il nostro paese avrebbe dovuto avere a disposizione più di 75 milioni di dosi di vaccino entro la fine di giugno. Oggi siamo ad agosto e le dosi consegnate sono circa 71 milioni.

In tutto, oltre 90 milioni di dosi erano attese nei mesi di luglio, agosto e settembre, ma per ora sembra impossibile che queste consegne vengano rispettate.

I ritardi non sono uguali tra tutti i produttori. Pfizer e Moderna hanno sostanzialmente rispettato i tempi di consegna. A fine giugno, AstraZeneca era invece indietro di 4 milioni di dosi (la Commissione ha un contenzioso aperto con la società per via di questi ritardi), mentre Johnson & Johnson era indietro di 5 milioni di dosi.

Chi rimane da vaccinare

Al momento, più del 60 per cento della popolazione con più di 12 anni ha già ricevuto un ciclo completo di vaccinazione. Tra coloro che non sono ancora vaccinati ci sono invece più di 2,2 milioni di ultra sessantenni, di cui un milione ha più di 69 anni. Le vaccinazioni nei loro confronti proseguono a rilento. Nelle ultime due settimane di luglio ne sono stati vaccinati solo 170mila.

Procedono invece rapidamente le vaccinazioni nella fascia d’età 12-19, quella dei ragazzi in età scolare. Le somministrazioni a questa categoria sono quasi raddoppiate nel corso di luglio, passando da circa 30mila al giorno a metà mese a quasi 60mila negli ultimi giorni.

Se questo ritmo sarà mantenuto, l’obiettivo di vaccinare con almeno una dose metà della popolazione scolastica prima dell’inizio delle lezioni dovrebbe essere raggiunto. Attualmente, circa un terzo degli studenti tra i 12 e i 19 anni ha ricevuto almeno una dose di vaccino.

Europa e Stati Uniti

Il rallentamento della campagna non è un problema soltanto italiano. I dati di Francia, Germania, Spagna e di gran parte dell’Unione Europea mostrano che la mancanza di dosi ha colpito quasi tutto continente.

La frenata negli Stati Uniti, dove le autorità sanitarie si stanno scontrando con la contrarietà al vaccino di numerose comunità, è stata comunque ancora più brusca (ed era già iniziata già lo scorso aprile). Il risultato è che proprio nell’ultima settimana, mentre le somministrazioni in Europa rallentavano, gli Stati Uniti sono stati superati dall’Unione Europea per percentuale della popolazione vaccinata con almeno una dose (59 contro 57 per cento, secondo gli ultimi dati del portale Our world in data).

 

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