«Squadra che perde non si cambia». Potrebbe essere questo il titolo dell’operazione che Enrico Giovannini sta attuando al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di cui è diventato da qualche giorno titolare. Giovannini ha cambiato nome al dicastero aggiungendo ai termini «infrastrutture e trasporti» la qualifica «sostenibili», ma ha deciso di confermare al loro posto in blocco gli alti dirigenti che si è trovato in casa.

Al ministero, per la verità, è in corso un ricambio di direttori avviato tempo fa, ma non tocca i più stretti collaboratori del ministro: dal capo di gabinetto Alberto Stancanelli al capo della struttura tecnica di missione, Giuseppe Pasquale Roberto Catalano, dal capo della segreteria tecnica Mauro Antonelli al responsabile della parte legale Mario Capolupo, nessuno di loro deve scomodarsi neanche per spostare la pianta ornamentale dell'ufficio. Tutti e tre fanno parte di uno staff selezionato dall’ex ministra Paola De Micheli che non ha affatto impresso un’impronta memorabile, anzi.

Squadra De Micheli

Forse il ministro ha ritenuto ragionevole affidarsi a chi già si trovava immerso in quelle materie partendo dal presupposto che lo staff della De Micheli possa introdurlo nei meandri spesso insidiosi del palazzone ministeriale di porta Pia. I diciassette mesi in cui De Micheli ha guidato il ministero sono stati però contrassegnati più dagli scivoloni e dalle polemiche che dai successi. La ex ministra ci ha spesso messo del suo nel bene e nel male, ma sempre si è avvalsa del sostegno degli alti burocrati di cui si era contornata.

Il capo gabinetto Stancanelli che è il dirigente più in alto di questa squadra ha di fatto presidiato il ministero dall’inizio della pandemia in poi mentre la ministra si è fisicamente spostata a via Vitorchiano, sede operativa della Protezione civile per fornire il suo contributo al contenimento dell'emergenza. In questo periodo Stancanelli ha dedicato molto del suo impegno alla selezione dei nominativi per la formazione delle commissioni per le gare di affidamento dei lavori dei concessionari autostradali. E immancabilmente tra i selezionati ha sempre fatto in modo ci fosse anche un collega del gabinetto ministeriale. La scelta è avvenuta nel rispetto pieno delle regole, la firma sugli atti è della ministra, ma ha alimentato lo stesso molti malumori e gelosie tra gli alti funzionari esterni al gabinetto che si sono visti sistematicamente sorpassati senza poter capire quali siano stati i criteri seguiti.

La partecipazione alle commissioni di gara è retribuita, da 15 mila euro in su, e quindi fa gola e gli esclusi fanno notare che i «gabinettisti» colleghi di Stancanelli già percepiscono un extra mensile (un migliaio di euro) che viene corrisposto in base alla considerazione che il loro lavoro è più impegnativo anche dal punto di vista del tempo di lavoro impiegato rispetto a quello degli altri normali superburocrati. La retribuzione per la partecipazione alle gare si somma quindi all'indennità e di fatto costituisce un doppio surplus. Tra i nominati in alcune commissioni c'è stata anche la moglie di Stancanelli, Patrizia Scarchilli, pure lei dirigente dello stesso ministero.

Le grane da risolvere

Tra le partite più rilevanti che Stancanelli e la struttura tecnica di missione guidata da Catalano avrebbero dovuto risolvere c’era anche quella della Roma-Latina e Cisterna-Valmontone, il sistema autostradale che dovrebbe risolvere una volta per tutte il collegamento tra la capitale e il sud del Lazio oggi affidato all'intasatissima e pericolosissima Pontina. Da quando fu pubblicato il primo bando, è un decennio che si parla di questa grande opera e tra un profluvio di carte e contenziosi da ultimo al ministero avevano deciso che il concedente dell’opera, una società tra regione Lazio e Anas, sarebbe diventato concessionario. La gestione dell'autostrada sarebbe avvenuta in house, come si dice in gergo, e a questo proposito la ministra aveva emanato un atto di indirizzo che però è stata impugnato dai privati esclusi. Alcuni giorni fa il consiglio di stato ha sentenziato che avevano ragione questi ultimi. Tutto da rifare, anni persi.

Le bocciature

Anche con l’autostrada A4 Brescia-Padova hanno fatto un pasticcio i dirigenti a cui il ministro ha accordato la sua fiducia. Hanno allungato fino al 2027 la concessione degli spagnoli Abertis (ora Aspi dei Benetton) mentre invece avrebbero dovuto dichiararla decaduta anche in seguito a una sentenza di un anno fa del consiglio di stato. L’atto di allungamento della concessione è stato firmato da De Micheli, ma preparato dal responsabile della vigilanza autostradale, Felice Morisco, e validato dal capo di gabinetto Stancanelli.

La struttura di missione non ha brillato neanche con il Covid. Avrebbe dovuto trovare una qualche soluzione per rendere meno pericoloso viaggiare su bus, metro, pullman, tram, treni locali che sono veicoli quotidiani per la trasmissione del virus, ma non risulta sia stata escogitata mezza soluzione. Eppure la struttura si avvale di decine di consulenti. Tutti molto ben pagati.

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