Per i giornalisti Rai questa volta il problema è doppio perché in vista delle elezioni politiche del 25 settembre la rodata tecnica del cambio di casacca non basta. Non è sufficiente scegliere con un’annusata da che parte stare, bisogna farlo in fretta perché i tempi sono maledettamente brevi: le Camere sono state sciolte proprio nel momento in cui mezze redazioni sono in vacanza e a metà agosto scatta la quarantena della par condicio, cioè il periodo durante il quale l’informazione televisiva è iper cloroformizzata. Anche per i più spericolati Tarzan televisivi in queste condizioni è un’impresa disperata lanciarsi da una liana all’altra sperando di essere notati.

Descalzi, Crosetto e Pozzi: il dream team di Meloni

Hanno gioco più facile gli schierati, quelli saldamente già da tempo collocati da una parte e che ne hanno già tratto giovamento in termini di carriera e anche di soldi. I quali ritengono sia il momento giusto per osare ancora di più moltiplicando il livello del loro impegno di fedeli per la causa anche a costo di forzare le regole aziendali, professionali e del buon gusto. La tendenza è evidente soprattutto tra i giornalisti che stanno con il centrodestra, forse perché più di quelli che militano dall’altra parte sentono odore di vittoria e ritengono valga la pena aumentare gli sforzi in vista di ulteriori ricompense.

Pacchetto di mischia

Il pacchetto di mischia è numeroso, compatto e pervasivo, incistato in tutti i rami dell’informazione Rai. Eccolo: Gennaro Sangiuliano detto Genny, direttore del Tg2, Paolo Corsini e Maria Antonietta Spadorcia, vice direttori dello stesso telegiornale, Antonio Preziosi, direttore Tg Rai Parlamento, Milo Infante, conduttore di Rai 2, Luciano Ghelfi, quirinalista del Tg2, Federico Zurzolo, vice direttore di Ray Time, Alessandro Casarin, direttore della Tgr, la gigantesca Testata giornalistica regionale con 800 giornalisti su un totale complessivo Rai di 2.100, Roberto Pacchetti, condirettore della stessa Tgr. E poi Angela Mariella, direttrice di Isoradio, radio che dovrebbe essere di servizio per gli automobilisti, ma che in autostrada si prende poco e male e in compenso fa informazione, pencolante a destra, naturalmente. Paolo Petrecca, direttore di Rai News 24 e del sito Rai, un sito fantasma nonostante sia gratis e quindi potenzialmente in grado di sbaragliare la concorrenza, se fosse fatto come si deve, naturalmente.

Indebitata e con meno spot, il secondo anno della Rai di Fuortes

E dulcis in fundo Monica Maggioni, direttrice del Tg1, accreditata come giornalista vicina a Comunione e liberazione, di fatto sempre promossa dal centrodestra, fin dai tempi in cui direttore dell’azienda era stato nominato Antonio Campo Dall’Orto, ora amministratore della società editrice di questo giornale, e il centrodestra gli aveva contrapposto la Maggioni come presidente.

Alla Rai è radicata la previsione che appena vinte le elezioni il centro destra ripunti su di lei, questa volta per la carica di amministratore delegato al posto di Carlo Fuortes, la cui nomina scade l’anno prossimo, ma che sarebbe anticipata per far posto al cambiamento.

Il caso più clamoroso della moltiplicazione degli sforzi di parte a dispetto delle regole è quello del direttore del Tg2, Sangiuliano. Il quale sembra abbonato all’idea di andare sopra le righe. L’aveva già fatto alla fine di aprile in occasione di una convention di Fratelli d’Italia a Milano dove era salito sul palco pronunciando una sorta di comizio alla stregua di un politico consumato dopo aver lasciato intendere alla direzione aziendale che avrebbe partecipato all’iniziativa solo in qualità di moderatore. Ne era nata una baruffa e alla fine Sangiuliano era stato anche sanzionato.

La Russa-Sangiuliano

Ma evidentemente non gli è bastato perché ora torna da protagonista della politica come suggeritore o addirittura estensore del futuro programma di governo di Fratelli d’Italia, in una veste che nessun giornalista si è mai arrogato il diritto di ricoprire, neanche i direttori dei giornali di partito in senso stretto, quando c’erano. Non si tratta di un’illazione perché l’informazione è stata fornita domenica passata da Ignazio La Russa, uno degli esponenti storici e più in vista del partito di Giorgia Meloni durante la trasmissione Rai Mezz’ora in più di Lucia Annunziata.

LaPresse

Elencando una serie di personaggi più o meno noti e influenti delle varie professioni, «gente disposta a sottoscrivere con noi, a preparare con noi un programma di governo», La Russa ha fatto anche il nome di Sangiuliano come si trattasse della cosa più normale di questo mondo e non una sgrammaticatura evidente.

Il primo a sollevare il caso è stato Michele Anzaldi, il segretario della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, il quale ha detto in sostanza che l’impegno politico di Sangiuliano è incompatibile con il suo ruolo di direttore di uno dei telegiornali pubblici più seguiti d’Italia. In difesa di Sangiuliano si è precipitato Francesco Storace, altro storico esponente della destra postfascista: «Questo è stalkeraggio». Oggi infine l’Usigrai ha diffuso una nota in cui spiega di aver «chiesto ai vertici di prendere posizione per difendere l'autonomia e l'indipendenza del Tg2, il cui direttore durante la campagna elettorale estende la sua responsabilità anche sugli approfondimenti giornalistici di Raidue». Non ha ottenuto risposta né è arrivata una smentita da Sangiuliano. 

Alla Rai serve un aumento del canone

Altro esempio di regole ignorate è quello di Maria Antonietta Spadorcia, legatissima alla Lega di Matteo Slavini e giornalista pluripromossa in questi ultimi anni nonostante lo scivolone sul caso Open Arms con protagonista proprio il segretario della Lega. Subito dopo il voto al Senato Spadorcia aveva annunciato con enfasi che c’era stato un clamoroso colpo di scena e Salvini non sarebbe stato processato, ma era vero il contrario. Ora nonostante la carica di vice direttrice la esoneri di fatto in base alla consuetudine dalla stesura e dalla firma di servizi, lei lo fa, forse perché così preferiscono i suoi dante causa.

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