- La vendita a giorni di Ita Airways alla tedesca Lufthansa o ad Air France segna la fine di un ventennio travagliato durante il quale per il trasporto aereo italiano la politica e i manager hanno dato il peggio di sé
- Per preparare la vendita la compagnia di Fiumicino è stata sottoposta a una cura da cavallo con costi economici altissimi per la collettività sotto forma di aiuti a perdere e ammortizzatori sociali per migliaia di lavoratori
- Mentre si conclude la vendita di Ita resta in attività l’amministrazione straordinaria della vecchia Alitalia per la quale in cinque anni i contribuenti hanno dovuto sborsare quasi 3 miliardi di euro e il governo Draghi ha dovuto corregge una norma voluta da Di Maio per far rimborsare prima lo stato dei creditori privati
Finirà come era ampiamente previsto finisse: Ita Airways, la compagnia che dal 15 ottobre dell’anno passato ha preso il posto di Alitalia, sarà venduta con la fine di agosto (per l’offerta vincolante la scadenza è il 22 del mese) e si compirà così un altro pezzo della profezia de Palacio, nel senso di Loyola de Palacio, l’ex vice presidente spagnola della Commissione europea, la quale all’inizio del millennio aveva predetto che nel continente sarebbero rimaste in vita due, tre grandi compagnie



