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La pizza made in Italy vince grazie alle farine straniere

  • Fino a quindici anni fa a nessuno sarebbe mai venuto in mente di chiedere a un pizzaiolo che farina avesse utilizzato. Le pizze avevano un unico numero di riferimento, il doppio zero.
  • Quando nel 2010 venne scritto il disciplinare di produzione della Specialità tradizionale garantita (Stg) “Pizza napoletana”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel marzo di quell’anno, l’unico riferimento riportato era all’utilizzo di farina di grano tenero, senza alcuna specifica.
  • Nel 2021, il mercato delle farine per la produzione pizza è cresciuto di quasi un dieci per cento (+9,7%). E tutti, ma proprio tutti, sono alla ricerca di un prodotto nuovo.

Fino a quindici anni fa a nessuno sarebbe mai venuto in mente di chiedere a un pizzaiolo che farina avesse utilizzato. Gli impasti erano rigorosamente bianchi e allungando lo sguardo alle sue mani oltre il bancone era facile vederlo spargere un tappeto candido usato come letto su cui stendere la palletta. Modello unico: le pizze erano zero zero (00, per dirla in numeri). Quando nel 2010 venne scritto il disciplinare di produzione della Specialità tradizionale garantita (Stg) “Pizza napoletan

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