Rialzo per i titoli della banca d’affari nonostante il rinvio a settembre dell’assemblea per l’offerta su Banca Generali. Il mercato scommette su nuovi acquisti da parte del fronte dei soci guidato dal costruttore romano e dai Del Vecchio
Dopo il sorprendente rinvio a settembre dell’assemblea di Mediobanca, la preda Banca Generali sembra sempre più difficile da raggiungere per Piazzetta Cuccia. Il passo falso però non basta a far calare la pressione sul titolo della banca d’affari. Anzi, dopo una decina di giorni di quotazioni in calo, le azioni dell’istituto guidato da Alberto Nagel hanno ripreso a correre. In giornata il rialzo ha superato il 2 per cento per poi assestarsi a fine seduta intorno all’1,2 per cento, lo stesso progresso fatto segnare dall’indice di Borsa.
Insomma, a dispetto di quanto molti osservatori si aspettavano, il mercato punta ancora su Mediobanca, ma la reazione degli investitori, questa volta, va spiegata guardando all’altra partita in cui è impegnata Piazzetta Cuccia, costretta a difendersi dall’ops annunciata dal Monte dei Paschi. Un’operazione che è ancora in attesa del via libera della Bce e potrebbe partire non prima dell’inizio di luglio.
Scalatori in manovra
Secondo plurime fonti finanziarie, a muovere il titolo Mediobanca sarebbero compratori vicini allo schieramento guidato da Francesco Gaetano Caltagirone, lo stesso che con il rastrellamento scattato tra metà maggio e inizio giugno si è molto rafforzato nell’azionariato della banca d’affari, a tal punto da costringere Nagel a decidere il rinvio di un’assemblea, quella in programma ieri, che avrebbe con ogni probabilità bocciato l’ops su Banca Generali.
Ma per quale motivo gli acquisti sarebbero ripresi all’indomani della svolta di domenica? Per rispondere vanno innanzitutto considerati i rapporti di forza tra i due fronti contrapposti nell’azionariato di Mediobanca oltre all’andamento del titolo Mps. Dati aggiornati e ufficiali non ce ne sono, ma è probabile che gli alleati di Caltagirone possano già contare sul 40 per cento del capitale di Piazzetta Cuccia.
Alla quota del costruttore romano, forte di un 10 per cento circa, va sommato il 19,9 per cento circa in portafoglio a Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio. Poi ci sono le partecipazioni, incrementate fino a un 5 per cento complessivo nelle settimane scorse, di cui sono accreditate casse previdenziali come Enasarco (agenti di commercio) ed Empam (medici). Un altro 1,9 per cento è in portafoglio a Unicredit a cui va sommato almeno un altro 3 per cento di proprietà di fondi d’investimento italiani e stranieri.
In attesa della Bce
L’obiettivo di questa eterogenea compagnia è quello di mettere insieme almeno il 50 per cento più un’azione da consegnare all’ops lanciata da Mps che per il momento, come detto, è ancora in stand by.
Il 50 per cento più un’azione con ogni probabilità sarà la quota minima prescritta dalla vigilanza della Bce per autorizzare l’integrazione del Monte dei Paschi con Mediobanca. Numeri alla mano, quindi, gli scalatori non sono troppo lontani dalla meta ed è probabile che in questi giorni tenteranno di rafforzarsi ancora nell’azionariato in vista dell’imminente partenza dell’ops di Siena.
L’offerta del Monte, però, deve fare i conti anche con un’altra incognita, quella del prezzo. La banca guidata da Luigi Lovaglio ha messo sul piatto 2,3 titoli Mps per ciascuna azione di Mediobanca. Sulla base delle quotazioni correnti, però, l’offerta è insufficiente. Nelle settimane scorse, per effetto dell’andamento divergente delle due azioni (Piazzetta Cuccia in rialzo e Siena in ribasso), la forbice tra le due quotazioni si è allargata.
Questo significa che, se il rapporto tra i due titoli resterà quello attuale, Lovaglio non potrà fare a meno di aggiornare al rialzo la sua offerta. Servirà almeno un miliardo, forse due. Se l’asticella si alzasse ancora di più Siena farebbe molta fatica a far fronte all’esborso necessario senza intaccare la dotazione patrimoniale minima prescritta dalla Bce. Intanto, ieri, Mps, in rialzo dell’1,3 per cento, ha messo a segno un piccolo recupero su Mediobanca che, come detto, ha guadagnato l’1,2 per cento.
Obiettivo ribaltone
Nei prossimi giorni si capirà se davvero gli aspiranti scalatori di Piazzetta Cuccia sono vicini a centrare il bersaglio. Se l’ops avesse successo, è probabile che l’ops su Banca Generali, ora rimandata a settembre, verrebbe annullata. E così, Caltagirone e soci diventerebbero anche gli azionisti di riferimento delle Generali, di cui la banca d’affari di Nagel controlla ancora il 13,1 per cento, la quota che è stata offerta come merce di scambio per arrivare al controllo di Banca Generali.
Ai festeggiamenti per il ribaltone parteciperebbe anche il governo di Giorgia Meloni, ancora azionista di Mps con una quota dell’11,7 per cento dopo che nel novembre dell’anno scorso ha aperto le porta della banca senese a Caltagirone e Delfin, con il supporto di Banco Bpm. Una vendita, passata da un collocamento in Borsa, su cui ora indaga la procura di Milano.
© Riproduzione riservata