A 81 anni Gianluigi Aponte ha scelto l’Italia. In Italia, per la verità, Aponte c’è nato, a Sant’Agnello, paese della costiera sorrentina in provincia di Napoli. E in tutti questi decenni le sue origini non le ha mai dimenticate, si trattasse di finanziare la squadra di calcio del Sorrento, di sostenere il Training center per la formazione del personale marittimo o di pagare per il circolo cittadino aperto a tutti. Gesti di un illuminato magnate che da lontano apre con generosità il portafoglio perché non si dimentica di chi ha avuto meno fortuna. Per gli affari veri, però, l’Italia non è mai stata il suo paese, anzi, la considerava una terra inospitale se non ostile all’imprenditoria, soprattutto quella marittima che gli sta più a cuore.

Ora le cose stanno cambiando e per Aponte l’Italia sembra diventata il luogo ideale dove coltivare i suoi interessi; da defilato e schivo miliardario l’armatore si sta trasformando in superattivo protagonista. L’acquisto di Ita Airways, la nuova Alitalia, è solo la punta dell’iceberg. Sotto c’è tanto altro: dal salvataggio di Moby e Tirrenia di Onorato alla costruzione della gigantesca diga foranea a Genova, dalle navi per la quarantena dei migranti alle società di navigazione Messina e Grandi navi veloci dei Grimaldi, dai trasporti ferroviari delle merci con Medway alla logistica stradale con Medlog, dalla formazione di 500 esperti in cybersecurity nell’area del Politecnico di Torino fino alla cantieristica di Fincantieri. Aponte c’è sempre.

Operatore di sistema

Foto AGF

I suoi più stretti collaboratori lo riconoscono controvoglia, senza iattanza, com’è nello stile della casa: Aponte si ripromette di accelerare al massimo il processo di trasformazione dell’arretrato sistema italiano, non solo dei trasporti marittimi, ma anche ferroviari e aerei delle merci e delle persone.

Nel secondo decennio degli anni Duemila l’anziano armatore si sta trasformando in una sorta di operatore globale dei trasporti, tentando un’impresa che in passato non era riuscita alla grande imprenditoria pubblica e privata, dalle Ferrovie alla Fiat. Nonostante tutti i tentativi le Fs sono rimaste un nano nel settore delle merci, mentre la Fiat, che aveva provato a tentare la strada del mare e dei porti, si è ritirata a orecchie basse riconoscendo che non era roba sua.

Ad Aponte non mancano né competenze né soldi. La sua Msc (Mediterranean Shipping Company) è una ricchissima impresa di famiglia con sede in Svizzera, nella quale hanno un peso la moglie Rafaela e i figli Diego e Alexa. In quanto impresa a conduzione familiare Msc è esentata dall’obbligo di presentare bilanci, quindi l’entità dei suoi affari rimane avvolta in una nuvola di indeterminatezza.

In via confidenziale i collaboratori di Aponte suggeriscono che il fatturato è sui 60 miliardi di dollari l’anno, mentre per quanto riguarda gli utili rimangono sul vago, anche se è certo si tratti di cifre gigantesche.

Nel 2021, l’anno d’oro dei trasporti via container, gli utili degli armatori sono schizzati alle stelle e non è un iperbole. Per effetto soprattutto del Covid i noli marittimi per le navi container, il settore in cui da gennaio di quest’anno Msc è leader mondiale, sono aumentati di cinque, sei, perfino sette volte, da meno di duemila dollari fino a 14mila.

La danese Maersk, che prima di cedere il posto ad Aponte era la prima della classe, ha chiuso il bilancio con la bellezza di 24 miliardi di dollari di utili e la Msc con 560 navi porta container non è stata da meno, anzi, forse ha guadagnato ancora di più. È con questa forza finanziaria alle spalle che Aponte sta scegliendo l’Italia.

La lista dei porti

Foto AGF

Non che Aponte prima fosse totalmente estraneo agli affari nella penisola, un imprenditore del mare come lui, con il centro gravitazionale nel Mediterraneo, l’Italia non la poteva ignorare. E infatti in mezzo secolo di attività il grado di penetrazione di Aponte nei porti italiani è diventato totale e ora, oltre a Napoli, è presente con vari gradi di partecipazione sulle banchine di Trieste, Venezia, Ancona, Gioia Tauro, Civitavecchia, Livorno, Genova. Ma finora ha sempre operato come uno straniero in patria.

Al punto da scegliere prima il Belgio come sede delle sue imprese e poi Ginevra sul lago Lemano, attirandosi così qualche ironia da parte di chi lo dipingeva come l’unico armatore marittimo con la base sulle rive di un lago. Da ultimo si era indirizzato verso la Francia e proprio in Francia è successo qualcosa che probabilmente lo ha spinto in Italia.

Con Emmanuel Macron il rapporto di Aponte era eccellente, favorito dalla presenza di Alexis Kohler, dal 2017 al fianco del presidente francese in qualità di consigliere e segretario generale dopo essere stato per quasi un decennio uno dei dirigenti apicali del ministero delle Finanze.

Kohler fa parte della famiglia Aponte, è figlio di una cugina di primo grado di Rafaela, la moglie del capostipite. Proprio intorno a Kohler è cresciuto uno dei casi più fastidiosi per Macron perché, prima di diventare il numero due dell’Eliseo, Kohler era stato un dirigente di primo livello della Msc di Aponte in qualità di direttore finanziario.

Il caso Kohler

L'armatore Gianluigi Aponte e il presidente francese Emmanuel Macron (Foto AP)

In seguito alla denuncia di un’associazione anti corruzione, Kohler è stato messo sotto inchiesta dalla procura francese per «interesse illegale» e «traffico di influenze». Sospetti che l’interessato, attraverso l’Eliseo, ha respinto come «completamente infondati».

La storia è questa: Msc era il cliente per eccellenza dei cantieri navali francesi di Saint Nazaire che però erano entrati in crisi al punto che l’italiana Fincantieri si stava ingegnando per acquisirne il controllo. Acquisizione che non è mai avvenuta perché lo stato francese si è opposto: Kohler è sospettato di aver sfruttato la sua posizione per organizzare da dietro le quinte la resistenza, favorendo così Msc, interessata a ostacolare la formazione di un monopolio europeo della cantieristica per le navi crociera.

La vicenda Kohler sembra essere uno spartiacque per Aponte. I suoi affari con la Francia non sono finiti di colpo, di recente l’armatore ha comprato per 5,7 miliardi di euro la francese Bal (Bolloré Africa Logistics): 16 terminali portuali in Africa, numerosi interporti e tre linee ferroviarie. Ma non è più come prima.

Le navi da crociera, per esempio, Aponte ora non se le fa più costruire a Saint Nazaire, ma dall’italiana Fincantieri di cui è diventato il principale cliente civile. E per l’acquisto di Ita Airways è a fianco di Lufthansa non di Air France.

© Riproduzione riservata