Ancora meno aliquote per l’Irpef, l’imposta sulle persone fisiche e l’ipotesi aliquota unica per tutti messa nero su bianco. La bozza di delega fiscale sul tavolo del governo non fa numeri precisi, anche se circolano le ipotesi di prevedere tre aliquote al 23, 33 e 43 per cento o al 23, 27 e 43 per cento. Ma soprattutto ha lasciato spazio all’idea spinta dalla Lega di Matteo Salvini di arrivare a regime a un’imposta unica, con buona pace della progressività scritta in costituzione. 

Per i dipendenti al momento dovrebbe semplicemente essere prevista una aliquota proporzionale per i redditi maggiori rispetto all’anno precedente.

Viene prevista l’abolizione dell’Irap, l’imposta che finanzia la sanità pubblica, a favore di artigiani, commercianti, società di persone e professionisti.

Morbidi con gli evasori

Concordati preventivi per le piccole imprese, che possono concordare, appunto, il loro reddito e quindi le imposte da pagare allo stato e conciliazione con le grandi. Sanzioni amministrative ammorbidite, penali cancellate se si arriva a un accordo sul fronte tributario. 

Sull’Iva c’è ancora la propagandistica proposta di azzerarla su pane e latte.

La cedolare secca sugli affitti dovrebbe essere estesa anche ai fabbricati commerciali. 

Chi paga?

Sull’Ires l’aliquota scenda dal 24 al 15 per cento per le aziende che non distribuiscono utili, assumono e investono. La motivazione circolata è abbastanza incredibile: mantenere la competività dopo l’introduzione della global minimum tax che sarà operativa in tutta l’Ue dal 2024, che prevede un’aliquota al 15 per cento. In realtà la global minimum tax serve a fare pagare di più le multinazionali nelle giurisdizioni dove l’aliquota è più bassa, imponendo un livello minimo non un massimo.  

Le cartelle esattoriali non incassate dopo cinque anni verrebbero cancellate.

del patrimonio pubblico.

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